di Marcello Buttazzo –

Beppe Grillo è un esperto campione dei paradossi esasperati, delle capriole, delle torsioni opportunistiche. Nel maggio 2016, nei giorni della morte di Marco Pannella, scriveva sul suo rinomato blog: “Un leader politico che attraverso la democrazia diretta è riuscito a portare a questo Paese importanti riforme civili”. Ma, si sa, il tragico comico, dopo aver ricevuto un esplicito sostegno da Marco Tarquinio, direttore de “L’Avvenire”, intende ora blandire l’universo cattolico, nella eventuale rincorsa al 40% dei consensi, che con l’attuale legge elettorale porterebbero il Movimento 5 Stelle alla guida del Paese. Così, recentemente, per vezzeggiare allo stremo il mondo cattolico, il Grillo sparlante ha pensato di sguainare la spada virulenta e offensiva del suo blog: “Non possiamo fare la fine dei radicali. Dove ci sono disgrazie ci sono loro, referendum per morire, per divorziare (che è una fine), per uccidere o andare a uccidersi ci sono loro, i radicali”. Un’analisi rozza, volgare, avvilente, terra terra, che non merita alcun commento. Si potrebbe solo brevissimamente replicare allo scorretto Beppe che i radicali, da sempre, sono impegnanti in lungimiranti battaglie civili, per lo stato di diritto, per la democrazia diffusa, partecipata e consapevole. E che, anche a proposito delle questioni eticamente sensibili e delle grammatiche del vivente, il loro intento primario e prioritario è quello di giungere alla definizione di leggi liberali, redatte in un rigoroso quadro normativo. Grillo, tra le altre cose, dovrebbe imparare a rispettare maggiormente i suoi deputati, che alla Camera hanno votato a favore del testamento biologico. Inoltre, il comico che non fa più ridere si dovrebbe ricordare che se oggi è un uomo risposato, e quindi divorziato, lo deve soprattutto al partito radicale.

Marcello Buttazzo