di Marcello Buttazzo –

Vorrei
nelle notti estive
laggiù dove si affaccia il mare
contare le stelle.
Rincorrerle.
Con te
sognare un’alba d’infinito.

Venerdì 29 aprile, alle ore 19, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce,
la presentazione della raccolta di poesie “Là dove la terra finisce” (Edizioni Milella) di Anna Leo.
Interverranno Francesco Pasca, Silvia Cazzato, Carlo Alberto Augieri.
Al violino, Michele Bracco. Voci di Anna Francesca Magnolo e Damiamo Bracco.

Anna Leo è una sociologa, scrittrice e poetessa, già autrice di opere poetiche e di narrativa. Donna appassionata, amorevole, che sa dedicare il suo tempo alla cura degli altri. Una donna che sa scorgere il senso dell’umano, che sa guardare con occhi chiari (i suoi occhi) la bellezza, che può esserci nella realtà effettuale. Una donna di sentimento, di sani sentimenti, che riconosce il valore inalienabile e inestimabile dei cosiddetti beni immateriali, come ad esempio l’amicizia. Ed essere suoi amici è una gioia, una protezione, come una calda coperta che t’avvolge nel freddo inverno. Le poesie di Anna Leo cantano la vita, l’essenza delle piccole cose, l’amore. L’amore vissuto, soprattutto, ma anche quello idealizzato. Un canto ininterrotto d’amore, le sue poesie, che i susseguono come un florilegio di venustà. La poetessa, pur seguendo un registro eminentemente autobiografico, non è mai ripiegata su stessa perché sa esprimere con ritmo battente, scandito, musicale, sensuale, l’eterna fiaba dell’esistenza. Dell’essere umano che nasce, cresce, respira il tempo, il suo ineludibile fluire, tenta di scomporre ricomporre ogni cosa, di entrare nell’intimo del giorno e della notte. L’amore è vissuto con passione e con partecipazione da Anna, perché esso è sangue vivo, rosso ardimento. Si chiede la poetessa, interrogando se stessa e l’amato: “Quante volte ci siamo abbracciati, in quello che non abbiamo avuto il coraggio di dirci?”. E ancora: “Davanti a un dio che non ha altari nella gioia d’un bacio gli chiedo se non ti amo o ti amo troppo”. Si fa minuscola Anna per accogliere fiato, trasalimento d’amore, e tutto il bene del mondo. “Là dove la terra finisce” è una raccolta soave, costeggiata di ricorrenti figurazioni delicate. Come la vita che rinasce nella bellezza di un grembo germogliato d’amore. La poetessa sa ascoltare la sua anima di creta. Campeggia un mare ubriaco di spuma e di canzoni, che ruba i baci dell’innamorato. E un velo rosso nell’eternità, che sa unire le anime. Oltre ad esprimere, a volte, compiutamente la lontananza, la mancanza, l’assenza, Anna Leo sa contemperare la presenza pulsante. E sa cantare anche i versi dell’amore puro, senza barriere. “Ti ho amato come si ama la libertà/come si ama un amore che non ritorna/un amore che non si piega/un amore che non ha fine/”. Struggenti sono le poesie dedicate alla madre e al padre. Anna ricorda gli abbracci, rammenta le voci. “Là dove la terra finisce” è un canzoniere maturo, in cui balena la ferma consapevolezza dell’autrice, aperta al presente e ai venti del futuro. Anna Leo sa che l’esistenza è un equilibrio dinamico in perenne movimento. E lei non vuole perdere l’equilibrio, ma desidera alimentarlo, migliorarlo, conservarlo, accettando le sfide che ci vengono dal profondo. In particolare, mi ha colpito una considerazione lirica da manuale sophianalitico. “Mi perdono. /È arrivato il tempo di lasciarti andare. /Ti perdono. /” È questa, forse, la scommessa paradigmatica del traversare con dignità questo viaggio chiamato amore. Perdonare, per l’innanzi, se stessi, perdonare le nostre manchevolezze. E poi perdonare anche gli altri. Per una vita sostenibile.

Non mi piace amarti in superficie
quello che alle altre mostri.
Mi piace andare in fondo
oltre la tua pelle
al sorriso
allo sguardo compiaciuto
alle parole belle.
Mi piace attraversarti il sangue
viaggiare con i tuoi pensieri
con desiderio sveglio remissivo
tempestoso mordere il tuo respiro
perdermi nelle tue labbra.
Nella febbre fatta d’amore
amarti
amarti
amarti
come se non ti avessi avuto mai.

Marcello Buttazzo