di Antonio Stanca –

Manuel Vázquez Montalbán è nato a Barcellona nel 1939 ed è morto d’infarto all’aeroporto di Bangkok nel 2003, a sessantaquattro anni. E’ stato uno dei maggiori autori spagnoli contemporanei, è stato giornalista, scrittore, poeta, saggista, storico, la sua fama ha superato i confini nazionali, i suoi libri hanno avuto molte traduzioni e molti riconoscimenti. Tra gli altri, nel 1995, il Premio Nacional de las Letras Españolas per l’intera produzione letteraria. In Italia sono stati Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri a favorire la sua conoscenza e dal suo cognome Camilleri ha tratto quello del suo noto commissario di polizia. 

Molto umili erano state le origini di Montalbán. Aveva cinque anni quando conobbe il padre che era stato in carcere per motivi politici. Anche Manuel sarà in carcere per gli stessi motivi e qui scriverà la sua prima opera, il saggio Informe sobre la información del 1963. Si era, però, già laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università di Barcellona e nella stessa città aveva studiato giornalismo. All’attività giornalistica si dedicherà una volta fuori dal carcere finché, nel 1967, non compariranno le prime raccolte di poesie e le prime opere di narrativa. Saranno gli anni ’70 a vedere l’inizio di quei romanzi di Montalbán che hanno come protagonista il commissario Pepe Carvalho, quelli che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, che hanno fatto amare in particolare le sue opere di genere poliziesco. Anche di opere di teatro sarà autore, persino di gastronomia scriverà ma i romanzi, i racconti del detective Carvalho risulteranno i più cercati, i più letti perché completamente nuova, originale sarà la sua figura. E’ diverso Carvalho da ogni altro commissario di polizia, è diverso il suo modo di pensare, di fare. Ha le qualità del poliziotto, sa intuire, sospettare, supporre, prevedere, collegare, indagare, sa muoversi con precisione, ha notevoli capacità fisiche e, tuttavia, si comporta, parla come una persona comune, partecipa di situazioni comuni, di piaceri, dolori comuni. Non si lascia mai scoprire se non quando è inevitabile.

Sempre più vasto è diventato il pubblico di questo personaggio, sempre più letti i libri che di lui dicono. Tra questi rientrano i tre racconti della raccolta Storie di fantasmi, che risale al 1987 e che ad Aprile del 2018 è stata ristampata dalla Feltrinelli di Milano. La traduzione è della scrittrice Hado Lyria. 

In genere Montalbán si fa notare per un linguaggio molto scorrevole, molto chiaro, molto sicuro, per la capacità di avvincere il lettore fin dall’inizio, fin da quando comincia a costruire una vicenda che si andrà sempre più articolando, che assumerà aspetti, elementi sempre nuovi, si arricchirà di particolari, diventerà uno spettacolo composto da tante parti, susciterà la meraviglia, lo stupore del lettore.

Come si costruisce un’opera e come la si esprime: sono i segni di uno scrittore vero, sono i segni di Montalbán.

Il discorso di un amico che mira a sorprendere, ad incuriosire chi lo ascolta sembra la sua scrittura. In particolare quella poliziesca è facile, è semplice ma è pure carica di segreti e di altri si va caricando nel suo percorso fino a svelarli tutti insieme. A questo effetto di rivelazione finale lo scrittore tende e lo ottiene tramite il suo commissario, in lui si trasferisce, lui trasforma nel personaggio capace di scoprire sempre nuove verità, di preparare lo spettacolo ultimo.

Ma nonostante sia questa la maniera perseguita dal Montalbán di Carvalho e amata dai suoi lettori, succederà qualche volta che la rivelazione finale non sia completa, non avvenga del tutto. Sarà quando, come in questi racconti, lo scrittore vorrà indagare, tramite il suo detective, su avvenimenti che hanno origini remote, che sono entrati a far parte della tradizione orale di certi posti, che sono stati adattati ai tempi, alle generazioni che si sono succedute.

Le storie dei racconti di questa raccolta, Una sconosciuta che viaggiava senza documentiLa nave fantasma ePablo e Virginiarimangono prive di una verità definitiva. Nonostante la sua applicazione, la sua capacità d’intuito, di supposizione Carvalho non riuscirà a portare alla luce tutto quanto aveva fatto parte di quelle vicende, non capirà come la “sconosciuta” ragazza che fa l’autostop su una strada intorno a Barcellona venga vista solo qualche volta e da qualche persona che ne rimane spaventata, come il “María Asunción”, un peschereccio scomparso molti anni addietro nelle acque delle isole Canarie, ricompaia improvvisamente anche se per brevissimo tempo e per il terrore dei pescatori che si trovano nei paraggi, da chi e perché sono stati uccisi i due ragazzi, Pablo e Virginia, che erano andati in vacanza su un’isola quasi disabitata.

In ognuno di questi luoghi, in ognuna di queste storie Montalbán fa andare Carvalho. Tra fantasmi lo fa muovere. Molto arriverà a sapere ma non tutto poiché tanto è il tempo trascorso, tante le versioni che delle storie sono state fatte, che leggende sono diventate. Il mistero si è infittito, è difficile scioglierlo, i protagonisti di allora sono i fantasmi di adesso. Come si può fare se i primi tempi rimangono molto lontani e quelli recenti sono abitati da figure che appaiono e scompaiono? Si deve accettare di rimanere tra quanto scoperto e quanto immaginato, tra verità e fantasia, persone e apparizioni. 

Antonio Stanca