Migranti. Il “dovremmo” di cui non siamo capaci
di Marcello Buttazzo –
Sulle nostre coste meridionali continuano ad arrivare a migliaia e migliaia i disperati del mare, i dannati della terra. È dura, irta di ostacoli, l’esistenza umana vissuta ai margini, ai bordi del mondo. L’esistenza di chi giunge da noi, inseguendo non un favoloso Eldorado, ma solo piccolissime attese, una terra da abitare, da calpestare, da respirare, per placare l’ansietà, per soddisfare bisogni primari. La vita di chi ha conosciuto il dolore, lo ha nel sangue, nelle vene, come un codice, come una memoria, come un Dna di cose trascorse e sempre vive, sedimentate nei più riposti recessi dell’anima.
Un dolore che traspare sulla pelle bruciata da terribili stagioni.
Quanta gente giunge da noi, generalmente su carrette del mare, e stringe fra i pugni solo mosche e lo sgomento di giorni bui?
Quanta gente ha sui volti sofferenti i segni d’un ancestrale malessere? Quante imbarcazioni, sospinte dai venti dell’incerta e triste ventura, giacciono con i corpi esanimi nei fondali scuri del Mediterraneo?
Le politiche popolazionistiche dei vari Paesi europei dovrebbero prendere atto che le migrazioni sono un fatto ineludibile. Altro che innalzare muri di filo spinato e di indifferenza. I governanti internazionali sono molto accorti a far quadrare i conti nell’Europa della moneta unica, delle banche feconde, della finanza soverchiante e padrona. L’Europa dei popoli viene, drammaticamente, trascurata.
Ma gli esseri umani che scappano da guerre ferine, da persecuzioni violente, dalla nera miseria, non meritano rispetto? Quanto vale un uomo? La Carta dei diritti umani è solo uno sterile e vano susseguirsi di articoli, buoni solo per essere enunciati, per essere violati? Soprattutto, nei vari Stati, è giusto che le politiche migratorie vengano svilite, mortificate?
Perché continuare a fare la fittizia differenziazione fra profughi (da tenere) e cosiddetti clandestini (da rimandare indietro, da ricacciare nella bocca del leone)?
Come è possibile criminalizzare degli esseri umani solo perché sprovvisti di carte in regola?
Come si può non prendersi cura di tutte le anime erranti, costrette a fuggire da terre lontane, melanconiche, ferite?
I migranti (siano regolari o irregolari) di fatto fanno funzionare, tra l’altro, le economie. In Italia, anni fa, al tempo della Lega trionfante, fu introdotto un modestissimo provvedimento a tutela di pochissimi clandestini. Ma fu una smaccata ipocrisia di sapore borghese quella di prevedere ristrettissime sanatorie solo per colf e per badanti. E i muratori irregolari, che si spaccano la schiena nei cantieri? E i raccoglitori clandestini di pomodori e di angurie, che per pochi euro lavorano chini, per ore e ore, nei campi dolenti e assolati?
Dovremmo stare tutti assieme, contaminarci, trepidare reciprocamente al lume d’una serena accettazione. Siamo uomini di centomila gruppi etnici. Tutti assieme dobbiamo salvarci la vita.
Marcello Buttazzo
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