Frida Kahlo, dalla malattia all’arte
di Antonio Stanca –
Uno dei numeri della serie “Grandissimi”, che il “Corriere della Sera” ha promosso per ricostruire la vita di noti personaggi del passato, è stato dedicato alla pittrice messicana Frida Kahlo. Lo ha curato la nota giornalista e scrittrice Sabina Colloredo. Nata a Coyoacán nel 1907 la Kahlo è morta nella stessa città nel 1954. Aveva solo quarantasette anni ma una produzione sterminata di dipinti vantava a suo nome. Sono opere che si trovano nei più famosi musei del mondo e in particolare nel Museo Frida Kahlo di Coyoacán. Questa era la casa dove la pittrice era nata, cresciuta e vissuta anche da sposata. Nel 1955 era stata donata allo Stato e trasformata in un museo a lei intitolato.
Difficile, dolorosa era stata la vita della Kahlo, le conseguenze di un grave incidente stradale non erano mai scomparse dal suo piccolo corpo che ne era rimasto segnato in molte parti. Era ancora una ragazza quando era successo, per molto tempo era stata costretta a rimanere a letto e a letto aveva cominciato a dipingere grazie al baldacchino che il padre aveva fatto costruire intorno ed allo specchio sovrastante del quale l’aveva munito perché Frida avesse la possibilità di vedersi, di guardarsi, di sapere come sta, di non dimenticare il suo bel volto. La situazione, però, muoverà la ragazza a dipingere se stessa, a ritrarsi e autoritratti saranno, infatti, le sue prime opere. Non ci sarà più del tempo trascorso invano poiché Frida impiegherà ogni attimo della sua giornata a dipingere, a leggere, a studiare, ad assecondare, cioè, le richieste di una volontà, di un’indole che non si appagavano mai. Nella pittura troverà il modo per rifarsi di quanto le mancava, troverà la possibilità di compensare quello stato di immobilità al quale era costretta, di superare la sua condizione in nome di un’altra puramente ideale, quella che sarebbe divenuta della sua arte.
Una volta finita la lunga convalescenza la Kahlo inizierà a farsi conoscere all’esterno dei suoi ambienti più vicini, delle sue amicizie più ristrette. Soggetti della sua pittura diventeranno, oltre agli autoritratti che non abbandonerà mai, le case, le campagne, i paesaggi, gli abitanti, gli usi, i costumi dell’antico Messico. Lei stessa vestirà come vestivano le vecchie donne messicane, con gonne lunghe e lunghi scialli, lei stessa sembrerà un quadro. C’erano, per lei, dei valori importanti che andavano recuperati, quei valori che erano stati del passato e che la modernità tendeva a cancellare. Con la sua pittura, con la sua incontenibile attività la Kahlo si farà carico di questo compito, riscoprire il passato e farne motivo d’arte, renderlo eterno. Incontrerà così il favore di molto pubblico. Sue mostre saranno organizzate in America, in Francia e in altri stati, personaggi famosi dell’arte figurativa, della cultura, dello spettacolo, della politica la vorranno conoscere e le attribuiranno molti onori. Sposerà il famosissimo pittore messicano Diego Rivera, grazie a lui sarà conosciuta da molta altra gente, in molti altri posti. Non sarà, tuttavia, un matrimonio riuscito il loro e finirà per gravi problemi d’incomprensioni. Lei tornerà a sentirsi poco bene poiché ricompariranno i postumi delle vecchie ferite, rientrerà a casa anche se stavolta non sarà sola ma circondata dall’affetto di amici ed estimatori provenienti da tante parti.
Sue opere erano ormai esposte in tanti musei, il suo nome era ormai noto e la morte non avrebbe fatto altro che consacrarlo definitivamente.
Antonio Stanca
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