L’impegno intellettuale nella ricerca letteraria di Matteo Bussola
di Antonio Stanca –
Di Matteo Bussola è uscito recentemente il terzo romanzo in racconti, Il rosmarino non capisce l’inverno. Edito da Einaudi, nella serie Stile Libero Big, in poco tempo è diventato un best-seller. Altri tre romanzi e un libro per ragazzi ha scritto Bussola a partire dal 2016. Allora con Notti in bianco, baci a colazione, primo romanzo in racconti dedicato alla vita da padre, era diventato subito noto. L’opera era stata molto tradotta.
Nato a Verona nel 1971 si è laureato in Architettura a Venezia e, dopo inizi piuttosto incerti, a trentacinque anni si è orientato verso la produzione di fumetti. Lavorerà per case editrici diverse, anche straniere, e molto successo avranno i suoi disegni, le sue figure, le loro storie. Sue saranno anche la creazione e la cura di rubriche radiofoniche nonché l’attività giornalistica. In molti sensi si è impegnato Bussola e sempre interessante è riuscito ché sempre vicino si è fatto scoprire alla realtà quotidiana, ai problemi di questa che sono quelli di tutti qualunque sia il ceto sociale, la condizione economica, l’età, il sesso, il lavoro. Sempre attenti si sono mostrati prima il fumettista e poi il giornalista e lo scrittore a cogliere quanto avviene nella vita, nella società, nella storia dei giorni nostri, a rilevare le contraddizioni che le segnano e che non lasciano intravedere alcuna soluzione. Procedere per racconti anche nei romanzi è sembrato al Bussola il modo migliore per esprimere la sua posizione di intellettuale impegnato, inserito tra le tante cose del mondo, tra i tanti casi della vita, per essere scrittore e giudice di essi. Anche nei fumetti traspare questo senso della responsabilità che egli attribuisce alla cultura, questo impegno che considera proprio dell’intellettuale soprattutto in un tempo quale il moderno così gravido di tensioni, inquietudini, guasti, rovesci. Dai fumetti ai racconti dei romanzi passa il dovere di dar voce ai pericoli che incombono oggi. I racconti de Il rosmarino non capisce l’inverno sono la testimonianza più recente di questo compito che Bussola si è assunto e che ha condotto con capacità e qualità di osservazione e valutazione. Saggista e scrittore riesce ad essere nello stesso tempo, nello stesso posto. Chiara è la sua esposizione, facile da intendere nonostante dica di problemi, di complicazioni.
Stavolta è una galleria di donne quella che rappresenta, donne di ogni età, di ogni condizione, di ogni luogo ma di un solo tempo, quello attuale. Da qui è venuto ad ognuna di loro un problema, un dramma. A volte è dipeso da lei, altre da persone vicine o lontane, altre da circostanze esterne che ha cercato o che non ha saputo evitare. A volte è stata costretta, altre l’ha voluto. E’ tutto un mondo, tutta una vita nelle sue varie, infinite forme quella che Bussola fa vedere tramite le sue donne, tramite quanto hanno attraversato, subito, sofferto, quanto hanno affermato o negato.
Difficili sono sempre diventati i loro casi, sconfitte sono sempre uscite. Dolorosa, drammatica è la constatazione finale di quanto è successo, a condannare il nostro tempo, la nostra vita porta, a sentirsi minacciati da problemi destinati a rimanere senza soluzione. Ampio, esteso diventa, nel libro, il discorso del Bussola, molta vita percorre, molta attenzione mostra, di molti pericoli avverte. Ancora una volta si è fatto vedere nella posizione dell’intellettuale impegnato!
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