Il mondo nuovo
di Paolo Vincenti –
Che cosa vedranno fra poco i miei occhi
magari saranno dei corpi di pietra
li sento arrivare,
magari saranno dei corpi di pietra
li sento arrivare, li sento arrivare.
(Franco Battiato – Mutazione – Fetus )
“Anche se poi qualcuno soccomberà
io non so dire chi fra noi due sarà
quest’ uomo nuovo
che avvince anche me
nel mondo nuovo che
noi non vedremo mai (fra entità sconosciute e computers)
noi non vedremo mai (fra le schede cifrate e le città)
noi non vedremo mai…”
(Francesco Guccini –Mondo Nuovo)
Il rampantismo di una nuova classe dirigente, che spazza via la vecchia, ormai logora e harakirizzata, la spinta propulsiva del lobbyng, la necessità avvertita ad ogni livello di un nuovo modello socio economico, portano una “oligarchia” che chiameremo, con Huxley, “la casta alfa”, ad imporsi, costruendo un reticolato di connessioni e condivisioni, un intreccio di interessi convergenti, tutti focalizzati nel suo modus operandi. Attraverso una affabulazione elargita mediaticamente ai teleutenti, questa oligarchia, con un processo subliminale messo in atto dagli operatori dell’informazione asserviti, che chiameremo, sempre con Huxley, “la casta gamma”, mediante strategie di simpatia, di rispecchiamento, intercettando esigenze ed emozioni del target di riferimento, viene ben presto ad identificarsi nell’immaginario collettivo con la “democrazia”. E lo storytelling creato dai suoi guru, dagli spin doctors del nuovo potere, risulta convincente, di tendenza, e impone un brand. Così, in una sorta di reductio ad unum, di appianamento dei contrasti, il pluralismo delle opinioni si muta in pensiero unico. Il brand di successo guadagna ogni giorno nuove fette di mercato, rendite di posizione, raggiunge nuovi consumatori, con un aggressivo web- tv-press marketing. Il bombardamento multimediale colpisce la stragrande maggioranza della popolazione, quella che chiameremo “la casta delta”, la indirizza, la convince, la persuade, alletta, avvince, attira, avvinghia.
Questa nuova classe dirigente è ancor più potente perché ha dalla propria parte anche le elites culturali, cosa che invece il precedente blocco berlusconiano di centro destra non aveva, perché certo non meritava. Gli intellettuali organici, per dirla con Gramsci, operano a livello di sostrato, creando quel retroterra culturale, quell’humus, propizio alla crescita del pensiero unico.
I dirigenti di partito, i quadri intermedi, che potremmo chiamare “la casta beta”, della quale fanno parte anche gli intellettuali, si occupano di propagandare urbi et orbi il programma pensiero degli oligarchi alfa e di darne attuazione. Il nuovo modello di sviluppo è autoreferenziale, si alimenta di consenso e per questo ha bisogno di rigenerarsi continuamente, grazie a provvedimenti demagogici, che hanno forte impatto nel contingente, ma nessunissima efficacia in prospettiva futura.
Ma non è il futuro che interessa a questa classe dirigente, perché quello è stato consumato dalla politica del passato, la politica vecchia, fatta solo di parole, vuota. Quel che interessa è il presente, solo questo presente, nient’altro che il presente. Spazzate via le vecchie categorie di pensiero, tutto l’armamentario ideologico novecentesco, oggi si impone una democrazia tecnica che promuove una scelta razionale, basata sui risultati concreti a breve scadenza. Si ambisce ad una uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini utenti (“la casta delta”) di fronte al tele potere. In effetti, già nel Novecento alcune ibridazioni politiche, come liberaldemocrazia o socialdemocrazia, avevano in parte allargato o ristretto i concetti “canonici” di destra e sinistra. Oggi che queste due categorie ideologiche e politiche non esistono più, nella nuova strutturazione della società postindustriale e globale, la ribalta è occupata da un asettico, ibrido pensiero di centro sinistra che si basa sostanzialmente su tre cardini: modernismo, riformismo, laicismo.
Modernismo. Il Paese va sempre più verso una forma di modernizzazione esasperata, nel senso di una vera e propria mutazione genetica della società. I nuovi costumi e consuetudini vengono codificati e si può facilmente pronosticare che pratiche oggi ritenute aberranti potranno subire un mash up e presto essere normate, incluse nell’impianto legislativo. Il modernismo è un blocco compatto che va da centro sinistra a centro destra e nella società abbraccia trasversalmente professioni e classi sociali e reddituali. Nella middle class, che è magna pars del Paese, il modernismo è un’esigenza fortemente sentita e per questo mutuata nel programma politico del governo Renzi. Il modernismo è il grimaldello teorico che utilizzano i grandi propugnatori del capitalismo tecnico che governa l’Italia attraverso le lobbies finanziarie, per indirizzare il senso comune, per convincere il popolo dell’equazione: modernizzare uguale migliorare. Equazione del tutto fasulla, non confortata dall’esperienza storica, ma psico distillata nell’elettorato attraverso (in)oculate campagne di (dis)informazione. Si assiste così ad una facile captatiobenevolentiae, alla conquista del consenso, alla sua aggregazione intorno ad un modello spacciato per vincente; e attraverso un flusso ininterrotto, vengono ad agglomerarsi il possibile ed il reale intorno ad una euritmica teledemocrazia metamorfica, proteica, onnisciente e onnicomprensiva, mitizzata, quasi edenizzata, nell’immaginario collettivo.
