Walter Veltroni, la scrittura e l’impegno
di Antonio Stanca –
È appena comparsa, per conto di Feltrinelli su licenza Marsilio, una nuova edizione di C’è un cadavere al Bioparco di Walter Veltroni. È il terzo romanzo dei quattro della serie “Le indagini del commissario Buonvino” che lo scrittore pubblicò a partire dal 2019 con la casa editrice Marsilio. Risale al 2021 e come gli altri è un romanzo giallo ambientato a Roma, a Villa Borghese, nell’annesso Bioparco o Giardino zoologico, dove l’autore immagina sia stato istituito da poco un nuovo posto di polizia, una nuova sede di commissariato a tutela di luoghi così famosi, così frequentati. Commissario era stato nominato Giovanni Buonvino, proveniva da Caserta dove aveva commesso un grave errore che qui a Roma stava mostrando di voler correggere. Volenteroso, valido, capace era risultato, infatti, nel suo servizio. Con molta attenzione, con molta cura conduceva le indagini aiutato dai suoi agenti, con destrezza giungeva alla soluzione dei casi che gli si presentavano e che erano piuttosto gravi, eccezionali per un posto come Villa Borghese dove non c’erano state azioni criminali prima della creazione del commissariato.
Veltroni è nato a Roma nel 1955, ha sessantanove anni e da quando ne aveva venti, da ragazzo, ha iniziato ad interessarsi di politica, si è inserito, ha lavorato in partiti di sinistra fino a diventare direttore de L’Unità, vicepresidente del Consiglio dei Ministri, ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito Democratico. Ha svolto questi ed altri compiti anche in ambito europeo, senza rinunciare alle sue attività di giornalista, saggista, scrittore. Anche alla riduzione cinematografica di alcuni suoi romanzi ha collaborato, anche regista è stato, anche una storia dei programmi televisivi ha realizzato. Il Corriere della Sera, Oggi e La Gazzetta dello Sport sono giornali sui quali ancora scrive. In molti sensi, in molti modi si è mostrato impegnato, è stato un fenomeno naturale il suo, la sua attività culturale, artistica è derivata da quella politica, i propositi civili, sociali, lo scopo didattico della sua scrittura, di qualunque genere sia stata, sono venuti dagli obiettivi del Veltroni politico, da quanto non ha mai smesso di perseguire una volta entrato in politica. Partiti di opposizione erano stati i suoi, quelli che discutevano l’operato della maggioranza, che si proponevano di riparare quanto di guasto, di pericoloso si andava diffondendo negli usi, nei costumi della popolazione, della vita italiana, di procedere ad una revisione, un risanamento della situazione di crisi morale, spirituale sopravvenuta con i tempi moderni completamente assorbiti da valori, interessi soltanto materiali. Veltroni ha avvertito questo problema come un’urgenza, un’impellenza per la quale ci si doveva muovere, si doveva agire. Non si poteva trascurare un simile bisogno e da qui il suo impegno esteso in tante direzioni, svolto in tanti modi. All’insegna della saggezza, della buona volontà avverrà la sua azione politica e così la sua attività letteraria. Istruire, formare vorrà, salvare prima che ci si perda. Uno scrittore impegnato ad insegnare risulterà, quello derivato da un politico volto a distinguere, recuperare, sistemare. In cerca del bene ci si doveva mettere quando il male stava diventando l’unica misura. Più evidente nei romanzi gialli è questa sua intenzione poiché più chiaro, più grave risulta qui il confronto tra la facilità con la quale si può verificare il male e la difficoltà di ottenere il bene necessario ad eliminarlo, tra l’azione illecita, criminale e quella della giustizia.
Gravissimi sono i casi sui quali il commissario Buonvino è chiamato ad indagare nei gialli di Veltroni, stanno a significare quanto è diventata complicata la vita e quanto difficile muoversi in essa. In C’è un cadavere al Bioparco nel giardino zoologico di Roma è stato ritrovato il corpo senza vita di un uomo nella gabbia di un anaconda, serpente gigantesco dalla forza smisurata. Il cadavere è privo della testa, gli è stata amputata e l’anaconda l’ha inghiottita per fame e poi rigettata dopo averla ridotta in uno stato da far paura e da rendere difficile e molto lungo il lavoro di identificazione. Saranno anche altri gli ostacoli nella soluzione del caso del Bioparco. Tutto, però, riuscirà lo scrittore a far scorrere in maniera così chiara, così appropriata da coinvolgere chi legge già dalle prime pagine, da interessarlo, legarlo. Non mancheranno le occasioni per i buoni consigli, i giusti suggerimenti, le indicazioni utili a tenere una condotta lontana dai pericoli che ormai sono insorti nel moderno contesto umano e sociale. Non rinuncerà Veltroni alle sue finalità civili. Tutto riuscirà a farvi rientrare. Ampia, estesa sarà la costruzione dell’opera, molta vita comprenderà tra quella che si svolge a Villa Borghese e l’altra a Roma, molti personaggi farà vedere nel privato delle loro case e nel pubblico del loro lavoro, del loro ufficio, a molte sorprese, molte rivelazioni, molti misteri farà assistere. Un movimento destinato a non finire sembrerà diventare il romanzo. Anche Buonvino sembrerà superato dalla situazione. Tra l’altro è distratto dal pensiero dell’imminente suo matrimonio con la bella collaboratrice Veronica Viganò.
Tra storie private e pubbliche, tra agenti di polizia, personale del Bioparco e altre persone, molto popolata risulterà l’opera, sempre attraversata da pensieri, azioni, discorsi, sempre esposta a nuove, diverse situazioni. Si ha l’impressione che la circostanza di un delitto inspiegabile, di un’indagine priva di riferimenti e bisognosa di un lavoro interminabile prima di concludersi, sia stata concepita dal Veltroni per rappresentare quell’immensità incontrollata propria della vita, per mostrarla come una condizione nella quale non si finisce mai di sapere, di vedere, di capire. In effetti un’altra grave sorpresa ci sarà alla fine del romanzo. Anche quando tutto sembrava essersi chiarito, spiegato, quando tutto si poteva dire finito, succederà un imprevisto. Mai si può stare tranquilli, lo stato d’insicurezza è tanto diffuso da richiedere un impegno, un controllo continuo: può essere inteso come il messaggio finale del Veltroni di questo romanzo. Un romanzo eccellente, riuscito non solo nella forma espressiva ma anche nei propositi.
Antonio Stanca
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