L’umanesimo di Giacomo Mazzariol
di Antonio Stanca –
Come dice nei ringraziamenti tenuti alla fine dell’opera l’autore ha avuto bisogno di aiuto, collaborazione, sostegno per farla ma il concepimento, la realizzazione sono stati suoi e risalgono a quando aveva diciannove anni. Si sta parlando di Giacomo Mazzariol che a quell’età pubblicò Mio fratello rincorre i dinosauri (Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più), suo primo romanzo. L’anno precedente era stato un video da lui caricato su You Tube e intitolato The Single Interview. Entrambi, video e romanzo, avrebbero avuto grande successo, il romanzo sarebbe rimasto più di due anni in cima alle classifiche dei libri più venduti e nel 2019 sarebbe diventato un film. La sua prima pubblicazione, nel 2016, era avvenuta per conto di Einaudi mentre lo scorso Giugno è stato riproposta da Mondadori Libri.
Con Einaudi Mazzariol nel 2018 aveva pubblicato anche Gli Squali. Attualmente su “la Repubblica” tiene un blog intitolato Generazione Z. Nato a Castelfranco Veneto nel 1997 il suo sembra un successo destinato a continuare giacché capace si mostra il giovane autore di nutrire molti interessi, di cogliere la verità, la gravità, l’urgenza dei problemi individuali e sociali comportati dai tempi moderni, d’indicare la possibilità di una loro soluzione e di esprimersi con la chiarezza, la facilità di un linguaggio privo di ogni alterazione. É un caso eccezionale, è determinato, sostenuto dall’azione del corpo e dello spirito, non ha dubbi, è naturale, spontaneo, è giovane. È un messaggio quello del Mazzariol che conosce la fatica, la difficoltà di arrivare a formularsi ma che non esita ad affrontarle convinto di riuscirci. Anche in Mio fratello rincorre i dinosauri lo scrittore dà prova di queste qualità e lo fa in maniera ancor più convinta dal momento che la vicenda, la situazione rappresentata è quella propria di casa sua, quella del rapporto tra lui e il fratello Giovanni affetto da sindrome di Down. Lui era ancora bambino quando nacque Giovanni e molto tempo sarebbe passato perché capisse che era “diverso”, che il suo problema non si sarebbe mai risolto, che avrebbe sempre avuto bisogno di aiuto e che a lui, unico figlio maschio della famiglia, sarebbe spettato questo compito. Anche la sua vita ne sarebbe stata condizionata, limitate sarebbero state le sue aspirazioni, ridotte le sue ambizioni. Una fase di smarrimento era iniziata per Giacomo, non sapeva come dividersi tra le cose sue e quelle di Giovanni. Non rinuncerà, tuttavia, a stargli vicino anche se eviterà per molto tempo che all’esterno della casa, della famiglia, si sappia del fratello. Gli sembrava di dover riconoscere insieme ai suoi una mancanza, una sconfitta.
La situazione andrà avanti, il tempo passerà, Giacomo e Giovanni cresceranno, per entrambi arriveranno gli anni della scuola. Di Giovanni si saprà, lo si vedrà ma insieme a questa rivelazione ci sarà l’altra delle sue acquisite capacità, abilità nel capire tante cose, nel compiere tante azioni. Giacomo ne sarà contento, supererà lo stato di confusione al quale sembrava destinato, diventerà orgoglioso di Giovanni, ne parlerà, lo farà vedere, scoprirà che può avere, può vivere una vita sua anche se nei limiti consentiti dalle sue condizioni.
Era servito stragli sempre vicino, seguirlo, parlargli, consigliarlo. Ora ce la faceva quasi da solo, l’aiuto assiduo era valso, l’aveva reso quasi autonomo. Avevano vinto i due fratelli su un destino che sembrava inalterabile, inevitabile. Cambiata era la situazione rispetto alle premesse, modificati gli esiti rispetto agli inizi. L’aiuto, la collaborazione, l’amore, il bene avevano vinto.
Conclude il romanzo il Mazzariol con questo che costituisce un messaggio, un invito a non disperare nemmeno di fronte alle peggiori avversità, a non desistere, a procedere, a credere nella volontà, nell’impegno.
È una forma di umanesimo quella del giovane scrittore, non ha ancora i tratti definiti di una vera e propria concezione, è spontanea, immediata ma questo non limita il suo valore, la sua funzione. È il motivo del successo dell’opera insieme all’altro di un linguaggio così semplice, così familiare da risultare vicino a quanto dice e a chi lo dice.
Antonio Stanca
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