Le “canzonette” di Paolo Conte
di Gianni Ferraris
La poetica alta da una parte e le “canzonette” dall’altra? Ma dai, non è così, ci sono parole geniali, sublimi, eteree, penetrano e vanno dritte al cuore. Parole che fanno volare. E allora viva Paolo Conte, chi altri può vedere “un naso triste come una salita”? Un naso rimane pur sempre un naso, qui diventa vivo, parte della strada, dietro di lui ci stanno fatiche, soprattutto ci sta una generazione che ha fatto la guerra e il dopoguerra, una salita a volte è triste, quando si pedala. Trsite come un naso… quel naso… Chi stava ore “seduto sopra un paracarro” ad aspettare il giro d’Italia sa cosa significano quel naso, e quella salita, e poi “le donne a volte sai sono scontrose, forse han voglia di far la pipì…”
E ci sta pure una “vita bagascia”, diventa nazionale un termine usato fra Liguria e Piemonte
L’ultima donna che avremo
se non è bella, fa niente…
se è buffa o grassa, vedremo…
se resta seria o se mai
insieme a noi si sganascia dal ridere
su questa vita, questa vita bagascia,
su questa vita che va, su questa vita che va… (L’ultima donna – 1981)
E parole stupende: “alfagana”. Non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte, non esiste. Meglio, non esisteva. Alfagana è tutto e nulla, in mezzo a tanti aggettivi se ne sta lì ad aggiungere pathos alle parole. Cosa vuole la donna d’inverno? Non sa non sa non sa. se ne sta lì “algebrica, penosa, dolce, squisita…”
Perché d´inverno è meglio
la donna è tutta più segreta e sola
tutta più morbida e pelosa e bianca,
alfagana, algebrica e penosa dolce e squisita,
è tutta un´altra cosa vuole? Andare in gita
non sa – non sa – non sa (La donna d’Inverno – 1974)
Ed è la donna seduta al cinema poche file dietro, che si volta a guardare, che osserva in un attimo di fuga dal reale di una vita (vita bagascia?) e sorride, senza pudore…..
Luna di marmellata per noi due
che abbiamo casa e figli tutti e due
ma abbiam sorriso senza alcun pudore
all’idea di un ultimo amore (Luna di marmellata – 1974)
Ma la canzone a volte sa di ratafià. Quasi un inno alle lucciole nella botte. Sapori antichi.
Girano le lucciole
nei cerchi della notte
questo buio sa di fieno e di lontano
e la canzone forse sa di ratafià (Diavolo rosso – 1974)
E antichi sapori trasformati in esotico menu. Il piatto più abusato della cucina piemontese, quello che non mancava mai, che era, con o senza baccalà, l’unico nutrimento per bimbi spesso rachitici:
«Pesce Veloce Del Baltico»
dice il menu, che contorno ha?
«Torta Di Mais» e poi servono
polenta e baccalà
cucina povera e umile
fatta d’ingenuità
caduta nel gorgo perfido
della celebrità (Pesce veloce del Baltico – 1992)
C’è il Messico con le sue nuvole, il fandango, la milonga Paolo Conte ne canta, come il sogno, come quella nostalgia (del futuro?) “ che voglia di piangere ho…”
Queste son situazioni di contrabbando
meglio star qui seduto
guardare il cielo davanti a me (Messico e nuvole)
Giura che mai
rinnegherai il Dio del fango,
dell’habanera e del fandango,
giurami giurami
giura che mai
tu passerai ad altre danze,
come si passa in altre stanze
va c’è gente che ti acclama
e brama su, va’ (Schiava del Politeama – 2000)
E poi…
Un gelato al limon
gelato al limon
gelato al limon
spofondati in fondo a una città
un gelato al limon
è vero limon.
Ti piace?
Mentre un`altra estate passerà
libertà e perline colorate
ecco quello che io ti darò
e la sensualità delle vite disperate
ecco il dono che io ti farò
donna che stai entrando nella mia vita
con una valigia di perplessità
ah, non avere paura che sia già finita
ancora tante cose quest?uomo ti darà.
E un gelato al limon
gelato al limon
gelato al limon
sprofondati in fondo a una città
un gelato al limon
gelato al limon
gelato al limon
mentre un?altra estate se ne va?
Ti offro una doccia ai bagni diurni
che son degli abissi di tiepidità
dove come oceani notturni
rimbombano le voci della tua città
e ti offro la luna del pomeriggio
per il sogno arabo che ami tu
e una stretta forte della mia mano
per te donna che non mi scappi più?
e un gelato al limon
gelato al limon, gelato al limon
e ti offro l’intelligenza degli elettricisti
cosi almeno un pò di luce avrà
la nostra stanza negli alberghi tristi
dove la notte calda ci scioglierà.
Come? un gelato al limon,
gelato al limon,gelato al limon? (Un gelato al limon – 1985)
Quanto piemonte nelle canzoni di Conte, e i sogni degli anni ’60, quelli che si univano alla voglia di esplodere. Era il tempo i cui lo ascoltai in una piazza, su al nord, una domenica pomeriggio, era primavera, lui ancora non era ospite all’Olympia. Suonava quasi coricato sul pianoforte. “Donna che stai entrando nella mia vita, con una valigia di perplessità…” Era il tempo della “giarrettiera rosa” che faceva sognare gli uomini di qualche anno prima, o della “Topolino amaranto” nella quale “si va che è un incanto nel ‘43”–
Dove inizia la poetica e dove finisce? Cosa si nasconde dietro i versi, chi canta cosa? Paludati poeti autoincensanti, verseggiatori scafati e allegri, o una corazzata scassata carica di folli visionari, l’utilizzo della lingua come una biscia viva e guizzante, arriva, viene, va, si nasconde, silenziosamente vera, sparisce… era lì un attimo prima, non esiste più.. Poco oltre una pelle lasciata a seccare al sole. E’ la sua, è tempo di muta… Ora è nuova, splendida. Forse è alfagana….
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