Desuonatori: politica e poetica della musica
di Mauro Marino
L’autorevolezza e l’epifania del suono sembrano essere la prerogativa delle proposte di Desuonatori, nuova (ed eccellente) label salentina (ma è molto di più…) nata per la cura di Valerio Daniele: unautentico maestro di suono. Lo possiamo affermare senza timore d’essere contraddetti, è storia nota: nella sua sensibilità ha trovato dimora gran parte della qualità musicale proposta nel Salento in questi anni; dietro molti titoli che abbiamo amato c’è il suo mixer, la sua umiltà di musicista (al servizio dei musicisti) e la sua grande capacità di ascolto.
Da tempo, sono suo fan e sempre mi sono chiesto, perché sentivo questo moto naturale verso la sua persona e il suo lavoro, oggi, percorrendo i sentieri di lettura che i clik aprono sul sito di Desuonatori, l’ho capito bene.
Leggiamo insieme ciò che scrive di sé Valerio Daniele nella sezione “Pensieri”: «Io non ho mai saputo vendere. Né me stesso, né gli altri, né persino gli oggetti. Ho 36 anni. Non comincerò ora. Non voglio cominciare. Non voglio imparare a vendere, o a vendermi. Si dice: “ora bisogna essere produttori di sé stessi, bisogna stare tutto il giorno a sbattersi per mandare e-mail, fare telefonate…” se ti rimane tempo, studi. Se rimane tempo, componi. Se rimane tempo, vivi.Mi sarà consentito essere in assoluto disaccordo con i musicisti che ho sentito parlare in questo modo. Mi sarà consentito sentirmi così… lontano da queste logiche. Mi sarà consentito negarle. O s t e g g i a r l e».
Potrei fermare qui la citazione, ma è un peccato, un vero peccato tagliarla e poi, continuando a leggere, ancora meglio capisco la qualità della persona e il mio essere appassionato dell’opera di questo giovanotto…
«Il corpo mi tiene a distanza. – scrive Valerio Daniele – Il mio corpo. Preferisce vivere con poco, a distanza dai palchi. Sul livello del suolo. Con due occhi, due orecchie e due mani. Per sentire, guardare e toccare le persone. Ho sempre pensato la musica come un modo per raccontarmi. E per ascoltare i racconti degli altri. La musica è un fatto di umanità, di parole, di occhi, carezze e arrabbiature e sottili deprivazioni e fughe orgogliose e tanto altro. Di tutto questo ho sempre raccontato e sentito raccontare. E’ un fatto d’amicizia, per me, la musica. Di profondissime, non spiegate, concordanze. Di sottili, a volte intellettualmente negati ma impetuosi desideri di comunicazione.Passati 36 anni per capire poi cosa? Che alla fine dei conti è solo voglia di parlare ed ascoltare. E’ tutto lì.Non farò la musica pop. E attenti: il pop non è solo quello in TV, il pop è molto più vicino a noi, in mille atteggiamenti quotidiani, in mille ragionamenti e nei dieci compromessi che non abbiamo avuto la forza di negarci. Non cambierò le mie parole per adattarle ad un concetto del tutto mistificato(-rio) del presunto gusto del pubblico. Il pubblico siamo noi. Ha il (cattivo) gusto che noi stessi gli abbiamo infuso. Avrà il gusto che noi saremo capaci di comunicare, diffondere, stimolare.Non venderò il mio corpo. Resto qui, circondato da amici, persone, carne vera, non vendibile, non acquistabile. Unico scopo: avvicinarci alla Bellezza. Col capo chino, e la virtù forte. Fatta di desideri piccoli conquistati, di poche parole consumate come atto d’amore, di poche note senza baldanza, mai belligeranti.Sempre pronto ad imparare e condividere. Molle. Fiero. Pronto».
Straordinario! Queste parole profondamente mi rappresentano.
Lascia ancora sperare nella forza della musica (e del fare creativo) Valerio Daniele, nel valore del suono e della ricerca oggi che ci sentiamo assediati dal melenso ritorno di un melodico che stucchevolmente canta di amori finiti, di figli che salvano i padri, di dannati redenti, di rocker decaduti, di nulla in definitiva… Solo del nulla! Basta vendere facendo leva sulla superficialità dei sentimenti. Una musica poveramente consolatoria che ha perso la sua radice, la sua autorevolezza, il motivo stesso del suo essere musica.
