Storie del popolo che fa la Storia
di Marcello Buttazzo
Martedì 5 gennaio, in seno alla seguitissima rassegna “Le Mani e l’Ascolto”, al Fondo Verri di Lecce, Rocco Boccadamo ha presentato il suo ultimo libro “Anita, detta Nnita”, pubblicato da Spagine Edizioni. Conosco Rocco da qualche anno, ma è come se lo conoscessi da sempre. Lo incrociai, per la prima volta, nel settembre 2012, a Lucugnano, a Palazzo Comi. Per la rassegna “I giorni dell’armonia”, presentavo la mia silloge “E ancora vieni dal mare”, in compagnia dei miei cari Vito Antonio Conte e Giuliana Coppola. Rocco era presente. Gli donai la mia raccolta di poesie, con la dedica “la scrittura getta un ponte”. Giorni dopo, lui, con estrema pulizia e delicatezza, riportò il dettagliato racconto dell’incontro di poesia, che venne pubblicato su una rivista in Rete. Ma io Rocco lo conosco da tempo immemore. Per intanto, sfogliando i quotidiani pugliesi, avevo già letto il suo nome nelle rubriche delle lettere al direttore. Rocco alloga dentro me da sempre, anche da prima che lo incontrassi, perché la sua gentilezza, la sua grazia, la beltà del suo agire, sono un inesausto giacimento di virtù, di calie preziose, di cui io ebbi sete da fanciullo e da allora andai in cerca come paziente rabdomante. Rocco è autore di numerosi volumi. L’ultimo “Anita, detta Nnita” raccoglie lettere ai giornali e appunti di viaggio. La serata di martedì 5 gennaio, al Fondo Verri, è stata molto partecipata, molto calorosa, una carezza, un sentito abbraccio a Rocco da parte d’un pubblico attento e desideroso d’ascoltare storie nitide, dirette, senza orpelli e infingimenti, che sanno andare al cuore. Fra il pubblico, era presente anche Anita, detta Nnita, un volto marittimese, una splendida donna classe 1930, bellissima e prorompente da giovane, ancora oggi pimpante, che ha ispirato il nostro autore. È stata davvero una feconda serata. Tutti assorti nell’ascoltare la voce calda e suadente di Mauro Marino e le parole materne, che sanno accogliere come nessuna donna al mondo, di Giuliana Coppola. Boccadamo è un narrastorie salentino. I protagonisti delle sue pagine sono gli umili, gli ultimi, la gente del popolo. Il popolo che fa la Storia. Marittima e Castro, sue terre natie, sono sovente presenti nei suoi racconti di esistenze semplici, decorose, che conoscono pienamente il tempo, che respirano le albe e le notti stellate, che misurano gli istanti delle sere. Che conoscono la fatica rossosangue del lavoro quotidiano, che sanno specchiarsi nella gioia, nel dolore, nelle lacrime, nella soavità. Rocco che pure ha vissuto per anni, per motivi di studio e di lavoro, lontano dalla sua terra natia, ha saputo con alacrità e plasticità sradicarsi e, al contempo, radicarsi sempre più alla sua contrada di marroni zolle assolate. Marittima e Castro, e i loro mari di lucentezza adamantina, sono una memoria vivida e perenne, sono un Dna di sapienza e amore. Con la terra del padre e della madre, che naviga nel sommerso e nel manifesto, si viaggia e si va alle scaturigini dell’essere. Molto opportunamente e felicemente, l’incontro con Rocco Boccadamo s’è svolto al Fondo Verri, che è una Casa dell’anima, luogo eletto della scrittura e della poesia e della musica, un’oasi risplendente, che barbaglia di diverse storie e di autori di varia natura. Il Fondo Verri promuove l’arte e la cultura con pragmatismo e lirismo, diffonde e veicola l’aggregazione fra le generazioni, favorisce meravigliosamente la socializzazione delle conoscenze.
Marcello Buttazzo
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