Nei misteri di Donato Carrisi
di Antonio Stanca –
Recentemente, con la ristampa del romanzo La donna dei fiori di carta per conto della casa editrice TEA, Donato Carrisi si è fatto notare di nuovo. L’opera era stata pubblicata la prima volta nel 2012 da Longanesi. E’ un autore sempre presente Carrisi, la sua attività non si limita alla scrittura narrativa ma comprende il giornalismo, la sceneggiatura, il teatro, la televisione, il cinema.
È nato a Martina Franca, in provincia di Taranto, nel 1973, ha quarantanove anni, è laureato in Legge e specializzato in Criminologia e Scienze del comportamento. Vive a Roma dove dal 2018 tiene un corso di “Scrittura di genere: thriller, noir, giallo, mystery” all’Università IULM. In verità Carrisi ha cominciato a lavorare quando aveva diciannove anni e si cimentava col teatro, prime commedie, primi musical. Nel 1999 era approdato alla fiction. Dal 2009 aveva iniziato come scrittore di romanzi o meglio di cicli di romanzi. Col primo romanzo, Il suggeritore, del primo ciclo, quello di Mila Vasquez, aveva vinto il Premio Bancarella. Scrittore era stato fino ai giorni nostri alternando questa attività con le altre suddette. Nel 2018 con il film La ragazza nella nebbia, tratto da un suo romanzo, vincerà il David di Donatello quale migliore regista esordiente. Altre volte altri premi riceverà. Una carriera carica di impegni e riconoscimenti è la sua.
Va notato che ovunque, in qualsiasi modo lo si veda impegnato, è sempre possibile riconoscere nelle sue opere motivi che ritornano, che si ripetono. Tende a riportare ogni vicenda, ogni situazione rappresentata ad una condizione sospesa, divisa, difficile da capire, risolvere. E’ la sua maniera, è l’atmosfera che ricorre in Carrisi. E’ sempre alla ricerca di quanto si cela, rimane segreto, diventa oscuro, del problema che si crea, di cosa, di come si compone. Sempre fatta di molte verità, di molte realtà è la trama dei romanzi o degli spettacoli. Misterioso, complicato gli piace essere e tale rimane per molto tempo nell’opera prima di mostrare risolto l’enigma. Anche ne La donna dei fiori di carta, romanzo che non rientra in nessuno dei cicli dello scrittore, Carrisi costruisce una situazione carica di misteri, nella quale molti sono gli elementi che la percorrono, che rimangono lontani, irraggiungibili ma che vicini, identici finiscono col diventare. Ad un gioco sembra di assistere, ad una partita a scacchi dove mossa dopo mossa ci si avvicina a quella finale, risolutiva.
L’opera è ambientata negli anni della prima guerra mondiale quando sulle Alpi, alle pendici del monte Fumo, si scontravano l’esercito italiano e quello austriaco. E’ inverno, neve e ghiaccio tutt’intorno, gli italiani hanno fatto prigionieri un ufficiale e alcuni soldati nemici e così hanno fatto gli austriaci. Presso il comando austriaco si pensa di proporre agli avversari uno scambio dei prigionieri in modo da salvare loro la vita. E’ importante, però, sapere come si chiamano gli italiani catturati e in particolare l’ufficiale. Questo compito viene affidato al medico di trincea, Jacob Roumann. Lui dovrà scoprire il nome dell’ufficiale prigioniero. Andrà a trovarlo nella grotta dove era tenuto e pian piano gli farà superare l’iniziale reticenza a parlare. Giungeranno a parlarsi e per molto tempo, per l’intero romanzo. Saranno tre le domande che il medico gli porrà e intorno alle risposte ed ai continui chiarimenti richiesti, si svolgerà l’opera del Carrisi. I loro discorsi porteranno a tempi, luoghi, eventi, personaggi lontani, da favola, da leggenda. Come nelle favole distanze lunghissime saranno colmate, momenti estremi saranno vissuti ma senza risposta rimarranno quelle domande. Si crederà impossibile trovarla, scoprire un collegamento, un contatto, un richiamo tra tanta varietà, tanta diversità, tanta distanza di tempo e di luogo. Ed invece emergerà da solo, da solo affiorerà quel che serviva a sciogliere il nodo che si era creato. Senza accorgersi si rientrerà tra i procedimenti propri del Carrisi, quelli che lo portano a chiarirsi dopo che tanto oscuro è stato.
Sorprende come lo scrittore riesca a far apparire naturale lo svolgimento di una vicenda molto intricata. Giunge all’eccesso Carrisi ma rimane lucido, lo vede come un aspetto tra gli altri del vivere, lo porta a compimento. Possiede lo scrittore quanto, di contenuto e di forma, serve per essere difficili e pure facili.
Antonio Stanca
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