di Roberto Pazzi –

La seconda raccolta postuma di versi di Cosimo Russo (“Ancora una volta”, Manni) si caratterizza per una forte tensione intellettuale che si articola nell’interrogazione costante sul problema del Tempo, il filosofico tema agostiniano da cui il giovane Russo era catturato. Una poesia quindi di pensiero, più che di accensione simbolistica, tesa a catturare nel balbettio umano, l’indicibile e il divino, arresa com’è a questa verità : “la malattia di cui / soffriamo è l’infinito”. Stupisce la folgorante capacità di prevedere il destino della prematura morte, testimoniata più volte dai versi, che danno l’impressione di una vita che paga il dono della Poesia con la consumazione della vita stessa. Tanto più doloroso e cocente si avverte l’amore per la Natura, i colori, gli alberi, le figlie, le forme amate del divenire, bruciata com’è la mente del poeta dal sogno di Assoluto, che non può consistere se non fuori della vita stessa. “Dio, la morte, l’amore” così riassume Cosimo Russo in un verso il fulcro di una interrogazione poetica che non cessa di parlarci e di emozionarci.

Roberto Pazzi