di Antonio Stanca – Presso Mondadori nel 2015, nella serie “Scrittori italiani e stranieri”, e nel 2017, nella serie “Oscar contemporanea”, è stato pubblicato il romanzo Le Ateniesi di Alessandro Barbero, ordinario di Storia Medievale a Vercelli (Università del Piemonte Orientale) e autore di molti saggi di storia medievale e militare. Collabora con importanti testate giornalistiche, con programmi televisivi ed ha pure scritto altri romanzi. Nel 1996 con Bella vita e guerre altrui di M. Pyle, gentiluomo vinse il Premio Strega.
Autore di opere di storia e di narrativa è Barbero. Ha cinquantotto anni, è nato a Torino nel 1959 e qui ha studiato, si è laureato fino ad intraprendere, nel 1981, l’attività di ricercatore.
Con questo romanzo ha voluto compiere un’ampia allegoria della storia contemporanea, ad esso ha affidato significati diversi da quelli immediati, con esso ha voluto riferirsi ai tempi e agli avvenimenti più recenti. Lo ambienta, però, nella Grecia del 411 a.C. quando si combattevano le guerre del Peloponneso e Atene, con i suoi alleati, si scontrava con Sparta, la democrazia e la libertà lottavano contro l’oligarchia e la tirannide. La guerra durava ormai da tempo, finiva e riprendeva, e gli abitanti di quei territori erano spaventati, in particolare i vecchi, le donne e i bambini. Perciò le donne avevano deciso di fare “lo sciopero del sesso”, di rifugiarsi, cioè, tutte, ateniesi e spartane, nel Partenone, di chiudersi dentro e sottrarsi ad ogni rapporto sessuale con i propri uomini, di concedersi loro solo se avessero finito di combattere. E’ una storia immaginaria che Barbero ha inventato e chesvolge tramite la rappresentazione di una commedia. Questa costituisce l’intera opera e l’autore ancora immagina che sia una commedia di Aristofane, che in quei tempi era vissuto e a quella rappresentazione aveva assistito insieme al popolo greco. Tanti, tantissimi sono i colpi di scena, tanta la satira, l’ironia, la comicità ma su ogni risvolto prevale quello degli uomini, ateniesi o spartani, che ormai non sopportano di stare senza le loro donne e invocano la fine della guerra perché così finirebbe pure la loro solitudine.
Nell’opera del Barbero la rappresentazione della commedia avviene su un’altura nei pressi di Atene mentre a poca distanza, nella casa di uno dei ricchi del posto, di quelli che parteggiano per Sparta, due ragazze povere vengono prima offese e poi gravemente e violentemente trattate dal figlio del padrone di casa e da due suoi amici. Riusciranno, tuttavia, a salvarsi grazie ad un miracoloso intervento esterno. E sarà il padre di una delle ragazze a far conoscere la triste vicenda alla folla che tornavaquando la commedia era finita. Otterrà la partecipazione di tutti quel padre e il plauso per le sue parole che invitavano a perseguire, ad attuare la democrazia e la libertà senza la guerra.
Così si conclude il libro del Barbero, con questo invito a conferma della finalità principale che lo ha mosso a scriverlo.
Se si tiene conto che nel 411 a. C. Aristofane aveva effettivamente scritto una commedia, intitolata Lisistrata, per rappresentare un’uguale situazione di “sciopero del sesso” organizzata da donne greche, si deduce quanto articolata sia stata la costruzione di quest’opera da parte del Barbero, quante rispondenze vi possono essere rintracciate con l’attualità. Più di tutte quella che allude alla grave situazione nella quale si trova ormai il mondo contemporaneo, al malcostume, alla corruzione, alla crisi di ogni valore morale, alla violenza privata e pubblica, alla guerra, allo stato di barbarie nel quale è precipitata l’umanità dei nostri tempi e dal quale non si riesce a intravedere possibilità di salvezza.
Tra l’altro il popolo greco, che assiste alla commedia di Aristofane e che risente di ogni minimo particolare della rappresentazione, è il simbolo della moderna opinione pubblica che risente di quanto, di tutto quanto succede, ne soffre ma niente riesce a fare per modificare la situazione.

Geniale è stato il Barbero di quest’opera, sicuro, ricco nell’esposizione che, pur tra brutture e volgarità, non ha rinunciato a creare atmosfere rarefatte, suggestivi squarci di paesaggio, improvvisi momenti lirici, quanto, cioè, è proprio di un vero scrittore.

 

Antonio Stanca