Maurice Leblanc e il genio di Arsène Lupin
di Antonio Stanca –
Dalla “Universale Economica Feltrinelli” è stato recentemente riedito Arsène Lupin, ladro gentiluomo, una raccolta di racconti di Maurice Leblanc, scrittore francese vissuto dal 1864 al 1941 e creatore del famoso personaggio. L’opera risale al 1907 e molte altre Leblanc dedicherà a Lupin, lo renderà eccezionale, unico nel suo genere. Lo mostrerà capace di assumere diverse identità, trovarsi in diversi posti, frequentare, con altro nome, l’alta società francese, venire a contatto con illustri personaggi maschili e femminili, entrare nelle loro case, far parte della loro vita ed essere il loro ladro. Lo si vedrà architettare i sistemi più ingegnosi, compiere i furti più clamorosi, ma saprà pure soccorrere chi è caduto in disgrazia, essere generoso. “Ladro gentiluomo” sarà la sua etichetta, quella che lo distinguerà da ogni altra precedente figura di scassinatore, borseggiatore comparsa nella letteratura, nella storia. Accanto all’immoralità c’era in lui la bontà, accanto alla perversione l’intelligenza, accanto alla cattiveria l’eleganza, la raffinatezza, il gusto dell’ironia, il piacere della seduzione. Tante, infinite cose era capace di fare, di essere il “bandito” di Leblanc, non solo di male era fatto ma anche di bene e sempre disinvolto, intraprendente, sicuro si mostrava. Molto seguite saranno le sue imprese, molto lette presso il grande pubblico e negli ambienti alti. Un personaggio popolare, leggendario diventerà, entrerà a far parte dell’opinione pubblica mondiale, del suo patrimonio culturale. Le opere di Leblanc che dicono di Lupin avranno molte traduzioni, ai nostri giorni giungerà la loro conoscenza, saranno ridotte per il cinema e la televisione. Non si distinguerà tra la fama dell’autore e quella del personaggio.
E pensare che Leblanc non era arrivato subito a Lupin ma col tempo e per caso, che, venuto a Parigi da Rouen, dove era nato, aveva cercato il successo in tanti modi, aveva pure scritto di narrativa ma non era stato notato nonostante godesse di amicizie molto autorevoli quali quelle con Flaubert e Maupassant. Sarà nel 1905, quando l’editore parigino Pierre Lafitte gli chiederà un racconto particolare che favorisse l’uscita di una sua rivista, che Leblanc penserà alla figura di Arsène Lupin. Quel racconto sarà la prima apparizione del personaggio e per Leblanc il successo tanto a lungo cercato. Nonostante tutto lo scrittore non ne era convinto, pensava ad opere diverse. Ci vorrà del tempo ma si convincerà e a Lupin dedicherà tanta parte della sua produzione. In tante avventure lo farà vedere soprattutto quando si stabilirà nella nuova casa ad Ètretat, nella sua Normandia. I paesaggi, gli elementi naturali di quella terra faranno da continuo sfondo alle imprese di Lupin, alle opere di Leblanc che le narreranno. Tra le prime ci sarà questa raccolta di racconti. Sono soltanto nove ma sono sufficienti a introdurre nella vita di un personaggio così vario, così capace, così originale. Diversi sono i tempi, i luoghi, i protagonisti di questi racconti ma sempre uguale è lo spirito, il coraggio, il fascino di Lupin. Sono gli aspetti che lo hanno fatto amare fin dall’inizio. La sua lettura coinvolge subito, mai ci si stanca di sentire cosa dice, di sapere dove va, cosa fa, con chi sta. Suggestivi sono gli ambienti di questi racconti. Spesso sono dimore signorili, antichi castelli abitati dall’alta nobiltà francese che ha ascendenti reali se non imperiali. Inserito nella vita che vi avviene è Lupin, è travestito da ospite tra i più eleganti, i più raffinati, i più graditi. Tutti crederanno alle sue qualità, alle sue parole, nessuno penserà che sta studiando ogni particolare della casa o del castello, che sta elaborando un piano d’azione per arrivare a quanto di prezioso vi è nascosto, a gioielli tra i più rari dell’intera Francia. Li ruberà senza lasciare traccia, senza che nessuno possa capire chi è stato, come ha fatto, quando l’ha fatto. Sempre così sarà con Lupin e da questa sua maniera verrà per lui e il suo autore una fama che non è ancora finita. Vi ha contribuito anche l’esposizione di Leblanc, la sua capacità di procedere tenendo sempre sospeso chi legge, sorprendendolo sempre, creando un’atmosfera di continua attesa. Attesa delle verità nascoste, dei riferimenti segreti, della vita che sta oltre le apparenze, di quanto è vero ma anche falso come appunto è Lupin, un gentiluomo ma anche un ladro.
I temi e pure i modi sono serviti per un simile successo, non si vale tanto se non c’è tanto!
Antonio Stanca
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