Il Nobel Ishiguro in un mondo che cambia
di Antonio Stanca –
Quest’anno il Premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato a Kazuo Ishiguro, scrittore giapponese, nato a Nagasaki nel 1954 e residente in Inghilterra dal 1960, da quando la famiglia vi si era trasferita. Qui vive naturalizzato inglese e diventato scrittore in lingua inglese.
In Inghilterra Ishiguro ha studiato, all’Università del Kent, nel 1978, si è laureato in Lettere e Filosofia e agli inizi degli anni ’80 ha cominciato a scrivere. Suoi primi lavori sono state commedie per la televisione e poi romanzi. Già allora la sua narrativa mostrava di seguire una direzione propria, di volersi attenere acontenuti di carattere realistico e ad una forma molto controllata. Era una tendenza che a Ishiguro derivava dalle assidue letture dei romanzi dei grandi scrittori europei dell’Ottocento e che gli impediva di condividere, insieme ad altri autori di provenienza orientale presenti in Inghilterra, i tanti sperimentalismi che allora avvenivano nell’ambito letterario inglese. Sono percorsi, inoltre, i suoi primi romanzi da un senso d’inquietudine, di tensione, vi aleggia un’atmosfera che sa di pericolo, di minaccia. Così avviene pure in Un artista del mondo fluttuante, romanzo pubblicato nel 1986 ed ora ristampato dalla casa editrice Einaudi di Torino, nella serie “ET Scrittori”. La traduzione è di Laura Lovisetti Fuà. L’opera è ambientata nel Giappone appena uscito dalle devastazioni della seconda guerra mondiale, in un paese, cioè, carico di danni, di rovine dove, appunto, diffuso è uno stato di allarme, di paura.
Ai secondi anni ’80 risale il romanzo che farà conoscere Ishiguro in ambito mondiale, sarà Quel che resta del giorno, pubblicato nel 1989 e subito divenuto famoso. Verrà tradotto in molte lingue e nel 1993 avrà una riduzione cinematografica.
È ambientato in Inghilterra e incentrato su quello che sarà il motivo dominante, ricorrente in tutta la produzione narrativa dello scrittore, uno stato, cioè, di sospensione, di smarrimento tra un presente che, pur carico di promesse, non appare sicuro, certo ed un passato che in breve è stato messo da parte e che non sembra più possibile recuperare. È la condizione dello spirito nella quale nei tempi moderni erano venute a trovarsi quelle tante persone che non riuscivano ad inserirsi nei nuovi sistemi economici, sociali e che intanto avevano perso gli ambienti, i contatti, i rapporti di prima. Divise si sentivano tra quanto accadeva loro intorno e del quale non erano convinte e quanto era loro appartenuto, tra le nuove regole di vita, di comportamento, segnate dalla dinamica, dall’azione, e i vecchi principi che erano stati di ordine morale, spirituale. Poco, niente era rimasto di questi e solo nel ricordo, nella memoria continuavano adesistere. Lì sarebbe andato Ishiguro scrittore a scoprirli, a trovarli e ne avrebbe fatto il segno di una perdita, di una sconfitta della quale non sarebbe stato possibile rifarsi.
Altri romanzi avrebbe scritto Ishiguro, altri riconoscimenti avrebbe ottenuto, in altri generi, la favola, la mitologia si sarebbe espresso ma questa condizione di rovina sarebbe stata sempre rintracciabile. È una condizione che percorre anche Un artista del mondo fluttuante, uno dei romanzi degli inizi, s’è detto, dove lo scrittore non l’aveva ancoratanto estesa da farvi rientrare tutti quelli che erano rimasti superatidal frenetico movimento dei tempi moderni. Ma l’aveva limitata ad un Giappone reduce dalle gravi conseguenze della seconda guerra mondiale, l’aveva inclusa in quell’atmosfera di paura che è propria dell’opera. In questa l’anziano pittore Masuji Ono narra ad un immaginario interlocutore la sua e la vita di tante altre persone che con lui erano state o ancora erano in contatto, le vicende, le esperienze individuali e collettive che avevano vissuto, dice della città dove ora risiede con le due figlie, una sposata e l’altra in procinto di farlo. Lui era stato un pittore, un artista famoso, aveva avuto molti riconoscimenti, aveva tenuto una scuola di pittura. Dopo essere stato allievo di noti maestri di pittura era diventato maestro ma adesso aveva dovuto rinunciare alle sue opere, gli erano state sottratte perché considerate contrarie a quanto ormai si chiedeva, s’imponeva di fare anche in arte. Nell’arte come nella vita gli ambienti nuovi, quelli venuti dopo la guerra, quelli creati dai nuovi padroni, avevano stabilito altri modelli da seguire, altri modi di pensare, di fare, avevano diffuso l’idea di un futuro che sarebbe stato migliore e di un passato che andava superato.
È un racconto quello di Ono che va dal passato più remoto al presente più prossimo, dai vecchi proprietari della sua casa alla vita delle sue figlie, prima bambine poi ragazze poi mogli poi madri, dalle condizioni della sua famiglia a quelle della città dove è venuto ad abitare, delle sue campagne, delle sue strade, dei suoi edifici, dei suoi locali pubblici, dei suoi abitanti, dai vecchi compagni di “bottega d’arte” agli alunni della sua “bottega”, dalle sue alle loro esperienze, dalla sua alla loroarte, a quella del loro paese. Un racconto che si muove, si sposta in continuazione tra luoghi, tempi, eventi sempre diversi, che coinvolge persone e situazioni sempre nuove. Attraverso la voce del protagonista-narratore pensano, parlano, si muovono tante persone, si sa di tante circostanze, si dice di tante cose: ampio, immenso, infinito diventa il romanzo.
È una rappresentazione quella di Ishiguro sempre chiara, sempre lucida, una descrizione sempre attenta, sempre meticolosa, un’indagine sempre profonda, è un procedimento lento ma continuo, interminabile al quale niente sfugge delle persone e delle cose, dei pensieri e delle azioni, un procedimento che tutto vede, tutto coglie, tutto mostra, è una scrittura semplice, una lettura facile. È un romanzo il suo che arriva a contenere tanta vita, tanta storia senza alcuna fatica, senza che ci si accorgacome abbia fatto, è il vero scrittore Ishiguro, quello che fa apparire tutto vero, naturale, quello che esprime i suoi propositi, le sue intenzioni senza mai dichiararle ma facendole emergere da quanto rappresentato.
Con Ishiguro ogni parte dell’opera serve a comporre il significato che l’autore persegue, a creare l’ambiente adatto. È una composizione, una costruzione pensata, studiata, ordinata, provata il romanzo per Ishiguro, è come, appunto, questo deve essere.
Il Nobel ha voluto fare di lui uno degli ultimi grandi testimoni della tradizione del romanzo.
Antonio Stanca, 27 novembre 2017
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