«Sulla giostra» di Giorgia Cecere.
di Luciano Pagano –
Difficile e facile da raccontare allo stesso tempo, difficile perché le immagini raccontano insieme alle parole, quindi certi momenti andrebbero descritti e continuati nell’immaginazione, anziché narrati; il vento nella strada che porta a un cimitero, una tazzina di caffè in ceramica sottile, una cucina dalle piastrelle blu, la vetrata al crepuscolo dietro a un giorno che diventa buio. Più facile raccontare quello che ti lascia la visione, un sogno a occhi aperti, uno strano positivo umore nei confronti della vita, una gioia per il cambiamento, la rinascita, i sentimenti, la capacità di tratteggiare la vita dipingendola con quel che c’è, sbirciando di lato.
Un senso di compiutezza pervade questo quadro recitato da tutti i personaggi con sapiente naturalezza, le traiettorie di vite che si incontrano in questa storia sono quelle di un quotidiano che è comune poesia, di cui tutti portano un frammento nelle tasche, tra le rubriche dei telefoni, nel desiderio di non adattarsi. Una donna anziana custode delle memorie del passato, una madre che abbandona una casa messa finalmente in vendita, lasciando alla figlia il compito ingrato dello sgombero, una giovane aspirante tatuatrice, tre donne forti, decise, tre cuori in autunno. Ognuna a suo modo ha uno ‘specchio’ maschile. All’inizio ci sono le attese, poi nelle vite entra il cambiamento, il distacco, per Ada, per Irene, per la sorella di Ada, per suo marito, per Gianni, Filippo, Davide. Tutti crescono in qualcosa, provano nostalgia per qualcosa, devono vincere qualcosa, dentro sé, che li tiene legati non al passato, bensì al disagio del presente che cambia. Ci sono legami che si devono slegare e incontri che da scontri diventano avvicinamenti. Un grado elevato di condensazione, senza spiegare più di ciò che l’occhio coglie e comprende subito. Ci sono coppie, anzi, ipotesi di coppia, per un sentimento di empatia che lega le persone tra di loro. La tenerezza della normalità e l’agrodolce tra riflessione e commedia, nell’imprevedibile delle piccole follie. Un paesaggio non vacanziero fatto di gesti e tradizioni tattili.
La colonna sonora e gli sguardi fuoriescono da una memoria lontana, bastano davvero pochi secondi per dimenticare di stare guardando qualcosa e ‘essere’ nella vicenda. La trama delle cose che accadono è il dettato del cuore, che si insinua inarrestabile. La vita raccontata è una trama, vista dall’esterno è una giostra ferma sotto un cielo plumbeo, se ci avvicinassimo e la facessimo girare, il cambiamento diventerebbe inarrestabile. Se può accadere, accadrà.
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