Su “Alda Merini mia madre”
di Marcello Buttazzo –
Lunedì 17 febbraio, alle 18,30, al teatro Koreja, Emanuela Carniti ha presentato il suo libro ”Alda Merini, mia madre”, edito da Manni Editori. A dialogare con la figlia maggiore della grande poetessa dei Navigli c’era la scrittrice Elisabetta Liguori. Quando ero più giovane, ho molto amato Alda Merini. Poetessa sublime, dell’amore spirituale e carnale, della vita. Voce degli ultimi, dei diseredati, degli sconfitti. Donna complessa, dai centomila carismi, devota alla maestra poesia. Innamorata dei poeti “maledetti” e orfici, come Dino Campana, donna generosa, che ha traversato la seconda parte del Novecento letterario con la forza evidente e la potenza inerente dei suoi versi memorabili. S’è scritto tanto, negli anni passati, della malattia che, in certi momenti, ha scosso le sue energie più intime, più pure, più illese. Nella raccolta di liriche “la Terra Santa”, suo capolavoro del 1984, dove evoca la triste esperienza manicomiale, la poetessa dei Navigli scrive, fra le altre cose, “anche la malattia ha un senso, una dismisura, un passo, anche la malattia è matrice di vita”. La malattia, se metabolizzata, digerita, se mutuata in nuove sorgive aurore vitali, può far sbocciare versi meravigliosi e donarci persone d’una umanità stupefacente. Ricordo che, più di venti anni fa, nelle librerie di Lecce prenotavo e mi procuravo tutte le raccolte della sterminata produzione della poetessa. Ma adesso, in queste poche righe, vorrei solo prefigurare la sensazione benigna che ho provato, lunedì sera, al teatro Koreja. Ho potuto incontrare tante amiche e tanti amici. Emanuela Carniti è una donna dolce, con gli occhi fondi di luna di Alda. Emanuela ci ha donato un’immagine semplice e veritiera della grande madre, senza orpelli o edulcorazioni varie. Ancora una volta, ho potuto apprezzare la bellezza umana di Elisabetta Liguori, una donna appassionata della vita e della poesia, una scrittrice che stimo per competenza e visione liberale dell’esistente. Elisabetta con discrezione, con avvedutezza, con cura, ha saputo interloquire con Emanuela Carniti. Elisabetta ha saputo cogliere tratti salienti della vita e della poetica di Alda Merini. Con delicatezza, s’è approssimata all’universo intimo di Emanuela. Elisabetta, scrittrice raffinata e donna saggia, ha saputo toccare corde sensibili, senza essere mai invasiva. Manni Editori aveva, in passato, pubblicato diverse raccolte di Alda Merini. Che, a partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, era diventata ormai un’icona pop. Ma resta, pur sempre, una delle più importanti poetesse del Novecento letterario italiano. Soprattutto, la più amata dai giovani e meno giovani. Marcello Buttazzo
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