di Marcello Buttazzo –

L’amicizia è un giacimento di calie preziose, un tesoro di sole, che salva la vita. Ho conosciuto Rocco Boccadamo nel settembre 2012, a Lucugnano, a Palazzo Comi. Con Vito Antonio Conte e con Giuliana Coppola presentavamo il mio libretto di poesie, “E ancora vieni dal mare”, nella Casa di rose del preclaro poeta. A Rocco, di cui avevo già letto alcune lettere nella rubrica de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, donai la mia silloge. Mi colpì la sua affabilità, la sua inerente gentilezza. Su quell’incontro Rocco scrisse egregiamente sul sito Fondazione Terra d’Otranto.
In questi anni l’ho incontrato tante volte al Fondo Verri, Casa dell’anima. Ci siamo visti anche nel mio paese. In particolare, mi piace ricordare un breve viaggio fatto, qualche mese fa, a bordo della sua auto con la scrittrice Alessandra Peluso, a Castro, in occasione della presentazione d’una opera di Boccadamo sulla perla del Salento. Nella cittadina balneare, Rocco fu molto prodigo di indicazioni, ci illustrò il paesaggio mozzafiato, facemmo le foto. Fu accolto con trasporto da una moltitudine di gente, di pescatori soprattutto, che poi erano i principali protagonisti delle sue pagine vibratili d’amore.

Giorni fa, Rocco, che è galantuomo, un uomo gentile d’altri tempi, è venuto, a Lequile, nel mio paese, e mi ha donato il suo ultimo lavoro “Luca e il bancario” (Spagine – Fondo Verri Edizioni). Da tempo, seguo i deliziosi bozzetti di Rocco sul periodico Spagine. In questa sua ultima opera, che si sostanzia di Lettere ai giornali e appunti di viaggio, lui conferma la sua dote precipua di narrastorie, legato alla memoria che è carne viva. La sua è narrazione del ricordo, perché scava a fondo nei vissuti bambini e giovanili, sovente tratteggiati con vivida nostalgia.
La sua è narrazione del paesaggio, perché le località cristalline, di adamantina bellezza, di Acquaviva, di Castro, di Marittima, campeggiano come perle di splendore. Racconto dei luoghi, perché in queste pagine i campi di ulivo, i boschi di virente colore, compaiono con veste anche lirica. Descrizione davvero dettagliata e felice del paesaggio e, soprattutto, della gente d’intorno. I protagonisti veri sono contadini, allevatori, lavoratori, calzolai, ciabattini, insomma quel popolo multiforme che solitamente ha fatto e fa la storia. La gente che la vulgata comune dipinge come marginale, ma che per Rocco ha una centralità assoluta. “Luca e il bancario” è, altresì, un diario di viaggio, che percorre gli spostamenti dell’Autore bancario per varie città d’Italia.
Ho potuto notare, fra le altre cose, la sincera e semplice devozione di Rocco, che è sia laica, che religiosa e spirituale. In lui, infatti, vibra potente l’amore per l’umanità, per la gente soprattutto umile. Ma lui sa anche celebrare doverosamente festività come l’Assunzione, sa dare la sua carezza a figure come Sant’Antonio da Padova, alla Madonna, a San Francesco, anima folle stremata d’amore. Rocco, con dolcezza, con delicatezza, ci conduce attraverso questi Frammenti di vita salentina: in essi, traspare un attaccamento sviscerato per la sua terra rossosangue di zolle marroni.
C’ è davvero un filo conduttore che anima “Luca e il bancario” e tutti gli scritti di Rocco Boccadamo: è la bellezza amaranto dell’amicizia, che ci lega e ci cattura al lume d’un’idea.

Marcello Buttazzo