I MIEI AMICI CANTAUTORI. GIORGIO LO CASCIO
di Paolo Vincenti –
“Per me conserverò una cosa sola:
il fatto di sentirmi libero
di cercare di scegliere e di sbagliare e questa è libertà”
( “Primo messaggio” – Giorgio Lo Cascio)
Una sera di settembre, conversando di musica e autori con Rudy Marra, salta fuori il nome di Giorgio Lo Cascio. Infatti Marra, cantautore e scrittore di origini salentine, ha vinto il premio Lo Cascio nel 2007. Si tratta di un premio assegnato ai giovani esponenti della canzone d’autore, che si svolgeva a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, in Calabria, fino a qualche anno fa, con la giuria presieduta dal giornalista musicale Enrico Deregibus. Quella notte, ritornando a casa in macchina, cerco su Youtube qualche canzone di Giorgio Lo Cascio per rinverdire la memoria. E subito salta fuori dal mio telefonino “Il poeta urbano”, una delle sue più belle e dense di significato. Giorgio Lo Cascio è scomparso troppo presto da questa vita terrena ma era scomparso dalla vita musicale molto prima della sua dipartita. Il suo nome è legato a quella temperie artistica dei primissimi anni Settanta romana, a quel sodalizio musicale del Folk Studio, di cui protagonisti, insieme a Giorgio, ne erano alcuni giovanissimi come De Gregori, Edoardo e Stelio, Renzo Zenobi, Ernesto Bassignano, Venditti. E fu proprio con De Gregori e Venditti che Lo Cascio mosse i primi passi nella produzione musicale. Con De Gregori pubblica un album registrato dal vivo durante una delle loro serate, intitolato “Folkstudio 24-1-1970”, con interpretazioni di canzoni originali scritte da Francesco e da Giorgio e traduzioni di Leonard Cohen e Bob Dylan, accompagnati in alcune canzoni dalle percussioni di Antonello Venditti. Questo primo esperimento di album ormai del tutto irreperibile, è interessante anche per i fans di De Gregori perché fa capire che la sua carriera inizia ancor prima del famoso “Theorius campus” del 71, pubblicato a quattro mani con Venditti e che i referenti musicali del “Principe” erano fin da allora Cohen e Dylan, e inoltre è significativo perché vediamo che apre la sua carriera con un live, e De Gregori è il cantautore ad avere pubblicato più live della storia della musica italiana. Insieme, De Gregori e Lo Cascio si presentano alla It storica etichetta discografica di Vincenzo Micocci e insieme vengono messi sotto contratto. E’ chiaro che di tutti i colleghi sicuramente i due autori sono quelli che più si sono influenzati a vicenda. Per rendersene conto basta ascoltare i loro dischi per notare quanta somiglianza ci sia persino nella voce, oltre che nei temi trattati, e nella scrittura musicale e dei testi (pressoché identica) fra il Principe e “il poeta urbano”. Il sodalizio però si scioglie subito per divergenze di carattere tecnico e Lo Cascio pubblica da solo il primo disco mentre De Gregori si unisce a Venditti. Rimane però fra i due una forte amicizia e la solita intesa artistica come scrive lo stesso Lo Cascio, anche giornalista musicale, nel suo libro su De Gregori (“De Gregori”, Franco Muzzio Editore, 1990). Infatti la copertina dell’album “Alice non lo sa” è di Lo Cascio il quale pubblica intanto il suo primo disco, “La mia donna”, con la produzione di Venditti, dedicato alla compagna Ivana, poi divenuta sua moglie e alla quale dedica i pezzo omonomo contenuto nel suo secondo disco. In questo album, in cui suona alle chitarre Renzo Zenobi, vi sono tracce notevoli come “Ho cercato di dirti” e “La mia donna”. Il secondo album è ancora più centrato, come si suol dire, e viene pubblicato nel 1976, “Il poeta urbano”, con dieci brani dalle connotazioni decisamente politiche e sociali ma orecchiabili e accattivanti. Bellissime, oltre alla title track, “Primo Messaggio”, “Per Te Che Mi Sei Compagna”, “Sull’Orlo Del Vulcano” (versi ripresi da De Gregori in “Sangue su sangue”), “Rotolando Per Le Scale” (anche questi versi ripresi da De Gregori in “Cercando un altro Egitto”), e “Per Liberare La Mia Terra”. Bellissimo anche l’album successivo, “Cento anni ancora”, del 1977, con pezzi memorabili come “Fiori chiari, fiori scuri”, “Coppe bastoni e danari”, “Storia di un mistero” e “Saremo liberi”. Connotati da forte impegno, etico, sociale, politico, anche gli album successivi, “Punto e a capo”, del ’78 e “Il vaso di Pandora”, dell’89, inciso insieme a Stefano Iannucci. Si ritira per un lungo periodo dalle scene anche se la sua passione per la musica e soprattutto la sua militanza a sinistra non vengono mai meno. Pubblica diversi volumi sui cantautori fra cui “Venditti. Canzoni” Roma, Lato Side, 1981. Muore prematuramente nel 2001 a causa di un tumore, ma il suo nome continua a circolare grazie anche all’affetto dei suoi amici De Gregori e Venditti (il quale lo ricorda insieme a De Gregori e Bassignano nei primi versi “ io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra” della nota “Notte prima degli esami”). Le sue canzoni continuano a girare, sia pure presso il pubblico ristretto degli appassionati ed intenditori, ma credo che la sua musica abbia piena dignità di stare accanto a quella dei più titolati colleghi. Un messaggio ancora attuale, che non è venuto meno con la sua scomparsa.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.