Riformismo. Il riformismo spinto è la seconda tendenza con cui il governo cerca di imporre il suo new style. Riforme a tutto spiano. Riforma delle amministrazioni locali, via le province, vita alle città metropolitane, riforma del lavoro, col Job Act, riforma del sistema elettorale, riforma del senato, riforma del credito cooperativo, riforma delle pensioni. Infine, riforma costituzionale. Poco importa se per la maggior parte sono riforme annacquate, incomplete, forse incostituzionali, l’importante è fare. È un’eredità che il governo Renzi ha ricevuto dal governo Berlusconi (il quale ha fatto ben poco in realtà) e sta cercando di capitalizzare, mettere a frutto.
Laicismo. Il laicismo è la punta di diamante di questo programma. Si è capito che lo Stato debba ormai sottrarsi del tutto alla sfera di influenza della Chiesa, al diabolico mix tra potere spirituale e potere temporale, a quella cappa di fanatismo moralista e intransigenza religiosa che da sempre ha avvolto Roma e l’Italia. Lo Stato deve avere della vita una visione laica, che non si fa influenzare dalle pressioni delle gerarchie ecclesiastiche, come la legge sulle coppie di fatto, sul divorzio breve, e i vari progetti di legge sul fine vita dimostrano. Per non farci superare dalla Spagna nel cammino dei diritti civili, abbiamo accelerato il passo, fuori da ogni settarismo, da ogni rissa fra guelfi e ghibellini, da una catto-democrazia ormai superata, da ogni vieto tradizionalismo. Si parla da decenni dell’autonomia della politica dalla religione e sembra che finalmente questi tempi possano dare una spallata. Già nel Vangelo si pone una linea di separazione fra potere del sovrano e salvezza dell’anima (“Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”). L’Italia è il paese di Macchiavelli, che aveva teorizzato l’autonomia della politica dalla morale e dalla religione. Del resto, la Chiesa con le sue pretese egemoniche è stata per tutta la storia una spina nel fianco dei governi, di qualsiasi forma di stato. Oggi, il nuovo che avanza, rappresentato dal governo Renzi, ha deciso di smettere di combattere un nemico oggettivamente troppo forte per riuscire a sconfiggerlo e di cercare invece di assimilarlo. La storia in questo senso, nonostante la tendenza a cancellare il passato e a presentizzarlo in un emergenziale hic et nunc, viene in soccorso. In certi periodi, nel passato, i sovrani erano sacri, concentravano anche il potere spirituale. Quindi il governo Renzi non pretende di sostituirsi alla Chiesa, ma la ingloba in sé, almeno nei suoi valori portanti. Grazie all’influenza dei teo-dem che militano nel Pd (quelli dell’area ex Margherita), il governo ha fatto propri quei valori di tolleranza religiosa, apertura verso le altre confessioni, carità, cioè solidarietà laica e cristiana verso i poveri e gli emarginati, accoglienza dei migranti, aiuti alle classi svantaggiate, pace preventiva, insomma buona parte del portato ideologico (la dottrina sociale) della chiesa cattolica. Così, il nuovo potere tiene a balia l’elettorato, fa da padre e da madre ai suoi cittadini, acclude, ingloba, ribaltando il latino divide et impera in un ecumenico e prosastico “volemose bene”. I radicali, orfani di Marco Pannella, riconoscono queste conquiste e benedicono. Benedicono i neo dem , insieme all’area moderata alleata di Renzi. Benedicono i fuoriusciti di Forza Italia, ossia Verdini e la sua Ala. Benedicono naturalmente i potentati finanziari (“la casta alfa”), di cui i governi sono i comitati d’affari.
Puntando su questi tre assi portanti, il nuovo potere abbraccia l’Italia. Ministri e ministre, sottosegretari e capicommissione, trasbordano dagli schermi. I loro discorsi sono impastati di un tecnicismo che conferisce ai messaggi veicolati un fondamento di scientificità e seduzione che fa più presa sulle masse. Il senso comune così si impone erga omnes e rende tutti partecipi e contenti.
Paolo Vincenti
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