di Marcello Buttazzo –

Ho conosciuto Viviana Indraccolo una decina d’anni fa, al Fondo Verri. Viviana è una giovane donna sensibile e attenta alla delicatezza delle relazioni umane. Generosa e aperta al dialogo serrato e dialettico. Per Spagine, nel 2017, ha pubblicato la raccolta di versi “Poi, si celano meraviglie – Diario dei Giorni”. Ricordo anche che, in quel periodo, mi intervistò per Spagine. Quando la conobbi, restai favorevolmente impressionato dall’ampio spettro dei suoi interessi. Viviana ama la musica, la poesia, il disegno. Ci siamo visti, di tanto in tanto, per un po’ di anni, in occasione di qualche incontro culturale. Ultimamente ci siamo incontrati un po’ meno. Epperò, il telefono e il medium tecnologico ci hanno permesso di rimanere in contatto, pur non respirandoci de visu. Per l’innanzi, devo dire che sulla macchinetta tecnologica di Facebook posso ammirare i suoi disegni straordinari, che sono quelli d’una provetta fumettista. Posso apprezzare la scelta delle sue canzoni, sempre originali. Sono venuto a sapere che Viviana ha collaborato proficuamente, tra le altre cose, con Asfalto Teatro nella scrittura e nella realizzazione degli spettacoli “Il castello dei tranelli”, “Arrivano le bestie”, “La mite”, “Gli altri bambini”. Ha anche scritto la partitura teatrale “La forza della Memoria” (2020). Ci siamo sentiti talvolta, con la mia amica, per gli auguri delle varie festività. In questi ultimissimi giorni, Spagine – Fondo Verri Edizioni ha fatto uscire un nuovo racconto di Viviana Indraccolo, dal titolo “Nina” (dicembre 2022). Sui messaggini di Facebook ho trovato una lieta sorpresa. Le parole di Viviana che mi donava il suo lavoro e mi diceva che mi avrebbe fatto avere “Nina” tramite Mauro Marino. Ieri sera, ho avuto il racconto breve (sono 46 pagine). E, stamattina, all’alba l’ho letto d’un fiato, con amore. L’amore, che merita Viviana. Con i primi lucori del mattino, l’aria è più leggera, i pensieri sono nivei, puliti. Ieri sera, con un messaggino, ho scambiato qualche sensazione con Viviana. Il racconto “Nina” è stato pensato e digitato da Viviana Indraccolo con il suo smartphone e inviato all’editore con Wapp. Viviana, in una notte insonne, decide di essere propositiva, produttiva e alacre come la poesia, e realizza il bellissimo racconto “Nina”. Non è una storia autobiografica. I vari personaggi nascono tutti dalla fantasia feconda dell’autrice. Nel libro ci sono i ritratti (disegni) impeccabili e affascinanti dei protagonisti. Quando ci siamo sentiti per messaggino, Viviana ha voluto precisare: “Guarda, Marcello, che è una storia forte”. Ho letto attentamente il racconto e devo dire che l’ho trovato interessante e articolato, pur nella linearità e nell’esemplarità dell’espressione semantica. Ho capito perfettamente a cosa alludesse Viviana, allorquando mi prefigurava “una storia forte”. La protagonista principale Nina, una dolce ragazza di 18 anni, nella sua esistenza al limite, fa uso di diverse sostanze psicotrope. L’amica del cuore di Nina, Stella, è costretta dagli eventi a prostituirsi, e a un certo punto decide, dopo una gravidanza, di abortire. Tra l’altro, nelle battute finali del racconto, Nina, sotto l’effetto del Tavor preso da poco, recatasi in clinica a trovare Stella, viene investita in pieno da una Maserati. Ma, per fortuna, è solo uno spavento. Nina sta solo un giorno in ospedale, poi rientra a casa, festeggiata dal suo gatto Arsenio. Certo, la storia, pur nel rapido e dinamico incedere delle parole cesellate con discrezione, con accortezza, è davvero intensa. Ciò che ho trovato forte non sono tanto le vicende traversate dalle giovani protagoniste (Nina e Stella), ma l’assenza e la carenza affettiva da parte delle figure di riferimento. Nina, che fa uso di eroina e di marijuana, non si sente accettata, non si è mai sentita all’altezza della situazione, delle aspettative degli altri. Nina ha un conflitto aspro con la madre. Il padre è morto prima di poter essere un faro, una guida per la giovane. Di Stella, costretta dagli accadimenti a prostituirsi, e poi anche ad abortire, non c’è traccia di figure solide. Nina è una ragazza indocile, inquieta, come tante ragazze che abitano questa contemporaneità. Noi adulti, forse, artefici di antiche sconfitte, abbiamo lasciato ai ragazzi attuali un mondo di macerie. Dalle questioni affettive a quelle sociali, da quelle economiche a quelle politiche, da quelle scolastiche fino a quelle bioetiche, noi adulti siamo responsabili negativi di innumerevoli manchevolezze. Il racconto “Nina” è un piccolo gioiello di scrittura. Nella sua snellezza, scorre agilmente. E si legge con piacere. Viviana mi ha detto che “la storia è forte”. Forse sì, Viviana. Ma in questo libro, ho scovato la bellezza della tua anima, la luce che barbaglia di continuo nei tuoi occhi, l’attesa e la speranza che noi (io, te, e i nostri amici, le nostre amiche) ancora abbiamo in un mondo migliore, più a misura di donna, di uomo. Un’altra connotazione molto positiva è che i vari protagonisti parlano, evocano, rammentano, si muovono sulla scena; purtuttavia, mai fuori campo si levano inopportune voci stridenti e giudicanti. Un ultimo appunto. I ritratti, i disegni, sono d’una gradevolezza assoluta. Nina, Abele, Stella, la madre, il gatto Arsenio, sono anime palpitanti.

Marcello Buttazzo