di Mariateresa Protopapa

“Neve a Giugno” di Andrea Bufano

Andrea, scrive  con impressionante dovizia di particolari il percorso di una vita non vita che lo ha plasmato strada facendo nell’inconscio e nell’emotivo sviluppo del percepire e del sentire sia se stesso che il mondo. Mentre cadeva, Andrea forte dei suoi  esordi  e di tutta l’esperienza accumulata  negli anni in tema di illegalità non ha reso in tempi non sospetti possibile una possibile anticipata rinascita.

Si legge in “Neve a Giugno” che il suo esistere si dimenava costantemente in scelte dovute per inerzia, consuetudine, abitudine perché probabilmente al tempo dello sbaglio era drammaticamente facile cadere da una brace ad un’altra che godere della “bellezza del mare”. Andrea Bufano, in “Neve  a giugno” mette a nudo il suo esistere, il suo percorso sofferto, le sue angosce, le sue cadute, i suoi tentativi mancati, gli sbagli, le vittorie fittizie, gli inganni procurati e  procuratisi. Apparentemente il narrato sembra il cronologico racconto freddo e spudorato di un uomo pronto a tutto che aveva deciso di vivere o, o forse si era trovato a vivere a modo suo. Un modo di esserci che  con il tempo si è rivelato una bomba ad orologeria, perché l’Andrea che non aveva lasciato mai spazio a sentire il suo respiro e il battito del cuore autentico e non falsato da surrogati di felicità aveva troppo paura di cambiare percorso, sufficiente forza  per spogliarsi di tutto ciò che lo faceva sentire erroneamente al sicuro. Un giorno, quello della resa dei conti e della verità pretesa in nome di una innocenza dichiaratamente e ufficialmente provata l’amore per chi  lo ha generato  con amore, per chi ha lo stesso sangue e per chi si ama ha vinto. Andrea è rinato. E ora Andrea vive per testimoniare che è meglio la neve a giugno che la neve tutto l’anno. Ad maiora!