Gli “Uomini delle Vigne”, luce e anima del Salento
di Marcello Buttazzo –
Martedì 4 aprile, presso la Biblioteca Bernardini, è stato presentato il romanzo “La luce segreta del Salento” di Maurizio Mazzotta. Hanno dialogato con l’autore Mauro Marino e Marcello Buttazzo. Letture a cura di Serena Corrao. I tangueri Gabriella Grossi e Angelo Galante hanno eseguito alcune danze. Maurizio Mazzotta ha una bibliografia sterminata. Ha scritto monografie, saggi, romanzi, articoli. È stato una guida morale per generazioni di giovani studenti. La sua scrittura ha una verve di realismo magico, sempre connaturato ad un vibrante vitalismo. Maurizio Mazzotta, psicologo, psicoterapeuta, psicopedagogista, filmmaker, scrittore. Nel 2020, è uscito il romanzo “La luce segreta del Salento”.
Questo immaginifico e realistico romanzo dell’autore ripercorre in parte la scrittura de “Gli uomini delle vigne” del 2006, anche se nel nuovo romanzo c’è un inedito e barbagliante lucore, che si riverbera sui protagonisti e sul paesaggio. Inoltre, ne “La luce segreta del Salento” compaiono opere d’arte, acquerelli su cartoncino deliziosi e significativi di Egidio Marullo. Di Egidio Marullo è anche lo stupendo acquerello “Amore senza confini” della copertina. Il libro “La luce segreta del Salento” è edito dall’Officina delle parole, nella Collana “Tu non conosci il Sud”, diretta da Pompea Vergara. Il titolo del romanzo di Mazzotta “La luce segreta del Salento” è già uno stratagemma letterario e linguistico sostanziale, un fatto paradigmatico, che racchiude eventi contingenti (il lucore corpuscolare diffuso in questa terra di zolle marroni), ma anche un segreto, che poi è il fulcro portante che traversa con incanto tutte le storie. La terra salentina è, oggettivamente, irrorata di luce, d’una luce radiante affascinante. La luce segreta, però, ingloba in sé uno scrigno di calie d’oro. Luce dalla pietra, e raggi di sole (dio di fuoco) che escono dalle vore. Alcuni protagonisti de “La luce segreta del Salento” sono figure fisiche, in carne ed ossa, ben definite nel tratteggio umano. Altri protagonisti, che danno una veste fantasiosa ed intrigante alla trama, sono figure come energie vitali e immaginifiche, ancestrali, i cosiddetti “Uomini delle vigne”, che sono anime gentili, protettori della terra e della vigna.
Qui stazionano, nelle vore, nella terra, depositari del bene, dell’accoglienza, del rispetto per le diversità. Gli abitanti delle vore risalgono in superficie attratti dalle ore calde. Le vore e la piana dei vigneti sono minacciate da una piovra tentacolare, un’autostrada che dovrebbe collegare Taranto a Lecce. La piana dei vigneti ne risulterebbe drammaticamente mutilata, tagliata. Nella società contemporanea, post-moderna, l’Homo sapiens sapiens ha tragicamente modificato con prepotente mano antropica gli equilibri ecosistemici. Questo romanzo, con il suo incedere delicato, ben disposto a vezzeggiare i sani sentimenti, vuole stabilire la necessità primaria di addivenire ad un rapporto corretto e antropologicamente morigerato fra uomo e Natura. C’è una varia e composita umanità su cui s’incentra il romanzo. La famiglia D’Urso, con la figura guida e paterna di Diego, con quella materna di Irene. E poi la fotografa Federica, che ha l’incarico favoloso di dovere o di poter fotografare magari gli “Uomini delle vigne”, la sua amica Valentina, e la loro tenera e appassionata storia d’amore. E poi ancora, Annalisa, Massimo, Angelo, Enzo. Nel libro, scorre come in un film un paesaggio ridente e trasognato, lirico. La pineta di Villa D’Urso è un luogo fisico, vissuto fin nell’essenza del filo d’erba francescano. E, inoltre, la terrazza di Villa D’Urso, che è magica nel silenzio della controra di agosto o nello specchio della luna. In sostanza, nel romanzo si succedono personaggi con un loro ruolo caratteristico, che già emanano bellezza umana. Ma, soprattutto, dalle vore emerge una luce segreta degli “Uomini delle vigne”, che alla fine sono più reali degli uomini in carne ed ossa, e ci fanno agognare una nuova vita possibile.
Marcello Buttazzo
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