di Antonio Stanca –

Anthony Trollope è nato a Londra nel 1815 e qui è morto nel 1882. È stato uno dei maggiori scrittori dell’Ottocento inglese, uno dei più prolifici del mondo. Aveva studiato in scuole importanti ma in seguito dissesti economici avevano costretto la famiglia ad emigrare in Belgio. Lui era rimasto in Inghilterra dove nel 1834 si era impiegato presso le Poste. Divenuto ispettore postale, nel 1841 era stato trasferito in Irlanda e qui aveva cominciato a scrivere. Molto successo di pubblico e di critica avrebbero avuto le sue opere fin dall’inizio. Prima saranno racconti e novelle, poi nel 1855 verrà il romanzo L’amministratore che lo farà conoscere meglio. D’allora la sua fama andrà sempre crescendo anche se in Italia tarderà a giungere. Quel romanzo sarà uno dei primi del “ciclo del Barsetshire”, serie di opere narrative impegnate a trattare dei problemi politici e sociali di quell’epoca, a rappresentare tramite la vita, la società, gli usi, i costumi dell’immaginaria contea di Barsetshire quanto succedeva nella realtà del tempo.

Ci sarà, poi, il periodo dei viaggi: Trollope sarà in India, in Egitto, in America, i viaggi diventeranno i temi di alcuni suoi libri e, tornato in Inghilterra, nel 1868 prenderà parte alle elezioni nelle file del partito liberale. Perderà e intanto trasferirà questa esperienza in un’altra serie di opere, il “ciclo Palliser”. Saranno romanzi politici, diranno di quanto avviene, di come si sta, di cosa si fa nella politica dell’età vittoriana. Del 1875 sarà La vita oggi, romanzo che rientra in questa serie e che è considerato il suo capolavoro per come riesce ad essere vero, autentico e allo stesso tempo velatamente ironico. La rappresentazione della realtà, della sua verità è l’aspirazione maggiore dello scrittore insieme all’altra di diffonderle tramite opere dove una voce narrante, quella di un “immaginario, austero signore”, dichiara di voler dire di quanto ha saputo o gli è giunto dall’esterno, dagli altri. Parlerà in prima persona al lettore, instaurerà con lui una conversazione, userà un linguaggio molto discorsivo che lo farà sentire partecipe, coinvolto e gli farà amare quanto legge. Semplice, facile riesce questa maniera di scrivere e di leggere.

Un altro elemento che spesso ricorre in Trollope è la presenza femminile, la condizione della donna nell’epoca vittoriana, le difficoltà, gli ostacoli, i limiti, i problemi dei quali ancora soffre.

Anche nei racconti della raccolta Natale a Thompson Hall le donne sono i personaggi principali. L’opera risale al 1877, fa parte del “ciclo del Barsetshire” ed ora è stata ristampata per conto della Sellerio, nella collana “La memoria”. La traduzione è di Chiara Rizzuto.

La signora Brown si perde nei corridoi di un grande albergo e finisce nella stanza di uno sconosciuto che crede sia suo marito; la signorina Isabel non sopporta Maurice, il giovane che le vuole bene, poiché ha detto che il Natale è una noia; la signorina Elizabeth pensa che una bella donna non possa essere mai completamente felice perché causa d’inquietudine è una bellezza perfetta e per questo rifiuta l’amore del giovane Godfrey; la signorina Ada è divisa tra l’amore che le vogliono due fratelli; la signora Horton èincerta tra il rispetto per il marito e l’affetto per il fratello. Tutte donne, tutte di famiglia agiata, tutte storie che succedono nel periodo di Natale sono le loro, che si svolgono in quelle grandi case inglesi dove si usa ritrovarsi in molti parenti durante le feste natalizie. I racconti del Trollope mostrano come in quelle circostanze possano avvenire le cose più strane, come certe situazioni possano complicarsi oltre ogni previsione, come le paure, i sospetti, i dubbi, le reticenze, i segreti possano acquistare un valore, una funzione capace di sovvertire verità fondamentali. Abilissimo si rivela lo scrittore nell’esame dei personaggi, nella costruzione delle loro vicende, nell’indagine dei loro sentimenti, nella descrizione dei loro ambienti, niente lascia d’inesplorato, di sconosciuto. A muoverlo sarà stato l’amore per la sua terra, la volontà di fare dell’Inghilterra, della sua vita, della sua società, della sua storia, la dimensione unica, inconfondibile di un’intera produzione narrativa, di mostrare il suo paese in ogni parte, in ognitempo, in ogni modo, di proporlo come capace di contenere, di valere tanto.

Antonio Stanca