Fabio Stassi, uno scrittore impegnato
di Antonio Stanca –
Di origine siculo-albanese, è nato a Roma nel 1962 e qui lavora presso la Biblioteca di Studi Orientali della Sapienza. Risiede a Viterbo, è molto colto ed oltre che al giornalismo e alla narrativa si è dedicato ad opere di carattere antologico, una riguardava i protagonisti dei migliori romanzi, italiani e stranieri, del secondo Novecento ed un’altra i loro autori. E’ impegnato anche nel campo dell’editoria, nella stesura di testi per canzoni, ha scritto una graphic-novel: a cinquantaquattro anni Fabio Stassi mostra di avere molti interessi ed anche nella narrativa, racconti e romanzi, non si può parlare del suo come di un genere unico ché diverse risultano spesso le sue opere. Come scrittoreha esordito nel 2006 con Fumisteria, specie di romanzo storico ambientato nella Sicilia degli anni ’40 quando avvenne la strage di Portella della Ginestra. All’opera fu assegnato il Premio Vittorini per il migliore esordio. Ha poi continuato,Stassi, con altri romanzi dove generalmente riprendeva difficili avvenimenti o personaggi del passato o del presente e ne faceva i temi di una narrazione tanto ben costruita da contenere insieme storia e letteratura, verità e invenzione. Tra i suoi romanzi rientra L’ultimo ballo di Charlot del 2012 che fu un caso editoriale, un successo mondiale e venne tradotto in diciannove lingue. Nell’opera lo Stassi immagina che la morte venga a patti con Charlot che ha adottato un bambino e che per l’età avanzata pensa di non poter giungere a vederlo crescere, maturare, formarsi, diventare adulto. Chiede, quindi, alla Morte, giunta per lui, che gli conceda il tempo necessario per assistere alla formazione del bambino e in cambio le offre la sua comicità, le promette che la farà divertire, la farà ridere. Questo patto piace tanto alla Morte, l’attira tanto da farle concedere a Charlot il tempo che desidera. Nell’opera sarà ripercorsa anche la vita di Charlie Chaplin, si dirà di come è diventato Charlot, della rivoluzione che in ambito sociale ha comportato la sua comicità, del fenomeno storico che ha rappresentato anche perché avvenuto insieme ai processi di formazione del nazismo tedesco, del fascismo italiano e alle loro gravi conseguenze. E tutto detto con il linguaggio chiaro, semplice che è proprio dello scrittore. L’opera ottenne il Premio Selezione Campiello, il Premio Cielo D’Alcamo, il Premio Caffè Corretto-Città di Cave, il Premio Alessio Centolibri-Un Autore per l’Europa, il Premio Leonardo Sciascia, il Premio Letterario Chianti e fu finalista al Premio Dessì. Stassi divenne uno scrittore noto anche in ambito internazionale ma la sua vita non cambierà né il suo lavoro né i suoi interessi che non risulteranno mai completamente definiti, mai ridotti ad uno solo e sempre rivolti all’esterno, sempre disposti a capire, partecipare, collaborare, fare, realizzare opere che giungessero a tutti, fossero, valessero per tutti. Così si spiega come la sua attività comprenda anche il campo editoriale e quello musicale, così si capisce come ultimamente abbia pensato ad un romanzo che narrasse del libro come di un elemento di tanta importanza da assumere una funzione terapeutica, da essere capace di curare con gli esempi contenuti particolari condizioni dello spiritorisalenti a problemi di carattere psicologico o a strane esperienze della vita. Questo avviene ne La lettrice scomparsa, romanzo pubblicato dallo Stassi ad Aprile del 2016 presso la casa editrice Sellerio di Palermo (ppo.267, € 14,00). L’opera è incentrata sulla figura del protagonista, il professore di Lettere Vince Corso, chedurante gli anni ’70,’80vive a Roma, non ha una casa propria, non è mai riuscito ad assumere un servizio definitivo presso la scuola, è rimasto sempre precario e per vivere ha dovuto adattarsi alle più diverse condizioni. Da bambino e fino agli anni degli studi superiori aveva seguito la madre che lavorava negli alberghi della costa francese e italiana, che lo aveva avuto a Nizza dal rapporto con un cliente d’albergo rimasto sconosciuto e lontano per lei e per lui. A Roma Vince si era laureato, poi la madre era morta e per lui era continuata la vita di sempre, priva, cioè, di certezze non solo economiche ma anche morali. Sempre perseguitato da sensi di colpa, sempre convinto di aver sbagliato, sempre alla ricerca di rimedi si mostrerà. Era stato con molte donne ma lo avevano lasciato a causa del suo carattere mai chiaro, mai sicuro. Leggere libri, giornali nella Biblioteca Nazionale, camminare per le strade di Roma, fumare qualche sigaretta, bere qualche birra, ascoltare qualche disco sono i modi con i quali Vince vive la sua solitudine, evade, anche se per poco, dai suoi problemi. La lettura, quasi ossessiva, gli ha procurato moltissime conoscenze di autori e di opere ed ora ha pensato di affittare temporaneamente una stanza situata in un condominio di via Merulana e di farne la sua residenza e il suo studio di biblioterapia. Si è convinto che la lettura può guarire da disturbi nervosi e che per praticarla serve il consiglio di un esperto come lui circa i libri più idonei alla cura. Poche e soprattutto donne saranno le sue clienti ma non sempre riusciranno bene i riscontri tra il loro caso e il libro consigliato. Per lui che aveva letto tanto, che aveva letto sempre, che aveva letto tutto, ogni evento, ogni aspetto, ogni momento, ogni problema della vita poteva essere ricondotto ad un passo, ad un personaggio, ad una parola, ad una frase, ad un discorso di una delle tante opere lette, se ne poteva ricavare una qualche utilità ma di questa situazione solo qualcuna delle sue clienti era riuscita ad usufruire.Né servirà a rendere credibile la sua terapia il clamoroso caso della “lettrice scomparsa” per la quale era stato tanto utile il remoto esempio di Isotta che, nella prima notte d’amore, aveva fatto giacere con Tristano una serva al suo posto. Niente salverà il Corso da un’ennesima sconfitta. Il suo studio non sarà mai molto frequentato.
Di un’altra situazione difficile ha detto Stassi con questo romanzo ma ugualeè rimasto nell’intento, anche se stavolta fallito, di riuscire utile, di valere per gli altri e nella maniera di rappresentarlo, attraverso, cioè, un’opera ben costruita e un linguaggio molto chiaro.
Antonio Stanca
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