La “Carta poetica del Sud”, di Simone Giorgino
di Anna Rita Merico
Spazio. Lo spazio geografico. Meridiani e paralleli che tagliano a Sud l’aria fendendola di parole pesanti come oggetti, parole nette, parole pregne, parole dense di storia e occhi gonfi di sante posture alte.
Giorgino nel suo studio critico ci riporta, in maniera documentata, il dato relativo alla “discriminazione letteraria del Sud”[1], una discriminazione dal sapore antico, una discriminazione legata, anche, alla mancanza di strumenti cognitivo-esplorativi in grado di leggere e collocare il Sud in un luogo altro che non sia quello della mancanza. Il Sud è stato visto (e di conseguenza anche la poesia) come luogo “da riempire”, come luogo che arranca dietro ad una modernità mai raggiunta. Un luogo da “educare”. Il Sud come mancante. Il Sud come il mai giunto. Il Sud come il lento della storia. La cartografia possibile è cartografia che si situa – dunque – a lato, nello star fuori dal circuito che sugella ogni possibile luogo di centralità.
“Le pagine che seguono intendono avanzare un’ipotesi di lavoro… tenendo conto della <silenziosa diversità> di uno spazio letterario finora quasi invisibile.”[2]
E’ l’invisibilità di questo corpo testuale che va indagato. All’interno di tale invisibilità s’incistano le questioni che indicano passaggi di ricerca identitaria comuni all’essere della parola poetica, ricerca che narra differenze non soggette all’alto e al basso di gerarchie mosse dall’ordine economico o di diffusione della cultura ma, dice di questioni che si nutrono con i territori, con i climi, con le qualità della luce, con le umidità o le secchezze di un luogo.
La poesia è poro che assorbe nutrimento dal fuori. Ha, dunque, ragione Giorgino nell’affermare che: “è impossibile pensare ad una storia senza una geografia della letteratura.”[3]
E’ un dato il fatto che, l’unità di spazio-tempo (Giorgino parte dallo studio critico di Bachtin, studio relativo alla funzione del cronotopo come elemento fondante la possibilità del testo) rende unica la mistura attraverso cui avviene possibilità espressiva poetica. Ogni relazione tra paesaggio interiore e paesaggio esteriore ha a che fare con le dimensioni disvelatrici di quel preciso tratto di mondo. Il Sud svela sacralità e affonda nell’arcaico. L’Autore ha presente il lavoro esplorativo di Teresa Giaveri che delinea il Sud nelle dimensioni dell’immutabilità, dell’eccesso, dell’oscurità.
Proviamo a spostarci, ad alterare il punto di vista. E se provassimo a pensare il Sud, come luogo impastato dal desiderio di godersi la notte della creazione, se l’essenza del sud fosse una tensione allo stare nel fuoco del caos ridente della Creazione? Se fosse questa la Sua alta resistenza alla moderna contemporaneità della dissipazione, della ferita all’essere dell’umanità? Se questa è direzione possibile, possiamo pensare di collocare in ciò tensione poetica e senso che dipana il molto? Se il nerbo del poetare a Sud fosse, anche, amore della conoscenza per l’attimo in cui il dato prende corpo e forma? Attimo goduto e, poi, talvolta, lasciato evolvere talaltra non accolto e lasciato involvere in figure di perdita o di morte?
Riflettendo intorno e dentro le pagine di Giorgino provo ad ipotizzare che, nucleo della produzione poetica a Sud sia l’affondo in una spiritualità arcana come materia che cerca genesi e narrazione. Il territorio dell’Origine come spazio estetico e ammaliante che canta le proprie stesse radici e la nostalgia di una separazione pregna che si sazia di canto fascinoso, di involtolamento nel tiepido come mare da cui pescare, come terra da cui estrarre.
Fine dell’ ‘800 emerge un Sud che si narra attraverso scogli scuri lavici, popolosi vicoli, silenzi doppi soffiati da venti. E’ un pregno che inizia a dirsi dopo secoli di completa invisibilità. E’ un pregno che paga il prezzo della sua “inferiorità” impastata di gialli, solitudini, gesti atavici, dimensioni ctonie, immobilismi, epifanie del quotidiano, lentezze, disincanti, peripli, emotività non governate, immaginari onirici. L’esito legato all’impossibilità di aderire a “problematiche” nazionali a fronte di quell’incantamento fatto di succhi da cui distaccarsi è problematico perché è luogo di tessitura di una spiritualità intrisa di energie satire e di contrasti in tensione.
Ricco l’apparato di note e la sezione antologica che completa lo studio di Giorgino, studio che ci dona angoli prospettici e contesto storico ben argomentati e di chiara lettura in grado di “fare” il punto, oggi, sulla questione: poesia a Sud.
1] Simone Giorgino, Carta poetica del Sud, Musicaos Ed. 2022, pag. 10
2] Ivi pg 16
3] Ivi pag. 17
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