I MIEI AMICI CANTAUTORI: RENZO ZENOBI
di Paolo Vincenti
“Tu su quei giorni pomeriggi invernali finiti
costruivi il tuo mondo e parlavi più forte
come tutte le ragazze dietro un angolo per caso incontrato…”
(“Io e te su quei giorni” – Renzo Zenobi)
Chi conosce Francesco De Gregori e ne ha amato i primi dischi, sa che quei brani degli esordi sono caratterizzati da una strumentazione forse eccessiva ma accattivante con il suono della chitarra a dominare. Chi ha amato quegli arpeggi, in pezzi come “Alice”, “Le strade di lei”, “Niente da capire”, “Cercando un altro Egitto”, “Giorno di pioggia”, forse saprà che l’autore di quei virtuosismi è Renzo Zenobi, cantautore italiano sempre rimasto ai margini dello showbiz ma dotato di straordinario talento. Il suo destino è stato quello di brillare di luce riflessa, non certo per mancanza di qualità e capacità proprie, ma forse per una strana combinazione di fattori, non ultimo dei quali una innata timidezza che ha reso il Nostro persona schiva, poco incline ad esporsi, ad esibirsi in pubblico. Chi intraprende la carriera artistica, infatti, o è dotato di una buona dose di narcisismo, oppure resta ai margini, se non sgomita per apparire, se non fa carte false pur di arrivare. Zenobi fa parte di quell’ambiente romano, il Folk Studio, che fu agli inizi degli anni Settanta fucina di talenti, perché sfornò tutti i cantautori storici della scuola romana: De Gregori, Venditti, De Angelis, Lo Cascio, eccetera. Ma Zenobi, bravissimo chitarrista, ha legato il proprio nome pure a quello di colleghi più fortunati e famosi di lui, come Dalla, Ron Conte, Nada, e compagnia cantante. È Edoardo De Angelis, altro misconosciuto ma valoroso cantautore italiano, che lo chiama a suonare la chitarra acustica nel primo disco da solista di Francesco De Gregori “Alice non lo sa” e poi nei successivi e anche nell’album “La mia donna” di Giorgio Lo Cascio.
Nel 1975 pubblica il primo album “A Silvia”, intitolato come la sua canzone più conosciuta e apprezzata. L’album è prodotto da De Gregori che stimava molto Zenobi e che infatti lo presentò ad Ennio Melis della RCA, importante produttore discografico di quegli anni.
Nel 1976 pubblica “Chiari di luna” con la copertina disegnata da Francesco De Gregori e con canzoni molto interessanti come “E sei di nuovo solo” e “La musica”. L’anno successivo Zenobi pubblica “Danze” nel quale Paolo Conte suona il pianoforte ed il kazoo e collabora anche agli arrangiamenti, insieme a Lilli Greco, musicista molto noto nell’ambiente, citato anche da De Gregori nella canzone “Marianna al bivio” (“Lilli Greco non capisce ma che Dio lo benedica fra un bicchiere e una bistecca mi diverte”). In questo album, la canzone più notevole è proprio quella che dà il titolo all’album. Nei primi dischi, bisogna dire, Zenobi canta proprio come De Gregori, il timbro è lo stesso, non so se Zenobi possa considerarsi un suo epigono, o se invece fu De Gregori che si ispirò a Renzo. Fatto sta che le due voci sembrano interscambiabili come anche i testi delle canzoni, molto onirici, vicini al non sense. Stesso tipo di musica, stesse atmosfere molto rarefatte, simile ispirazione. E d’altro canto, una scuola viene definita tale proprio perché si crea una contiguità fra artisti, con reciproci scambi, si respira la stessa aria e si finisce per contaminarsi, ispirarsi vicendevolmente. Pensiamo alla scuola genovese dei De Andrè, Fossati, Paoli, Bindi, Tenco, oppure alla scuola emiliana dei Guccini, Bertoli, Dalla, Stadio, Carboni, Ligabue. Così per la scuola romana dei Venditti, De Gregori, De Angelis, Baglioni, Minghi, Lando Fiorini, Renato Zero.
Nel 1978 pubblica “Bandierine”, con gli arrangiamenti di Ennio Morricone e grande uso dei cori (eseguiti da I Cantori Moderni di Alessandroni) e canzoni interessanti come “E ancora le dirai ti voglio bene” e “Una sera d’estate”.
Nel ‘79 esce una raccolta intitolata “Silvia”, come la sua canzone più famosa. Questo disco viene prodotto da Lucio Dalla. All’album, che oltre ai vecchi successi, contiene anche l’inedito “Che stella che sei”, nel quale suona il sax Dalla, collaborano gli Stadio e anche Nada; ma la collaborazione con Dalla prosegue nell’album del 1981, “Telefono elettronico”, dove nella title track Dalla duetta anche con Zenobi: anche a questo disco partecipano gli Stadio. Sempre nel 1981, scrive il testo per “Si andava via”, eseguita da Ron nel suo LP “Al centro della musica”. L’anno dopo viene pubblicato “Aviatore”, con la collaborazione di Marco Manusso e Piero Montanari, con canzoni molto ispirate, come “Temporale”, “La fine di una storia” e la stessa “Aviatore”. Dopo questo disco, Zenobi si ritira per qualche anno dalla carriera musicale e fa altre cose, ma nel 1993 ritorna alla discografia con “Zenobi” con canzoni come “Non avere paura”, “Vecchia canzone”, “Pattinatori” Nel 1995 esce “Proiettili d’argento (per un cuore di lupo”, cui collabora Lucio Dalla. Ma Zenobi scrive anche per altri artisti come Ornella Vanoni e Ron.
Nel 2012 vince il Premio Amilcare Rambaldi alla carriera e nel 2013 viene pubblicato il nuovo album del cantautore, “Canzoni da leggere”, disco di inediti più due rifacimenti di vecchi brani (“E ancora le dirai ti voglio bene” e “La fine di una storia”) allegato ad un libro contenente i testi di tutte le canzoni di Zenobi e con la prefazione scritta da Claudio Baglioni, (Arcana editrice).
Una voce molto limpida, simile a quella di Claudio Lolli, i testi sono molto particolari, vagamente poetici, sospesi fra impegno e leggerezza, non sempre i versi hanno senso compiuto ma spesso sembrano seguire la musica, esserne trasportati come un fiume dalla corrente. In questo caso la corrente è quell’atmosfera dolce, vagamente sognante, che Zenobi crea nelle canzoni, in cui testo e musica sono bilanciati senza che l’uno soverchi l’altra, come spesso accade nelle prime produzioni dei cantautori più famosi, forse per un’urgenza di dire che portava i maggiori a comunicare a discapito di melodia e orecchiabilità. Zenobi infatti è prima di tutto un musicista e in second’ordine paroliere. E anche le numerose collaborazioni con colleghi illustri confermano che la ricerca espressiva di Zenobi ha proceduto senza inciampi come di chi voglia comunicare ai propri ascoltatori soprattutto attraverso la musica, intesa come forma artistica completa, espressione creativa a tutto tondo.
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