Matteo Righetto, come nelle favole
di Antonio Stanca –
A Gennaio 2019 è comparsa la prima edizione Oscar Bestsellers Mondadori del romanzo L’anima della frontiera, pubblicato nel 2017 da Matteo Righetto, giornalista e scrittore italiano nato a Padova nel 1972.
Righetto si è laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Padova ed insegna Lingua e Letteratura Italiana all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Collabora con alcune testate giornalistiche riguardo a problemi di carattere culturale e nel 2012, col romanzo Savana Padana, ha esordito nella narrativa. Ha continuato fino ad oggi in questo genere di produzione e molti riconoscimenti ha ottenuto. Dal romanzo La pelle dell’orsodel 2013 è stato tratto il film omonimo, nel 2017 è stato assegnato allo scrittore il premio “Le Ghiande” perché capace si è rivelata la sua scrittura di mettere in evidenza come l’ambiente naturale, nel quale spesso avvengono le storie dei suoi romanzi, riesca ad agire sui personaggi, sulla loro vita, sui loro pensieri, sui loro comportamenti. Altri premi sono stati conferiti a Righetto e nel 2017 il romanzo L’anima della frontieraha rappresentato un caso letterario internazionale, è stato tradotto in molte lingue. L’opera è la prima della “Trilogia della Patria” che non è stata ancora completata.
È un genere narrativo nuovo quello che Righetto sperimenta in questo e in altri romanzi, un genere detto “Western letterario” nel quale lo spirito d’avventura sta insieme a propositi educativi, formativi. Più evidenti che altrove sono questi in L’anima della frontieravisto che l’opera è quasi completamente concentrata a dire di Jole, delle vicende che attraversa per imparare a vivere. E’ una bambina e poi una ragazza che sta con la sua famiglia, i genitori e due fratelli più piccoli, a Nevada, piccolo paese della Val Brenta sull’altopiano di Asiago ai piedi del Monte Grappa e ad alcuni chilometri dal confine con l’Austria. E’ una famiglia povera, vive isolata, lontano anche da piccoli centri, da scuole e si mantiene con i redditi piuttosto limitati che provengono dalla coltivazione del tabacco effettuata su spazi di terreno agricolo adiacenti alla casa. Tutti lavorano e il loro lavoro insieme alla loro produzione di tabacco sono severamente controllati dalle guardie di finanza italiane e austriache che in quei tempi di fine Ottocento sorvegliavano senza sosta quelle zone di confine.
Per poter permettere alla famiglia una vita migliore il padre, Augusto, si è visto costretto a contrabbandare una parte, pur minima, del tabacco prodotto. Sottrae a questo alcuni chili o li produce lontano dal controllo delle guardie, li prepara in modo che possano acquisire qualità speciali e li trasporta in Austria nascosti nelle sacche messe addosso al suo mulo o in quelle dei propri indumenti. Compie ogni anno questo viaggio, ogni anno va oltre il confine, è divenuta una necessità poiché una volta in Austria baratta il tabacco con alcuni chili di rame o di argento, materiali propri di quelle zone minerarie, che, una volta rientrato a casa, scambierà nel paese vicino con quanto serve alla famiglia di alimenti, indumenti ed altro. E’ un viaggio piuttosto lungo. Dura giorni e avviene tra boschi, foreste, fiumi, torrenti, laghi, campi, vallate, dirupi, burroni, salite, discese tra le più ripide. E’ un viaggio che espone al pericolo di animali feroci oltre a quello dei briganti o dei finanzieri che non perdonano e puniscono gravemente i contrabbandieri. Per questo è necessario praticare vie sconosciute, strade nascoste, sentieri, passaggi non frequentati. Augusto li conosce perché da anni li percorre e alcuni sono stati da lui creati. Una volta ha fatto quel viaggio con Jole. E’ stato quando lei aveva tredici anni e se all’inizio era stata entusiasta alla fine era rimasta delusa oltre che sfinita. Poi, negli anni successivi, il padre era tornato a viaggiare da solo ma dal viaggio di due anni prima non era più tornato e d’allora le condizioni della famiglia si erano aggravate poiché erano venuti a mancare i proventi del viaggio e del lavoro di Augusto. Jole ha ora quindici anni e di fronte ad una situazione simile decide di fare quel viaggio da sola, di essere lei a contrabbandare il tabacco. Lo farà insieme al cavallo Sansone, ad un fucile e ad un cappello, supererà il confine, arriverà in Austria, baratterà il tabacco portato, riceverà il suo guadagno ma tutto a costo di gravi fatiche, di molti pericoli, di tante paure. Farà ritorno a casa dopo un tempo più lungo del previsto e in compagnia di quel padre che avrà ritrovato, che era stato vittima di un inganno e che ormai credevano morto. Finirà così il romanzo dopo essersi impegnato, quasi completamente, a dire del viaggio di andata e di ritorno di Jole, delle tante avversità affrontate e superate, dei tanti pensieri nutriti, delle tante pene sopportate. Di fronte a interminabili, infiniti paesaggi si sono verificate quelle pene, quelle sofferenze. Sempre diversi sono stati i luoghi che si sono susseguiti, sempre diverse le loro forme, le loro piante, i loro animali, le loro luci, i loro colori, i loro suoni. Si era sentita parte di quei luoghi, di quei posti primitivi, selvaggi, con essi le era sembrato di comunicare, di scambiare, di dividere la sua solitudine, le sue paure.
È il merito maggiore della scrittura del Righetto, quello di attribuire all’ambiente naturale, presente in molte sue opere, una funzione, di riconoscerlo capace di agire sui pensieri, sulle azioni di chi lo vede, lo scopre, lo percorre. È stato come se Jole avesse saputo qui, tra le montagne, di posti capaci di un loro spirito, di una loro anima, di una loro voce, come se avesse parlato con essi e ne fosse uscita più forte, più sicura, più formata. Con un’altra vita, quella delle montagne, era venuta a contatto e da essa aveva imparato come resistere ai pericoli, come affrontare i problemi.
Una favola sembra, una lunga favola questo romanzo del Righetto poiché una bambina è quella che lo interpreta tra posti che ora sono d’incanto ora di paura, tra persone che ora sono buone ora cattive, tra pensieri che ora sono felici ora tristi, tra una natura che partecipa di quanto le succede. Si sarebbe potuta perdere, smarrire quella bambina durante un viaggio così complicato, sarebbe potuta rimanerne vittima e invece si è salvata poiché, come appunto nelle favole, premiati sono sempre i buoni ed i giusti e puniti i cattivi e gli ingiusti.
Antonio Stanca
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