di Anna Rita Merico –

Giurdignano, Club per l’UNESCO, luglio 2022.
La Divina Commedia nell’esegesi di Aldo Corina, CRIS ed. 2022

Una ricerca approfondita e colta sulla Divina Commedia. Una ricerca intorno e dentro il testo dantesco. Una ricerca fatta di dialogo continuo con l’Opera e i suoi risvolti teologici, filosofici, poetici. Aldo Corina, all’interno di questa trilogia, porta a provvisorio compimento un tratto importante della sua indagine sul sapere occidentale. Testi fondamentali da Lui editi trovano “casa” nelle pagine delle Sue cantiche mostrando attualità e sottigliezza di un interrogarsi attento.

Il percorso di Aldo dura da un’intera esistenza. É percorso che ha riflettuto sulle questioni riguardanti il cammino, le crisi, le strutture fondanti di quanto conosciamo dai presocratici ad oggi attraverso molteplici pubblicazioni che hanno scandito l’andare di questa ricerca intorno al farsi dell’umanità, all’essere del pensiero, ai limiti della ragione umana, al rapporto con Dio, il male. Questi temi indagati con passione d’altri tempi mostrano, attraverso le pagine di Aldo, la loro attualità il loro profondo riguardar-ci ancora oggi.

La produzione di Corina indica, dall’inizio, il senso di ciò che Lo intrattiene: la Sua è ricerca di sapere intorno all’esistenza dell’anima e al “motore” dell’amore. Attraverso le Sue pagine sembra di calarsi in una stanza d’altri tempi eppure darsi tempo per condividere i passaggi di questa ricerca, arricchisce la riflessione sul “farsi” della spiritualità. Un ruolo centrale, in Corina, è dato dalla poesia. La materia da Lui trattata mostra sempre questa forma testuale che fa da “apri-pista”, quasi, al pensiero riflessivo, interrogante e dialogico che intrattiene l’Autore.

“…

Girano i mulini piangono i gatti

son qui abbandonato stremato abbruciacchiato

fermati tempo ho il cuore malato

anima mia racchiusa salvati

è la fine le piante avvizziscono

non conosco non parlo mio Dio dove sei”1

Il pensiero di Aldo Corina è tutto annicchiato in una dimensione esistenziale all’interno della quale la Sua domanda si staglia precisa da un fondo di dolore che è nostalgia, assenza, desiderio e forte desiderio di fondazione dell’essere umano.

“Secondo Dante, compito dell’uomo è quello di mettere in moto tutte le sue forze per realizzarsi al massimo contro i falsi sorrisi che sono al mondo, a salvaguardia dei valori morali onde operare nel bene per la salvezza delle anime. E ciò nel riconoscimento dei propri limiti umani nell’umiltà del suo essere infinito. L’uomo insomma deve voler bene all’uomo.”2

Compaiono, già dalle prime battute, temi che costituiscono filo conduttore dell’intera esegesi: la tensione dell’uomo alla conoscenza ed all’elevazione, l’eticità come salvaguardia del Cammino, il saper venire a capo del proprio pensare come atto ontologico, il riconoscimento del limite dell’umano essere. Il Viaggio dallo smarrimento alla speranza è punteggiato dalla necessità della Preghiera come interpunto necessario alla possibilità del trascendimento all’interno del quale l’umanità può dirsi ed essere tale.

“Dante nel Convivio dice espressamente che si tratta di selva che smarrisce se si è privi di guida (IV 24, 12), di preghiera a parer mio.”3

Il Dio che Corina trova nelle pagine di Dante è una divinità sommamente vicina all’umano cercare. Corina indica la presenza continua della divinità attraverso lo srotolarsi di una visionarietà in cui si muove la severa disciplina della logica delle immagini che scaturisce da una visione ultraterrena soggettiva che è nucleo della genesi del “vedere” dantesco. Il Veltro, visione della emanazione della Trinità, “nutrito” da sapienza, amore e virtù è barriera che ostacola ogni forma di dissoluzione del e nel mondo. Un universo visionario nutrito da continuo interscambio tra pensiero ed esistenza. L’unitarietà di lettura che Corina compie è nel segno di una attualizzazione dell’Opera del Sommo.

Il tema della sofferenza e del riscatto hanno come perno di soluzione l’apprendimento del sapere legato al “volersi bene”. Nulla di scontato nel saper “volersi bene”. Un volersi bene che si fa strada e prende corpo all’interno della Creazione gesto primigenio all’interno del quale, Dio pone l’essere umano a partire dal nulla divino4 che è luogo e sostanza di Creazione: nel nulla opera, dunque, amore e volontà divina a partire da amorevolezza divina. L’umiltà dell’uomo che sa riconoscere la propria inconsistenza (il nulla che precede la Creazione) è foriera di conseguenze per la gestazione dell’anima e per la scelta di seguire volontà di trascendimento ed evoluzione spirituale.

