Romano Màdera, la filosofia dell’umanità
di Antonio Stanca –
Un’edizione speciale dell’ampio saggio filosofico di Romano Màdera, Lo splendore trascurato del mondo (Una mistica quotidiana), è uscita allegata a la Repubblica per la serie “Il senso della vita” su licenza Bollati Boringhieri. L’opera è dell’anno scorso. Màdera, filosofo e psicoanalista, ha svolto il suo lavoro accademico prima in Calabria, poi alla Ca’ Foscari di Venezia ed infine alla Milano-Bicocca. In Calabria era stato incaricato per Filosofia delle Scienze Sociali, a Milano sarà Ordinario di Filosofia morale e di Pratiche filosofiche.
È nato a Varese nel 1948, è cresciuto a Malnate, in periferia. Di famiglia piuttosto agiata aveva avuto difficoltà ad inserirsi nella comunità contadina, operaia del posto. Non era rimasto, tuttavia, lontano dai problemi, dai bisogni delle classi sociali più umili e fin da ragazzo, da quando frequentava le superiori, si era sentito animato da ideali di giustizia sociale, di riscatto, di promozione dei poveri. Prima aveva pensato che la religione potesse provvedere a tanto e aveva creduto di farsi un suo rappresentante, di andare in seminario. Poi aveva visto nella politica delle opportunità maggiori per risolvere quei problemi, aveva frequentato partiti politici di estrema sinistra. Deluso era più volte rimasto, aveva cambiato partito. Sono gli anni ’70, è poco più che ventenne, sta a Milano, è il periodo degli studi universitari. Quelli che gli erano parsi riferimenti importanti per le questioni politiche non lo erano stati. A venticinque anni perderà il padre, avrà una “disastrosa” relazione sentimentale dalla quale nascerà un figlio: è in crisi, abbandona la politica e comincia a scrivere di sé, a produrre diari fidando nella loro funzione di cura, di terapia per quanto gli sta succedendo. Intanto sta maturando il suo pensiero filosofico e nel 1977 pubblicherà la prima opera, Identità e feticismo. Da lì a poco sarà chiamato in Calabria ad insegnare presso l’Università e d’allora fino alla Bicocca di Milano, fino ad oggi che ha finito con l’Università, si potrà assistere ad un Màdera impegnato a concepire, pubblicare opere filosofiche che, insieme a sue iniziative concrete, a suoi progetti reali, avessero un valore, una funzione didattica, facessero della filosofia un esercizio della mente, un modo per liberarla da quanto può disturbarla, ostacolarla e permetterle di procedere sicura, capace. Alla Ca’ Foscari di Venezia per operazioni di questo genere coinvolgerà colleghi e allievi, farà loro praticare, in maniera diversa, quegli “esercizi spirituali” che erano stati della tradizione filosofica più antica e che miravano all’acquisizione di quell’equilibrio fisico e psichico, di quella misura, di quella saggezza necessarie a vivere bene, a stare bene con sé e con gli altri. Presso la Ca’ Foscari sorgerà, nel 2002, il primo “Seminario Aperto di Pratiche Filosofiche”, si creerà una vera e propria comunità di praticanti e Màdera sarà il fondatore e il direttore dell’operazione. Trasferitosi alla Bicocca ripeterà il “Seminario” arricchendolo di altri elementi. Questo lavoro di ampliamento dei suoi progetti porterà alla nascita, a Milano, dell’associazione “Philo-Pratiche filosofiche” e della “Società di Analisi Biografica a Orientamento Filosofico” (SABOF). Sarà lui il fondatore di questo metodo che tanta diffusione avrebbe avuto. Sarà lui a mettere insieme filosofia, psicologia e psicoanalisi, a ricavarne un sistema d’indagine utile anche per altri studiosi. Altre importanti iniziative promuoverà Màdera, altre creazioni verranno, anche all’estero sarà conosciuto, seguito. Non si fermerà, avrà sempre collaboratori, insieme penseranno, faranno. Neanche adesso ha cessato di farsi vedere, sentire, leggere. Un personaggio d’eccezione è ormai. In questa dimensione dell’analista filosofo rientra il recente Lo splendore trascurato del mondo (Una mistica quotidiana). L’opera appartiene a pieno titolo a quanto è concorso a formare quella concezione terapeutica che Mádera ha della filosofia, quella funzione pedagogica che le ha assegnato fin dall’inizio e che aveva le sue radici più remote in quel giovane politico di sinistra, in quell’acceso sostenitore di ideali di pace, libertà, giustizia, uguaglianza che lui era stato. In essa Mádera compie un percorso quanto mai lungo e ricco di testimonianze, citazioni al fine di provare come l’esperienza cosiddetta “mistica” non è solo di carattere religioso, non appartiene solo al passato, non riguarda solo certe persone come si è sempre creduto ma può essere di ogni genere, di ogni tempo compreso quello attuale ed è possibile ad ogni persona. Si tratta di un frangente, di un momento di vita che può consistere in un’immagine, in una visione, in un’illuminazione, in una sensazione che procura a chi la prova uno stato di pienezza, lo immette nella totalità dell’essere, nell’immensità dell’universo, moltiplica le sue capacità, le sue possibilità, lo fa andare oltre ogni limite, lo fa sentire infinito, eterno. È un fenomeno che per quanto eccezionale fa parte della vita, di quella di ogni giorno e Mádera nel libro è andato a scoprire questo miracolo, questo “splendore trascurato del mondo”, lo ha documentato, ne ha fatto “una mistica quotidiana”. È un “sentimento oceanico”, è quello che fa superare i limiti dell’umano, fa acquisire qualità divine, porta dove c’è tutto e per sempre. Un’umanità consapevole di tanto, spiega il filosofo, un’esistenza possibile di tanta estensione si scoprirebbe vicina, uguale in ogni parte del mondo, abbandonerebbe ogni rivalità, ogni conflitto per partecipare del bene ovunque diffuso, della pace universale, quella possibile quando cade ogni differenza, ogni distanza.
Ancora una volta Màdera mostra di perseguire uno scopo terapeutico, didattico con la sua filosofia. Stavolta lo scopo non è limitato, specifico ma riguarda l’umanità intera e opere di questo genere, la loro conoscenza, la loro diffusione, la pratica, l’esercizio delle loro verità lo potrebbero far raggiungere.
Un’anima del mondo estesa a tutti i suoi abitanti, una spiritualità totale nella quale tutti potessero ritrovarsi, riconoscersi, una vita senza differenze, senza contrasti: è un progetto ambizioso, è il progetto di Màdera, di quel ragazzo che, escluso dai suoi coetanei, aveva già allora cominciato a pensare a come si potesse fare per stare tutti insieme e meglio, che, animato da questa aspirazione, aveva fatto tante esperienze fino a diventare il banditore di un bene cosmico.
Un umanesimo globale sarebbe quello capace di salvare la terra dalla rovina che la sta travolgendo: lo vuole Màdera, è la sua filosofia, lo va proclamando in questo libro. Un racconto, un lungo racconto sembra tanto semplice è il suo procedere, tanto facile il suo muoversi tra tempi, luoghi, personaggi, avvenimenti, documenti diversi, lontani, tanto sorprendente la sua capacità di non perdere mai il filo che tutti li collega, tutti li unisce. Ad un’interminabile scoperta conduce il filosofo nell’opera, non finisce di meravigliare. Anche un abile narratore si è rivelato.
Antonio Stanca
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.