RADIO BAX. ERNESTO BASSIGNANO
di Paolo Vincenti –
“Vita che torni
Che prendi alla gola
disco che suona le note di allora
pochi problemi niente rancori
solo emozioni i tuoi primi amori”
(Vita che torni. – Ernesto Bassignano )
Personaggio vastissimo, interessante ed eclettico, Ernesto Bassignano, il quale, piemontese di origine, si ritrova a Roma ed inizia anche lui al Folkstudio, insieme a Lo Cascio, De Gregori, Venditti, ecc. (Venditti ricorda quella esperienza nella canzone “Notte prima degli esami”). Ernesto Bassignano, militante del PCI, scrive canzoni di chiaro stampo politico, pensiamo a “Veniamo da lontano” ( “compagno Gramsci non sei morto invano, sia tu che gli altri che il fascismo uccise vivete accanto a noi, nei nostri cuori voi, vivete in piazza e nelle nostre case. Andrem lontano per la nostra via, Togliatti avanti con l’antica idea, la via italiana al socialismo è nata e la percorreremo giorno per giorno uniti, Gramsci e Togliatti non vi abbiamo scordati…”). Queste canzoni – che Bassignano ha rivelato fossero scritte in realtà da Pajetta, storico dirigente del Pci quando lui era “ragazzo di bottega”,- potevano essere veri e propri inni di partito, per esempio “Compagni compagni” o “Compagno dove vai”, o ancora “Moby Dick”, contro la Democrazia Cristiana. Ma Bassignano è anche produttore discografico e soprattutto giornalista, ed è questa la carriera che ha sempre privilegiato, anche perché le canzoni di lotta certo non potevano rendere a livello commerciale. Le canzoni di protesta hanno un pubblico particolare, che per quanto ampio non dà riscontri in termini di vendite e sono vive più che altro nell’immaginario collettivo dei militanti. Per la It, l’etichetta discografica di Vincenzo Micocci, è produttore, tra gli altri, di Sergio Caputo e di Grazia Di Michele. Fu lui a portare al Folkstudio Rino Gaetano, di cui fu di fatto il pigmalione. Ma Ernesto ha fatto di tutto, anche il teatro con Gian Maria Volontè nell’esperienza del “Teatro politico di strada”. In effetti egli ha studiato scenografia all’Accademia di Belle Arti ed ha riassunto la sua pienissima vita nel libro biografico “Canzoni pennelli bandiere supplì”, edito da Les Flaneurs 2016, in cui Bassignano, utilizzando lo pseudonimo di Tinin, ripercorre la propria vita. Il libro, con Prefazione di Antonello Venditti, è un documento importante anche su una temperie culturale, quella del cantautorato romano degli anni Settanta, e della storia del locale Folkstudio che tanto ha dato alla musica italiana. Nipote di Fiorenzo Carpi, straordinario musicista e collaboratore storico di Dario Fo e autore per Ornella Vanoni ed altre, Ernesto, raffinatissimo intellettuale, ha respirato fin da piccolo aria di musica a casa sua. Ma tutto inizia al Folkstudio, dove insieme a Bassignano si ritrovano i grandi autori di canzoni di protesta come Fausto Amodei, Giovanna Marini, i Cantacronache, Paolo Pietrangeli, ecc. “Ricordo con rabbia” si intitolava il suo recital sulla storia della canzone di protesta in Italia. Come conduttore radiofonico, la sua creatura più conosciuta è sicuramente la trasmissione di satira sociale “Ho perso il trend”, su Radio-Uno-Rai, dal 1999 al 2011, insieme al giornalista sportivo Ezio Luzzi. Ed è proprio dalla fortunata esperienza della trasmissione radiofonica che nasce il libro di Bassignano “Trend e loden”, Garzanti 2006, in cui i due personaggi narranti, Bax (Bassignano) e Lux (Luzi) sbertucciano personaggi e tendenze degli italiani. Questo ci porta ad un aspetto importante del personaggio Bassignano, ossia la vena corrosiva, a tratti velenosa, del suo carattere, con quel gusto di fare satira su tutto, e di dire sempre la propria, anche sfrontatamente. Dopo i primi due album, carichi dei significati politici delle sue canzoni, pubblica “D’Essai”, nel 1983 e poi “Bassingher”, nel 1985, tutti ignorati dal pubblico, e ancora nel 1989 “La luna e i falò”, con “Stelle da rubare” in cui suona l’armonica Francesco De Gregori. Nel 1989 compone anche “Mi chiamo Gian Maria”, sigla della rubrica televisiva “Diogene” di Antonio Lubrano. Scrive di lui Sergio Caputo: “Ernesto Bassignano è uno dei cantautori “storici” della musica italiana. Appartiene alla generazione dell’ormai lontano ’68, e come altri suoi colleghi oggi più famosi cantava canzoni a sfondo civile. Negli anni settanta, al Folk Studio, c’erano tre personaggi emergenti che si esibivano abbastanza regolarmente: Venditti, De Gregori e Bassignano. Di questo terzetto giornalisti e pubblico di allora erano disposti a giurare che sarebbe stato proprio Bassignano a “sfondare”. Le cose andarono diversamente. Perchè Bassignano non sfondò? Bassignano aveva un talento formidabile per farsi dei nemici. Bassignano era una delle persone più difficili con cui si potesse avere a che fare. Antidivo, critico su tutto e su tutti al punto che perfino i suoi colleghi temevano la sua lingua tagliente, aveva un fiuto infallibile nell’identificare e denunciare il benché minimo cedimento al frivolo. Insomma, un autentico rompiscatole. Inoltre Ernesto aveva il vizietto di corteggiare (spesso con successo) le donne di amici e nemici senza distinzioni ne’ riguardo, e questa è la cosa che più di tutte fece infuriare parecchia gente “importante”. Come se non bastasse, invece di raccogliere il successo che sicuramente riscuoteva e meritava, e frequentare salotti cultural-chic, nei quali era peraltro richiestissimo per le sue doti di caustico intrattenitore, saliva da solo sulla sua macchina scassata e andava a fare concerti sul cocuzzolo di una montagna per i contadini, o nelle fabbriche più remote, concerti dai quali il più delle volte tornava senza neanche il “politicamente corretto” rimborso spese. Alcune delle sue canzoni sono autentiche poesie, nelle quali c’è sicuramente impegno civile, ma che non è mai fatto cadere dall’alto, mai presentato sotto forma di “predica”. Non c’è mai lo scadimento nello slogan o nel luogo comune, nella retorica o nella “forzatura” politica. Insomma lo spigoloso Bassignano, nelle sue canzoni, si trasforma in uno dei poeti più delicati e sensibili della musica italiana moderna, capace di lasciare nel cuore di chiunque lo ascolti una grande profonda serenità. Oggi Ernesto fa il giornalista free lance, per testate e anche per programmi radiofonici. Sarebbe però ora che qualcuno si prendesse la briga di riportare il suo lavoro all’attenzione del pubblico.”
Paolo Vincenti, 14 novembre 2017
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