di Marcello Buttazzo –

La città ogni giorno si lecca le ferite
i passanti per le strade
si annoiano leggendo le bugie
dei castelli di carta.

Nessuno si siede
al tavolino di un bar
per condividere un caffè
con il cuore in subbuglio
nel cuore dell’altro.

Il segreto dell’amore
è un caffè in due
da bere dalla stessa tazza
e poi io accanto a te
con un bacio che si dilegua in un bacio.

Nicola Vacca, scrittore, opinionista, critico letterario, ha appena pubblicato per AeB Editrice, “Un caffè in due”, raccolta di poesie d’amore. La dedica (“A Giovanna, che mi dice sempre: “Le poesie d’amore appartengono a tutti”) è emblematica, è una dichiarazione d’intenti. Nicola Vacca è un poeta civile e, al contempo, d’amore. Anche nei suoi versi più propriamente d’impegno è predominante sempre questo attaccamento alla vita (non eterna), il senso d’appartenenza ad un’idea, un palpito, un trasalimento di bellezza umana. E che cosa è ciò se non amore, in diversificate, multipolari forme? In “Un caffè in due”, Nicola compie un viaggio ordinario fra le cose semplici, dell’esistenza d’ogni giorno, con l’armamentario agognato del sentimento. Lui dialoga fittamente con la sua amata, nel fluire d’ogni giorno; ciononostante, il poeta non è mai ripiegato su se stesso. Non prevale mai in questo libro un Ego spropositato, né un io sventagliato che inficerebbe qualsiasi fascinosa storia d’amore. Come scrive opportunamente nella prefazione Martino Ciano, “i componimenti di Nicola Vacca contengono sempre un noi che vuol dire combattere insieme, sopravvivere insieme, essere nel Mondo”. Vacca non idealizza l’amore, ma lo sviscera nel suo amaranto di baci, di abbracci, di amplessi. La sua poesia è carne viva e vibratile che grida. La sua poesia sono letti disfatti, canto dei corpi. L’amore per Nicola è dono che si riceve e si fa all’altro. “Bocche che cercano bocche e lingue che esplorano lingue”. L’amore per Nicola è meraviglia, quello stupore sempiterno che dobbiamo donarci, per superare la notte inclemente, dopo lunghi mesi di miseria e di freddo. ”Un caffè in due” riconcilia i lettori con la bella scrittura. Talvolta, appaiono figurazioni di vita quotidiana, come preparare la tavola prima che arrivino gli invitati. E nei banchetti si parla d’amore. Ciò che può colpire l’immaginario del lettore, più d’ogni cosa, è lo svolgersi d’un erotismo maturo, avvolgente, che scorre nei meati del presente, perché “l’eternità non esiste”. Ho avvertito una concezione di labilità del tempo. La vita è adesso.

Baciami adesso
che non ci sono più giorni
per scrivere un diario.


Baciami adesso
mettici anche la lingua
toglimi il respiro.


Due bocche che si penetrano
è il gesto che vuole l’amore.


Baciami adesso
perché domani potrebbe essere tard
i.

Gli amanti sono stretti in un assoluto, che rende relative e quasi insignificanti le sovrastrutture, le false ideologie, le religioni. Al primo posto dobbiamo essere amore. Siamo fatti di atomi d’amore, di quell’amore “che dovrebbe venire prima di tutto su questa terra marcia nel male”. Delicatissimi, come soffi di vento, sono tanti versi dedicati da Nicola alla sua Giovanna: “La mia donna è il cammino/la mia donna/è la poesia che accade nella bufera/la mia donna è la luce/ che incanta le ombre…/”. L’amore si respira non nella memoria, non nella reminiscenza, ma nel suo essere qui e ora. “Ma forse gli amori non finiscono mai “, canta il poeta. L’amore non può essere mai distruttivo. L’amore per Nicola è edificazione, capacità di entrare in compartecipazione con l’amata, in sensuale sintonia. Tra i vari versi, mi ha affascinato per tenerezza la poesia intitolata “Cose belle”. Il poeta vede in giardino l’amata mentre lei parla con le piante. Lui, nello studio, inventa poesie, e dice: “Non basta trovare l’amore nelle parole dei poeti”. L’amore lo troviamo dappertutto, se sappiamo guardare la realtà effettuale con incanto, con occhi da poeta. È da poco passato il 25 novembre, giornata in cui si ricorda lo scempio che certi meschini fanno contro le donne. Ebbene, ho sempre pensato che innumerevoli questioni di questa contemporaneità si curino e si riparino non tanto per via securitaria, ma con lo strumento culturale. Leggere, ad esempio, “Un caffè in due” sarebbe, tra le altre cose, un’ottima terapia per educarsi alla gentilezza, alla purezza, alla bellezza dell’amore vero.

Sei il lievito madre
che impasti per fare il pane
angelo di carne
nella terra del mio cuore.

Anche in questi giorni sbandati
mi porti sempre verso la luce.

Finché ci sarà tempo
anche se il momento non contempla abbracci
ti stringerò forte
perché senza di te
questa vita è un cielo senza stelle.

Marcello Buttazzo