di Antonio Stanca 

La scrittrice statunitense Gayle Forman è nata a Los Angeles nel 1970, ha quarantotto anni, è sposata ed ha iniziato la sua attività scrivendo prima per giornali e poi per riviste specializzate. Di problemi sociali, in particolare di quelli dei giovani, ha sempre trattato e così anche nei romanzi. Molti riconoscimenti ha ottenuto tra i quali il NAIBA Book of the Year e l’Indies Choice Book Award. 

Un suo romanzo del 2009, Resta anche domani, che l’anno scorso è stato ristampato dalla Mondadori, è rimasto per molto tempo ai primi posti nelle classifiche del New York Times. E’ stato anche trasformato in un film e nel 2011 ha avuto una continuazione in un altro romanzo della Forman, Resta sempre qui.

A volte la scrittrice trae i contenuti delle sue opere da quanto visto, saputo o sentito durante i lunghi viaggi che compie insieme al marito. Ad attirarla, però, più d’ogni altro argomento è la situazione nella quale attualmente si trovano i giovani, i problemi che hanno, le circostanze che li possono coinvolgere, i comportamenti che possono assumere. E’ quanto rappresentato in Resta anche domani. La diciassettenne Mia è l’unica sopravvissuta nel grave incidente stradale che ha causato la morte dei genitori e del fratello più piccolo. Il suo personaggio è quello della “ragazzotta dell’Oregon” che s’impegna con volontà e qualità nello studio scolastico e della musica. Sta imparando a suonare il violoncello ed i risultati, pur se ancora iniziali, possono dirsi positivi.

L’incidente la costringerà a rimanere per molto tempo in ospedale e in condizioni di salute abbastanza precarie ché molti sono i danni che il suo corpo ha subito. Sarà operata e sistemata nel reparto di terapia intensiva dove rimarrà sola e senza la visita di parenti o amici. 

E’ in questa condizione che la Forman fa vedere il personaggio principale della sua opera, la protagonista: a letto, tra tante cure e in pericolo di vita. E’ in questa condizione che la ragazza si sentirà mossa a ricordare quanto è stato della sua vita, della sua famiglia, dei suoi genitori, di suo fratello, dei suoi amici, dei suoi studi. Saranno tanti i ricordi che si affolleranno nella sua mente che difficile risulterà metterli in ordine e il romanzo sarà costituito, appunto, dall’impegno che Mia ferita, inferma, mostrerà nel ricostruire la vita propria e quella che intorno a lei era avvenuta, la realtà sua e quella che sperava. Tramite i suoi ricordi si saprà tanto, tutto di quanto, di come era stata la sua storia, la sua vita. Niente mancherà e ancor più ricca, più lunga diventerà quella rivisitazione quando a parenti e amici sarà concesso di entrare nella sua stanza, di fermarsi con lei. Altri ricordi affioreranno, altri discorsi si terranno, altre situazioni emergeranno e in particolare quella di Adam, il giovane musicista col quale Mia aveva iniziato a frequentarsi, del quale si era innamorata.

Si parlerà, quindi, e molto di quanto lei e gli altri avevano pensato, avevano fatto, avevano sognato ma rimarrà un discorso sempre sospeso, sempre incerto. La scrittrice non farà mai sapere se sarà possibile continuarlo o se dovrà essere interrotto poiché mai farà capire se Mia continuerà a vivere o morirà. La speranza di tutti è che la ragazza “resti anche domani”, che quella vita, della quale insieme a lei ci si era ricordati, continui, non finisca. Mia più di tutti lo vorrebbe ma nessuno può assicurarlo.

Creando e mantenendo fino alla fine una situazione così insolita, così precaria, così inquietante, la scrittrice ha fatto del romanzo un’opera eccezionale. Mostrando quanta vita possa essere legata ad una persona, quante persone, quante cose possano muoversi con lei, per lei, come la sua vita o la sua morte possa essere anche la loro, la Forman ha fatto di questa scrittura un capolavoro. Anche l’esposizione è degna di nota poiché chiara, semplice per l’intera lunghezza dell’opera. Né poteva essere diversamente trattandosi del lungo racconto di una ragazza di diciassette anni.

Antonio Stanca