Romagnoli e la sua nuova dottrina
di Antonio Stanca-
A Gennaio di quest’anno, nella “Universale Economica” della casa editrice Feltrinelli di Milano, è uscita la prima edizione di Solo bagaglio a mano, breve volume di Gabriele Romagnoli, giornalista, scrittore e sceneggiatore italiano.
Romagnoli è nato a Bologna nel 1960 e nel 1987, a ventisette anni, ha esordito nell’ambito della scrittura con Undici calciatori, racconto che gli permise d’inserirsi nel progetto “Under 25” mirato a scoprire e favorire giovani autori.
D’allora Romagnoli non si è più fermato, in molte direzioni si è cimentato, molto ha fatto, molto ha scritto e di genere diverso. Ha collaborato e collabora con riviste e giornali di livello nazionale e internazionale, è stato più volte inviato speciale in molti paesi del mondo, ha abitato al Cairo, a Beirut, a New York, ha rivestito e riveste cariche importanti in ambito editoriale e televisivo, si sposta quasi in continuazione perché molti sono diventatii compiti ai quali deve assolvere. Alcune sue opere sono state premiate, altre hanno avuto riduzioni televisive alle quali, a volte, si èdedicato lo stesso autore.
Un instancabile viaggiatore, un conoscitore di molte lingue, un uomo molto colto, un giornalista che spesso trae dalle sue esperienze i temi della sua narrativa riuscendovi così bene, mostrandosi così sicuro nella elaborazione dei contenuti e nell’uso del linguaggio da far pensare alle sue come a delle doti naturali sempre possedute e sempre migliorate. E’ la figura del nuovo,moderno intellettuale quella del Romagnoli perché inserita nell’ambito umano e sociale del tempo, nel sistema dei più recenti mezzi di comunicazione. Vive e discute i problemi della sua e di altre nazioni, fa confronti, paragoni, prospetta soluzioni.
Anche per ragazzi ha scritto e come in quelle anche nelle altre opere la sua è la posizione di chi in nome di quanto ha conosciuto, visto, imparato, vorrebbe consigliare, orientare,trasmettere le proprie acquisizioni sicuro che possano servire. Si è trovato, Romagnoli, in tante situazioni, in tanti luoghi, in tanti momenti, tra tanta gente, ha assistito a tanta vita da aver pensato di non tenere tutto per sé.
Con Solo bagaglio a mano – opera che non è una vera e propria narrazione ma piuttosto un lungo saggio ricco di citazioni, di notizie relative ad avvenimenti del passato e del presente – Romagnoli vuole far sapere che dalle sue esperienze gli è derivata la convinzione che molto meglio si vivrebbe se si scaricasse quanto ogni vita tende ad accumulare nel suo corso. Molto pesante diventa il carico nel quale il passato si trasforma con il tempo, tanto pesante da ostacolare, frenare e, a volte, impedire il presente. Il peso del passato può diventare così grave, così ossessivo da far ammalare nella mente e nel corpo, da arrestare, imprigionare, privare della libertà, non far più vivere. Tantissimi sono gli esempi che a questo riguardo lo scrittore adduce nell’opera, li prende dalla cronaca, dalla storia, dalla letteratura, dalla filosofia, dall’arte, dal teatro, dal cinema, da tutto quanto la sua cultura, i suoi viaggi, le sue esperienze gli hanno procurato. È un quadro ampio, immenso quello che il Romagnoli compone nel libro, un quadro nel quale rientra ogni aspetto di quella condizione umana che lui vorrebbe liberare dai vincoli che l’hanno ridotta, limitata, annullata.
Non con una valigia pesante ma “solo con un bagaglio a mano” è bene viaggiare, dice, volendo esemplificare nel modo più chiaro quanto sostiene. Solo con quanto serve all’occorrenza bisogna compiere il viaggio della vita non con quanto è finito, non c’è più, solo col presente non col passato altrimenti si rischia di fermarsi, bloccarsi. Solo se si impara a rimuovere quanto è successo, a ripartire, a pensare oltre, a fare, ad agire per il nuovo si può dire di vivere.
È un invito quello del Romagnoli a considerare la vita come un’azione che va sempre rinnovata, un proposito che va sempre perseguito, un cammino che va sempre intrapreso.
È un messaggio che ha un certo fascino, quello di vivere una vita da esploratori, sempre attuale, sempre nuova, un messaggio che Romagnoli vorrebbe trasformare in una dottrina da seguire, da praticare. Trascura, però, che ciò proviene dalla sua vita, da una vita che gli chiede di essere leggero, veloce, libero e che non tutti possono vivere.
Antonio Stanca
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