Irvin Yalom, un esempio di scrittura terapeutica
di Antonio Stanca
Irvin Yalom ha ottantotto anni, è stato professore emerito di psichiatria presso la Stanford University ed oltre ad opere specifiche, del suo settore, ha scritto altre di narrativa che hanno riscosso un notevole successo.
È nato a Washington nel 1931. La sua famiglia era molto povera, erano ebrei venuti dalla Russia e a Washington vivevano in un ghetto. Erano tempi di segregazione razziale, pericolosi erano i luoghi pubblici e Irvin aveva trascorso in casa tanta parte della sua infanzia e adolescenza. Aveva letto molto e già allora aveva cominciato a pensare a come diventare scrittore.
Nel 1952 si era laureato in medicina ed aveva iniziato la specializzazione in psichiatria. Nel 1963 era diventato docente universitario e molto importanti sarebbero stati certi risultati da lui raggiunti nella cura degli ammalati quali la psicoterapia di gruppo, la psicoterapia esistenziale e il nuovo rapporto col paziente nel quale Yalom aveva annullato quella distanza che c’era sempre stata. Molti saggi scriverà su questi argomenti. Diventeranno opere adottate in molte Università, opere sulle quali si formeranno tanti studenti di psichiatria, opere che gli procurerannomolti riconoscimenti. Il suo nome, il suo pensiero saranno conosciuti e apprezzati. Molte conferenze terrà Yalom in tante parti del mondo circa quanto da lui scoperto e applicato riguardoa nuove tecniche terapeutiche.
Anche opere di narrativa ha ricavato dalle sue esperienze professionali. Ha creduto Yalom di riuscire meglio, di ottenere di più trasformando quanto saputo dai suoi pazienti, i loro problemi, i loro drammi nei temi di una narrazione destinata alla loro lettura. Scritto veniva il caso, e curativa, terapeutica diventava quella scrittura.
Nuovo è stato questo in Yalom e tanta è stata l’accoglienza che ha ottenuto, tanti i successi che gli ha procurato. Tra questi rientra quello del racconto Chiamerò la polizia del 2011 che nel 2018 è stato ristampato dalla casa editrice Neri Pozza di Vicenza. La traduzione è di Serena Prina.
È stata un’opera molto letta, è stata scritta a quattro mani, quelle di Yalom e quelle di Robert Brent, suo vecchio amico e compagno di studi universitari. Sono gli autori ed i protagonisti del racconto, che dice di quanto ultimamente è successo tra loro. È la storia di come lo psichiatra Yalom è intervenuto per curare quel che stava succedendo al cardiochirurgo Brent. Entrambi sono settantenni, entrambi non si vedevano da tempo e si sono ritrovati, insieme ad altri amici, in occasione della festa per il cinquantesimo anniversario della laurea.
Robert, sempre restio a parlare di sé, lo ha cercato una volta finita la festa, lo ha chiamato in disparte per dirgli che la sua notte era diventata completamente diversa dal suo giorno. Di giorno era il cardiochirurgo molto noto che era riuscito e ancora riusciva a far vivere tante persone giunte ai limiti della loro esistenza, a ridare la vita a chi stava per perderla. Di notte, invece, era inseguito da incubi, visioni, immagini molto gravi, paurose che provenivano dal suo lontano passato, da quando in Ungheria aveva vissuto i tempi dell’Olocausto, aveva fatto parte della Resistenza ebrea, era stato esposto a tanti pericoli. Sono ricordi molto dolorosi, lo tormentano e non sa come controllarli, eliminarli. All’amico psichiatra chiede ora se è possibile farlo e come.
Yalom glielo farà fare, entrerà insieme a lui nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, parlerà e lo farà parlare, gli farà scoprire che quanto gli sta succedendo proviene da un senso di colpa che lo perseguita da sempre e che in effetti non è suo perché non da lui è stato commesso alcun reato, non sua è alcuna colpa, innocente deve considerarsi e libero, liberato deve sentirsi da quanto lo fa soffrire. Irvin farà guarire l’amico Robert, lo libererà dalle sue ossessioni adoperando quella tecnica del dialogo col paziente nella quale è diventato uno dei maggiori rappresentanti, instaurando con lui, che questa volta è un suo amico, quel rapporto di vicinanza, di scambio, di confidenza, di comunicazione che tanti buoni risultati ha dato. Da questa esperienzaYalom ha ricavato questo racconto, del paziente ha fatto uno degli autori e come è successo altre volteterapeutica è risultata la scrittura.
Conclude il libro una lunga intervista fatta a Yalom nel 2010 da Kelleher, executive editor della Basic Books. Emergeranno da questa i caratteri distintivi della psichiatria di Yalom, la sua diversità, la sua novità rispetto alla psichiatria tradizionale generalmente di tipo psicoanalitico od organico. Filosofica, esistenziale è, invece, la sua poiché su tutto fa prevalere il discorso avviato tra medico e ammalato edinteso a portare alla lucequanto in quest’ultimo sta succedendo, a rimuovere quanto lo disturba, lo impedisce.
È un piccolo volume Chiamerò la polizia ma molto fa sapere circa gli ultimi orientamenti che la psichiatria ha assunto. Ripercorre, inoltre, i tempi dell’Olocausto, mostra gli aspetti particolari da esso assunti in Ungheria.
È pure storia oltre che scienza e narrazione, è tanto… come sempre in Yalom!
Antonio Stanca
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