Vitali e la sua maniera
di Antonio Stanca
È nato a Bellano, in provincia di Lecco, nel 1956 e qui vive ancora oggi all’età di sessantatré anni. Qui ha fatto il medico fino al 1990 e poi ha cominciato a scrivere romanzi. Il primo è stato Il procuratore.Sono venuti molti altri tuttiambientati nei paesi, tra la gente, nella vita che si svolge, come a Bellano, intorno al lago di Como. Di situazioni quotidiane, di persone comuni, di linguaggi semplici, a volte dialettali, sono fatte le storie dei suoi romanzi. Andrea Vitali si chiama questo scrittore che molti riconoscimenti ha ottenuto e molte traduzioni. A Mario Soldati, Piero Chiara, Giovanni Arpino dice di ispirarsi, dalla loro lettura dice di essersi sentito mosso a scrivere, da quanto aveva visto, ascoltato da bambino, compresi i racconti di suo padre, dichiara di aver tratto i primi elementi della sua scrittura. Non rimane, però, nelle sue opere ad un livello di sola descrizione, di semplice cronaca, la sua non è una trascrizione di quanto accaduto, saputo ma una costruzione intorno ad esso. Vitali muove da una circostanza qualunque e vi componeuna vicenda che diventa sempre più complicata. Chiara,lucidasi mantiene, tuttavia, la sua lingua, pronta a registrare, capire, spiegare quanto succede, sopravviene, si aggiunge anche se si arriva ad un imbroglio, ad una confusione inestricabile. E’ il modo che allo scrittore è sembrato più idoneo per esprimere il suo disappunto, per fare la sua critica ad una vita, ad una società quali le moderne che accettano soltanto quel che rientra tra regole, mode, costumi, schemi stabiliti e rifiutano quanto risulta diverso. E’ il modo usato dal Vitali per mostrare come si siano venuti a formare oggi sistemi tali da non ammettere che succedano sviste, errori, da fare di questi la causa, il motivo di problemi interminabili. Una vita, un mondo dove non si può sbagliare è ormai quello moderno, dove non si può non sapere, non capire, non potere, non volere, non fare, dove una colpa, un reato può diventare una mancanza. Così succede al protagonista di Documenti, prego, il romanzo più recente del Vitali che quest’anno è stato pubblicato dalla casa editrice Einaudi di Torino nella serie Stile Libero Big.
Meglio che in altri romanzi è riuscito stavolta lo scrittore giacché ha creato per l’intera opera una situazione nella quale risulta difficile distinguere con chiarezza. Non si capisce mai bene, cioè, se il protagonista viva nella realtà o nel sogno, se stia tra i suoi familiari, i suoi colleghi, la sua casa, il suo ufficio o tra funzionari della polizia e loro uffici.
Come sempre in Vitali tutto inizia da poco, da una circostanza banale, stavolta da un documento d’identità scaduto. E’ del rappresentante di una nota società commerciale che era di ritorno, insieme a colleghi, da un viaggio d’affari. Fermatisi in una stazione di servizio dell’autostrada, vengono avvicinati da agenti di controllo e lui scopre, insieme a loro, di non aver rinnovato il documento d’identità. Il controllo si estenderà, l’interessato sarà portato negli uffici giudiziari e basterà che diventi insofferente, che non capisca cosa ci sia di tanto grave nei suoi confronti, che non sopporti la situazione perché fugga da questi uffici e trasformi la fuga in una dichiarazione di colpa. Rintracciato, sarà invitato a confessare la colpa della quale è ritenuto ormai responsabile. Tanto più grave viene creduta questa quanto più egli non la confessa. Né si capisce che non lo fa perché non esiste. Gli sembrerà di vivere un incubo, non distinguerà se tutto stia avvenendo in sogno o nella realtà e tra questi estremi saprà muoversi lo scrittore con una tale abilità da sorprendere il lettore e legarlo alla sua opera fino all’ultima pagina.
In effetti la dimensione reale del romanzo è quella vissuta dal suo protagonista presso gli uffici di polizia, è quella che ha trasformato il documento di quel rappresentante commerciale in un caso giudiziario, quella che ha fatto di una circostanza comune una vicenda tanto intricatada non lasciar intravedere una soluzione, quella con la quale lo scrittore ha voluto, ancora una volta, dimostrare come si possa finire oggi rovinati dal sistema, come si possa perdere ogni possibilità di salvezza.
Il sogno col quale tutto questo è stato abilmente combinato dal Vitali è quello della famiglia, della casa, della moglie, del figlio del protagonista, sono quelle immagini consolatorie che affiorano nella sua mente ogni volta che il sonno lo vince.
Sembrano storie curiose quelle di Vitali ed invece sono tragiche, sembra vogliano far ridere ed invece vogliono far pensare e proprio per questa sua maniera di stare tra la vita e la letteratura ha tanti lettori, tante traduzioni, tanti riconoscimenti.
Antonio Stanca
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.