Questo il nucleo del pensiero di Corina all’interno del Suo andare nella Divina Commedia. Questo il nucleo del Suo sostare continuo nella poesia perché questo andare, cuore del procedere dell’umanità, è nerbo della evoluzione spirituale.

Dentro l’evoluzione spirituale si apre lo spazio del mistero intorno cui gravitano le impellenze sul senso dell’essere. Corina cerca le sue personalissime risposte attraversando instancabilmente le pagine di pensatori che hanno intessuto  la storia del sapere in Occidente dal mondo classico ad oggi.

É la poesia a consentire accesso alla dimensione del mistero.

É la poesia che consente, a ciò che non appare, di palesarsi ecco perché, essa, ha ruolo attivo nella elaborazione della spiritualità umana. La poesia è anima creatrice. L’anima, da sola, non basta per poter ascendere alla bellezza spirituale. Poesia ed anima per poter trascendere il buio della propria materia ed aver accesso a quella trascendentalità che, sola, può salvare dal risucchio, dall’implosione che avviene nei bivi in cui il gioco tra vita e morte morde.

Il metodo della ricerca di Corina è nella Sua capacità di consentire continua interazione tra immanenza e trascendenza, pensiero ed esistenza. Da ciò sedimenta, in Lui, l’arte del saper porre domande: un continuo andirivieni in cui ogni passaggio si dice nel limite di provvisorietà. Ogni domandare individua il nuovo nel già dato, il pensiero di Corina obbliga allo spiazzamento, il filo sotteso è quello della storicizzazione che individua nuovi fili di indagine ma, anche, della sospensione del tempo che re-immette continuamente nello spazio poetico di impatti sull’essere nel Bello, nella creazione/definizione continua di sé.

L’incitamento è quello a “stare” sempre all’interno di nuovi possibili orizzonti verso cui l’uomo può incedere a partire da superamenti guidati da amore, antitesi del male e della distruzione. Dante culmina la propria narrazione sostando nell’impossibilità della sua stessa Parola, Dante termina Il Viaggio nominando il proprio Limite. Punto d’arrivo è luogo dell’Ineffabile detto dalla Luce in cui avviene l’armonizzazione di ogni opposto e l’unificazione di ogni separazione.

Rileggere i classici, ripensare alla Divina Commedia è il modo attraverso cui Aldo Corina indica la centralità del dato: la facoltà raziocinante è necessaria al progresso dell’umanità e la moralità insita nell’andare, educa il senso universalmente significante del cercare.

La contemporanea soggettività indicataci da Corina, è una soggettività memore di quanto creato dal genere umano nel corso del tempo, Corina indica un soggetto in grado di dirsi all’interno di una intertestualità che crea bellezza, riflessione, ritmo. Un soggetto in grado di porre nuove domande sulla verità e sulle radici rizomatiche delle grandi idee dell’umanità.

All’interno dell’opera di Corina rendono ulteriori aperture critiche gli interventi (a diverso titolo) di Daniela Pina Martina, Roberto Muci, Mimì Mastria, Tina Cesari e la sottoscritta.

Un lavoro in cui convivialità e passione hanno trovato possibilità di scambio corale che fa di questa lettura una originale sosta nel mondo del nostro Sapere.

L’opera di Corina termina5 con il Trittico dell’amore: La vera bellezza, L’amore che salva, C’è amore più grande?

Pagine di intensa riflessione su Nuovo e Antico Testamento, sul Mistero trinitario e il legame d’Amore salvifico, su dolore e verità nell’essere umano.

“In questa breve disamina non può mancare Luca, il dipintore della parola che da umana diventa divina per le meraviglie anche nella bellezza del suo stile esprime a dismisura. Fu compagno di viaggio di Paolo… urge un cammino…”6

Un cammino: questa la chiusa provvisoria di Aldo Corina. Un modo per indicare quanto il “chi siamo” abbia sempre conti con l’origine del nostro andare e con la ricerca, mai interrotta, di nuove rotte.

1 Rocco Aldo Corina, L’ultimo canto dell’uomo, Ed. Bastogi, Foggia 2010, p. 45

2 Rocco Aldo Corina, Inferno, CRIS edizioni, p. 49

3 Ivi, p. 53

4 Rocco Aldo Corina, Mistica e filosofia, Bastogi, Foggia 2005, p. 39

5 Rocco Aldo Corina, Paradiso, CRIS Edizioni pg 361-388

6 Ivi p. 370/371