Suono che sveglia, sollecita, educa, muove è invece quello di Desuonatori, un’esperienza che ricollega la più raffinata sensibilità musicale contemporanea salentina ad un filone e ad un tempo poco conosciuto del lavoro musicale nella nostra terra: quello del suono creativo che negli anni Settanta fu prerogativa di nutrita schiera di giovanissimi musicisti che coronarono la loro ricerca con la fondazione del Collettivo Musicale di Terra d’Otranto, ensemble più nota poi negli anni Ottanta come Bandaid. Un’entità artistica e anche politica quella che bene si accorda con il “coordinamento di autoproduzioni per la socializzazione di musica inedita in nuovi contesti di fruizione” dichiarato da Desuonatori.
Ancora su www.desuonatori.it leggiamo: “E’ casa per ciascun progetto, luogo familiare di confronto, generazione e regolazione di strategie comuni o individuali. La musica e l’uomo si sono allontanati. Soprattutto negli ultimi anni, troppi fattori esterni hanno indebolito il legame naturale fra musica e ascolto. Desuonatori auspica una umanizzazione dei contesti di fruizione musicale volta a ricondurre la produzione di suono alla sua originaria, essenziale natura comunicativa e comunitaria. Crediamo che la musica sia una responsabilità; che ogni artista che non rispetti sé stesso nelle sue naturali inclinazioni espressive, soggiacendo a strutture eterodirette di mercato o andando incontro ad un fantomatico, presupposto, mistificato gusto del pubblico, non rispetti il pubblico stesso, non rispetti il valore dell’arte e il senso della comunicazione umana”.
Che ve ne pare!? Non è illuminante? Non è politico? Non è un originale (e necessaria) dichiarazione di poetica?
Valentina Sansò è autrice dell’immagine di questa linea di lavoro. Per illustrarla inventa un bestiario, in un packaging leggero, da biglietto da visita, da promemoria, perché il vero senso di Desuonatori sta nella leggerezza, nella libertà e nella gratuità della musica disponibile e scaricabile – Creative Commons – in rete, scrivono: “Abbiamo deciso di autoprodurci e di rendere gratuite le nostre produzioni. Non per sminuirne il valore ma per rivendicare una netta distanza dalle attuali logiche di fruizione musicale. Gesto propositivo e ab-soluto di indipendenza, aperto a coloro che si sentiranno di condividere, sostenere e rafforzare una nuova idea di rapporto tra musica e comunità”.
Già, “I desuonatori sono animali rari. Come musicisti intendo (confida Valentina Sansò). Ogni progetto è raccontato con la bestia emersa sulla copertina. E’ venuta alla luce dal chiuso di un pensiero personale, di una ispirazione, di una identificazione, di una fantasia, di una visione… I desuonatori suonando e immaginando costruiscono mondi, orizzonti, visioni del mondo, immagini. Insieme abbiamo scelto di raccontarli attraverso le bestie. Non cerchiamo di restituire un racconto didascalico ma al contrario di aprire e moltiplicare le possibilità interpretative di quello che a prima vista sembra un tema semplicemente figurativo. Così nasce l’abito che abbiamo deciso di dare alla collana di progetti musicali dei desuonatori. Dall’incontro tra bestie. Il taglio è semplice ed essenziale. Il font elementare, quasi primario. L’inchiostro ha tutti i colori dentro, è nero. Il colore della carta contraddistingue l’annata la prima è stata ocra, quella in atto carta da zucchero…”.
Nel catalogo di Desuonatori con Valerio Daniele troviamo Redi Hasa, Francesco Massaro, Rocco Nigro, Luca Tarantino, Vito De Lorenzi, Giorgio Distante, Roberta Mazzotta, Paola Petrosillo, Camillo Pace, Giancarlo Pagliara, Maurizio Vierucci, Maurizio De Tommasi Alessandro Dell’Anna Stefano Compagnone, Dario Congedo Luca Alemanno, Francesco Massaro, Stefano Luigi Mangia, Adolfo La Volpe AlessandroPipino,Stefania Ladisa, Adolfo La Volpe, Gianni Gelao.
Ecco, è tutto (ma c’è molto di più).
Buon ascolto!
Mauro Marino
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