Dante 750 anni dopo: le parole per nominare la realtà
di Irene Barichello e Sebastiano Leotta
da http://www.patriaindipendente.it
Firenze, 1° giugno 1265. Nasce Dante Alighieri. 750 anni dopo.
Forse menti come quelle di Croce, Contini o Singleton potrebbero rispondere adeguatamente a una questione come quella dell’attualità dantesca. Ma siamo poi sicuri che una simile questione sia valida? Di fronte a un poema cosmico come la Commedia, «pare non licito» – per citare il Dante del Convivio – chiederselo: il suo valore non sta né si misura nella quota di fungibilità che ha nel presente.
È tuttavia possibile, anche a dei lettori ordinari come noi e rimanendo all’interno del perimetro attualità/non-attualità, già di per sé bisognoso di una indagine preliminare, abbozzare qualche riflessione.
Molti secoli ci separano dal mondo dantesco, dalla cultura e dalla prospettiva con cui Dante lo osservava e valutava: una fede inossidabile, i dogmi, il geocentrismo, l’orizzonte politico ci sono estranei. È normale che sia così, e non è certo questo, in ogni caso, un limite alla leggibilità della Commedia. Ma se molti dei principi di cui si informa il poema al quale posero mano e “cielo e terra” fanno pesare tutti i 750 anni che ci separano dal suo autore, è nella lingua in cui egli scrisse che possiamo trovare la cifra buona per i nostri giorni e i nostri bisogni.
Quello che sempre stupisce e riempie di commozione, infatti, è la capacità della scrittura dantesca di tradurre ogni realtà in parole: che sia una realtà esistenziale, naturale, o celeste, Dante mette in atto tutte le straordinarie risorse e potenzialità della lingua italiana e, se non esistono, le inventa.
Non c’è nulla che la lingua dantesca non possa dire, fino alla tensione massima dell’ineffabile: «da quinci innanzi il mio veder fu maggio/che ‘l parlar mostra, ch’a tal vista cede,/e cede la memoria a tanto oltraggio» (Par. XXXIII, vv. 55-57).
Non c’è istante della nostra esperienza umana che non possa essere inchiodato e salvato in un verso dantesco, in un meraviglioso e memorabile meccanismo formale, e proprio la memorabilità, scrisse Contini, è uno dei tratti della poesia dantesca.
Se c’è una attualità della Commedia, insomma, è che si tratta di un poema saturo di realtà e la realtà ha bisogno di essere nominata con precisione; se c’è una utilità, una delle tante, nella pratica scolastica di Dante è proprio questa.
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