di Marcello Buttazzo – Viviamo un tempo frammentato, sconnesso, che latita di fulgidi punti di riferimento, di guide. In quest’era di conflittualità, di diffidenza, di guerre e persecuzioni etniche, di migrazioni epocali, come una spruzzata di saggezza e di passionalità, giunge a ravvivare le nostre coscienze Papa Francesco. La quotidianità ci ha quasi assuefatto a subire passivamente messaggi deleteri, violenti, artefatti. Per fortuna, quasi quotidianamente ormai si leva chiara e potente la voce carismatica di Francesco, e ci fa sentire un’eco d’amore e di onde gentili. La sua denuncia contro il pernicioso virus dell’individualismo sfrenato è una gemma rutilante, un invito alla coesione, a fare cittadinanza. La sua difesa del bene comune, come patrimonio di calie preziose da tutelare, è un impegno risoluto e programmatico, è un rischiamo ad una politica sovente retorica, avvezza declamare fragorosamente e a fare demagogia, e a concretizzare poco. L’accoglienza amorevole per i migranti, a tutela della loro integrità e dignità di persone, è il messaggio più alto, che dovrebbe sgretolare inverecondi muri di filo spinato e mentali e propagande xenofobe e razzistiche di modestissimi epigoni politici, che s’aggirano in Italia, in Europa e nel mondo. Certo, solitamente da più parti, si puntualizza la necessità di tenere sempre staccata la sfera dello Stato dal dominio della religione. È una ragionevole condotta non ingenerare pericolose mescolanze e improvvide invasioni di campo. L’essenza dello Stato laico si rafforza nel momento in cui la religione sa stare alla dovuta distanza; parimenti, qualsiasi confessione è più autorevole, più profetica, più credibile, se riesce a predefinire il suo raggio morale d’azione ad appannaggio delle anime sensibili. Epperò, quando Papa Francesco fa sentire i suoi coinvolgenti moniti ha anche un piglio per così dire “politico”. Dobbiamo essere riconoscenti a questo Papa, perché è riuscito a sollecitare, sull’emergenza profughi e clandestini, gli spiriti umani. Francesco invita tutti, in particolare i potenti, al rispetto dello straniero, alla protezione dell’ambiente e del Creato, ad abbondonare la violenza ferina e belluina delle armi. Con parole lineari, semplici, ci fa comprendere che siamo tutti cittadini del mondo, figli d’una madre Terra, e che il razzismo (come ideologia, come pregiudizio, come comportamento) rappresenta una degenerazione del pensiero, l’insania del mondo. E la pace e la non violenza sono fra le poche scommesse sensate di questa tribolata contemporaneità.

Marcello Buttazzo