di Antonio Stanca –

Ai giorni nostri molta produzione letteraria, soprattutto narrativa e soprattutto quella degli autori occidentali, si mostra impegnata a fare suoi i temi della protesta, della contestazione circa i moderni sistemi di vita, i temi della società, della cultura di massa, della crisi dei valori morali, spirituali. Sono gli aspetti più evidenti dei tempi moderni e che gli scrittori ne facciano argomento delle loro opere è più che naturale. Sempre in letteratura hanno trovato riflesso gli avvenimenti culturali, civili, sociali, la vita, la storia dei corrispondenti periodi di tempo. Sempre l’autore ha lasciato intendere, tramite la vicenda rappresentata nella sua narrazione quanto pensava a proposito di quel che stava succedendo, sempre ha costruito delle situazioni, ha creato dei personaggi attraverso i quali era possibile capire la sua posizione di assenso o dissenso. Non è una novità che lo si continui a fare. Quel che sorprende è la maniera con la quale ora si fa. La posizione dell’autore d’oggi spesso non trapela da una vicenda costruita, non consiste in significati, in insegnamenti che si propone di trasmettere, non risalta dal complesso di quanto scritto, rappresentato ma si riduce alla forma espressiva. Tramite linguaggi rimasti finora estranei alla letteratura, carichi di tensione se non di violenza, si vorrebbe dire del proprio scontento, della propria avversione riguardo alla vita, al mondo che si è costituito. E’ come se non si potesse attendere, come se non si volesse elaborare una situazione alla quale affidare il messaggio cercato, come se si avesse fretta di accusare e lo si facesse in modo improvviso quando non volgare. Ne risultano opere dalla forma gravemente impropria e questo rischia ormai di diventare un altro aspetto della grave crisi della quale esse vorrebbero dire.

Non dovrebbe l’opera immedesimarsi, diventare lo specchio fedele di quanto vuole discutere, dovrebbe rimanere distante,al di sopra. Per far questo, però, servono autori che sentano il loro lavoro come un impegno che riguarda non solo il contenuto ma anche la forma, che non riducano la loro opera ad una serie d’immagini, di parole atte solo a impressionare, attirare. Ed invece questo fanno oggi tanti autori, un linguaggio da pubblicità sembrano aver scelto senza tener conto che essere moderni non significa soltanto vedere stampate parole, espressioni che non lo sono mai state ma significa anche perseguire un significato.

Antonio Stanca