di Marcello Buttazzo-

Mi ricordo
I bagni dei giardini
Il laccio emostatico
In giro dei bambini
Mi ricordo
Aiutami
Mi disse
Un amico
Lo aiutai
Ma non eravamo più amici
Quella roba lì
Distrugge
Il cuore
Non esiste più niente
Che quella
Aiutami
Quella voce
È una fontanella
Che sanguina
Memoria
La centella

Il poeta bolognese Roberto Dall’Olio, nei suoi versi, sa cantare l’amore sentimentale e sa donare calde carezze alle persone. La sua nuova raccolta di poesie “I ragazzi dei Giardini” (Edizioni Pendragon), appena uscita (maggio 2022), è un viaggio nella sua giovinezza. Il punto di osservazione è il piccolo paese dell’autore Medicina, in provincia di Bologna. I protagonisti sono ragazzi e ragazze che hanno conosciuto la sconfitta, l’illusione, la frenesia e la corsa verso i paradisi artificiali. Hanno conosciuto l’ebbrezza e, negli anni, l’oblio. Ragazzi e ragazze che, sul finire degli anni ’70, sono stati vinti dalla droga e dall’allora incurabile Aids, che hanno corso la vita a centomila all’ora, hanno traversato lo spazio e il tempo con i loro miti (i Nirvana, i Sex Pistols), a bordo di moto, ai margini d’un mondo, che loro ritenevano primario. Con alto senso del pudore nella raccolta di poesie non compare mai il nome del paesino dell’autore, anche perché l’emergenza droga, in quegli anni, interessò ampie latitudini. C’è chi ha voluto rimuovere scientemente quest’umanità dolente e afflitta. Dall’Olio fa un’anamnesi poetica, restituisce centralità ai racconti lirici, dà piena dignità a questi ragazzi, a queste ragazze, ripudia la volgare opera di rimozione fatta dai benpensanti. Dall’Olio, con spirito di laica misericordia, avviluppa questi suoi amici, strappati agli affetti, caduti come “d’autunno sugli alberi le foglie”.

I Giardini rappresentano il luogo dove ci si ritrovava con le Vespa 125, con i motorini Ciao, con il desiderio di respirare il futuro, di amare la vita infinita, di rincorrere la felicità. C’è chi in quel particolare periodo storico (dopo il Settantasette), dopo gli indiani metropolitani, non credeva più a niente, né alla religione, né alla politica, né alla cultura. E la droga per alcuni fu promessa di liberazione, di forza, di trasgressione. Qualcuno, in quel particolare periodo storico, volle sperimentare anche le droghe. Con il risultato che tante vite furono spezzate prematuramente. La raccolta “I ragazzi dei Giardini” scorre come un racconto continuo, tante stanze e flash di vicende e storie, in cui s’appalesa la vibrante umanità di Dall’Olio. Che, assecondando il suo tipico stile musicale e ritmico, costruisce un diario intimo d’amore. Questi giovani avevano capelli lunghi, orecchini, jeans alla varichina, facevano soffiare violenza contro se stessi. Ma l’autore, con profonda delicatezza e con pietas, non esprime mai un giudizio morale: “No la morale no/Per pietà/Dell’uomo/Tutti di noi/Avremmo potuto/Finire così/”. Le cattive ragazze e i cattivi ragazzi non esistono. C’è chi è sfuggito alla siringa tossica, alla bianca polvere, alla mannaia di altre sostanze psicotrope per caso, per fortuna, per sorte. Per aver avuto solide figure di riferimento. “No pregiudizi/Vi prego/Ci saremmo potuti/Cadere in tanti altri/Io per primo/No pregiudizi/ No durezza/”.

La voce pura del poeta si leva contro le visioni da stigma di chi sa proferire solo condanne, senza mai capire gli uomini e le idee. Nella raccolta ci sono tessere di straziante bellezza ferita e amore disperato. Come, ad esempio, le gesta dell’amico G., con il quale Roberto si vedeva al bar e discettava di politica e di poesia. G., per la droga, si consumò in un amen. O ancora il tratteggio in punta di penna della fisionomia d’una dolce e bella amica, che Roberto rivede dopo un certo tempo tutta malmessa per l’utilizzo di sostanze tossiche. Il poeta non le dice nulla. Lo divora la tristezza. Le storie dei suoi amici s’intrecciano con la sua biografia. A volte, il poeta si chiede: “Come ho fatto a scamparla?”. L’amore per la pallacanestro lo ha tratto fuori da un girone infernale. Forse, perché era più giovane degli altri. Leggeva i poeti studiati a scuola. Fu salvato dal caso, dalla paura? Ora Roberto con i suoi figli, dopo tanti anni, torna ai Giardini. “Le fontane/i cigni/Le anime lontane/Vibrano/Nella memoria/”.

Se non ricordare
Ecco
Tenere nel cuore
Nei polmoni
L’aria di quegli anni
Buttarla fuori
Toccante
Scioccante
Ancora viva
Pressata
Ma intera
Maledetta
Accarezzare
Quegli anni
Quelle vite
Volate via

Marcello Buttazzo