I “ritratti dell’anima” di Ilenia Tesoro e Martina Loiola
di Massimo Grecuccio –
Una doppia polarità sembra contrassegnare la doppia esposizione (dieci foto per ognuna) di Ilenia Tesoro e Martina Loiola (SAFIS, in via Principi di Savoia 6, Lecce; dal 24 novembre al 3 dicembre 2017; con la cura di Valeria Potì). Tutte e due le serie fotografiche credo si possano indicare come “ritratti dell’anima”; di ciò che, per essere visto, richiede un’attenzione che non trascura la superficie e tuttavia la travalica. Tutte e due le metafore veicolate dalle due esposizioni sembrano rinviare a una “nuova nascita”; a una nascita, cioè, di secondo grado, insieme artistica e umana.
Ci sono dei rinvii, alcuni catalogabili come simmetrie, altri catalogabili come asimmetrie. Una simmetria è nel segno del “riserbo” (una qualità quasi del tutto anacronistica): è l’assenza del volto frontale. Nelle foto di Loiola è sempre la nuca a sostituire la faccia; nelle foto di Tesoro, invece, il volto, se c’è, è un frammento, un particolare; o, se intero, è un volto lontano nascosto tra le braccia, un volto che suggerisce ma non fa sentire chiaramente. Un’altra simmetria è l’impulso autobiografico per interposta modella: ognuna delle due serie ha una e una sola modella caratteristica (probabile proiezione della fotografa); tale scelta non si esaurisce nella motivazione estetica né nel rifiuto del “selfie” (coincidenza di soggetto e fotografo); ma serve credo ad amplificare la distanza tra l’artista e il soggetto ritratto, benché, anzi proprio perché, di materia autobiografica (l’autobiografia è pur sempre un racconto, cioè una fiction). Nel campo della simmetria è anche la scelta comune di luoghi “esterni”, di luoghi che non sono la “casa”. Ancora: simmetrica è la “chiave” che ognuna delle due artiste fornisce allo spettatore (che può anche scegliere di non utilizzarla, di ignorarne la presenza): versi di Cesare Pavese per Ilenia Tesoro (Sei la terra e la morte); versi di Eva Amanda per Martina Loiola (finché ci saranno i treni). Versi incorniciati e appesi negli ambienti separati dove sono esposte le due serie di foto.
Le asimmetrie stabiliscono una trattazione separata, una separazione però nel segno comune della rinascita (come già detto).
Le dieci foto di Ilenia Tesoro (disposte su due serie parallele di cinque), scatti presi in un bosco che è stato attraversato da un incendio, hanno la monocroma tonalità della terra. Testimoniano di un movimento centripeto, di un raccoglimento segnato dalla “ferita”. L’universo, qui, è un universo femminile, e la terra rimanda alla madre-terra. Le mani sono forse i punti nevralgici del racconto: un tentativo ancora in nuce, terreo ma non tragico, di andare oltre un quasi azzeramento, una quasi tabula rasa. La disposizione delle foto a coppia (sopra, sotto) invitano a cercare connessioni ulteriori. L’ultima foto, l’ultima della fila di sotto, l’unica senza neanche un frammento della figura umana delle foto precedenti, rimanda alla prima della fila: è una pianta (che la mia ignoranza botanica mi impedisce di nominare) ricca di fiori o gemme; una di quelle piante che attecchiscono lì dove c’è stato un evento traumatico, un incendio.
Le dieci foto di Martina Loiola (e la stanza dove sono esposte viene dopo quella in cui sono esposte quelle di Tesoro: il cammino è obbligato) ci proiettano in un universo, sempre femminile, apparentemente più gioioso. Il pantone di colori è più mosso, è più vario. Qui il movimento è centrifugo (in potenza, almeno). Il soggetto, la modella, inquadrata sempre di spalla e al di sopra delle gambe, fronteggia alcuni muri, una saracinesca, tre finestre-oblò, un treno, il cielo. La disposizione, qui, è di otto foto su una parete (quattro sopra, quattro sotto); le altre due, separate, sono sulle pareti laterali. In quella a sinistra di chi guarda, la donna guarda attraverso una finestra aperta sul mare e sul cielo, entrambi plumbei. In quella a destra, l’unicaa figura intera, ma lontana, la donna è accostata auna serie di porte chiuse (sembrano, e probabilmente lo sono, cabine di un lido). Una collezione di vie di fuga (sbarrate o infinite), una teoriadi uscite potenziali.Degna di nota è l’assenza delle mani, sempre nascoste, e dei piedi.
SAFIS, doppia personale di Ilenia Tesoro e Martina Loiola, via Principi di Savoia 6, Lecce; dal 24 novembre al 3 dicembre 2017; con la cura di Valeria Potì.
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