LETTERA A FEDOR DOSTOEVSKIJ
Ciao caro Fëdor,
non mi conosci, e come potresti? Sono il tale nascosto molto bene negli angoli sconosciuti da me stesso, i miei stessi angoli remoti in cui mi “accartoccio” per non farmi del male, per non fare del male agli assassini che certamente fissano e fisseranno il loro proprio tormento per poi decidere di visitarlo e scoprirsi nudi e sulla croce, e non per caso, no! Ma perché il volto dell’Altro spaventa e disarma fino alla misericordia; fino alla pietà che non finge una bontà ingenua.
Caro Fëdor, sono entrato spesso nelle tue parole, e la vertigine non ha aiutato i miei voli scambiàti per passi, oppure i miei passi scambiàti per voli. Tu, caro Fëdor, hai veduto Cristo: lo so, ne sono certo. Lo hai veduto e lo hai accoltellato amandolo (perché cos’altro possiamo fare noi “idioti” se non accoltellare Cristo?)
Tu non mi conosci, caro Fëdor: come potresti conoscere un uomo che ha paura di rinunciare alle lusinghe dell’”essere potente” incontrato nel deserto (tutti noi incontriamo il “grande mentitore” nel deserto. E tutti noi, a volte o troppo spesso, nutriamo il dubbio col cibo avvelenato. E il “grande mentitore” ci appare bello, bellissimo, e portatore di verità fasulla),
Caro Fëdor, sono io, “il grande inquisitore”, mi riconosci? Sono io, Raskol’nikov, mi riconosci? Sono io, sono tutte le anime dei tuoi assassini; dei tuoi uomini fragili, mi riconosci? Sono io, sono tutte le maschere che indosso per non farmi riconoscere, mi riconosci? E come potresti riconoscermi se mi vesto d’ombra e vigliaccheria? Come potresti riconoscermi se il mio sguardo è uno sguardo di pallida morte? Come potresti riconoscermi se non volgo gli occhi ciechi verso la luce che sempre si vede?
Caro Fëdor, vorrei invitarti a cena nella mia dimora di macerie: ho già invitato Ivan, Fëdor Pavlovic, Dmitrij, Pavel Smerdjakov; non ho disdegnato di invitare tutte le donne che hai amato o che hai concesso a qualcuno di amarle con la Libertà della Croce o nel supplizio dell’oblio; ho invitato il principe Myškin (è davvero un “Idiota” quel principe) e persino Nikolay Stravogin ha ricevuto il mio invito (ha detto che lo accetterà soltanto se di fronte a Cristo ci sarà, seduto, Lucifero.)
Caro Fëdor, non so se proverai dispiacere nel sapere che ho accettato di accontentare la richiesta di Nikolay: ho accettato perché è da tanto tempo (tutto il tempo dell’esistenza) che desideravo di vedere da vicino il dolore dell’”angelo corrotto” e affascinante, fino ad entrarci dentro e vedermi in faccia, simile a tutte le vanità, simile a qualunque peccato confluìto in colui che volle essere troppo grande.
Tu lo sai bene, caro Fëdor, che Cristo può donarci la libertà di una povertà senza limiti; di una tristezza talmente malinconica da essere la chiave del Paradiso. Tu lo sai, caro Fëdor, che Sonya non avrebbe mai smesso e mai smetterà di Salvare il suo Amore: e di chi è quel Volto spaventoso e meravigliosamente sublime e Divino di coloro che la tua penna ha descritti come se Dio avesse soffiato sull’inchiostro; come se la Trinità avesse voluto mostrarsi nelle viscere, nella carne, nelle ossa e negli occhi di qualunque prostituta, di qualunque assassino, di qualunque “santo” in putrefazione dopo la morte, di qualunque “diavolo” o “vero angelo” in cammino o nascosto nel “sottosuolo delle sue proprie memorie”. Caro Fëdor, accetta il mio invito a cena e non lasciare a casa la tua inquietudine: Cristo, certamente vorrà riconoscerla, mentre Lucifero lancerà in aria i dadi del caso e della cinica ed effimera contentezza.
E forse ho commesso un “delitto”, caro Fëdor, o forse no. Forse merito un “castigo”, caro Fëdor, o chissà. Non so se sono un “giocatore”, ma, certamente “sogno come un uomo ridicolo”, sogno di essere un “Idiota” vero e di scacciare “i demoni” con la Forza Inaudita della Parola.
Se non accetterai l’invito a cena, caro Fëdor, ci incontreremo comunque nelle nostre autentiche “notti bianche”, e incontreremo, in una notte colma di stelle, il fanciullo che Cristo invitò alla festa di tutti i Cieli Uniti nell’Unico Cielo, e lo vedremo davvero “il fanciullo presso Gesù”, e ci vedremo davvero nei Volti a immagine e somiglianza di chi fa spavento con la Sua Invincibile Bellezza di Povertà e Croce.
Luca Imperiale
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