di Antonio Zoretti

Voglio condurvi al Fondo Verri, dove espone Filomena D’Ambrosio, e dove un signore nella serata inaugurale ebbe a dire: «Mah… I quadri dove sono? Questo io non lo capisco, non lo capisco proprio.» E poi aggiunse il borghese: «Eppure non sono un cretino; ho gestito per quarant’anni una galleria d’arte.»
Ecco! Siamo nel linguaggio, e il linguaggio, si sa, crea guasti. Questo solo oggi possiamo dire. Pensiamo sempre ai significati, che dipendano da noi, pure. Invece di farci semplicemente attraversare da pure emozioni o sensazioni, e quindi lasciarsi andare…
Rinunciare a capire (nel contempo agendo): esigendo uno svuotamento. Solo allora e solo per questo vuoto e in certa misura coincidendovi, ci è data l’azione artistica per non lasciare l’Arte ai corvi della mera cultura intellettualistica e “negativa”, cioè a quel mondo della comprensione trionfante e trionfato che, sinceramente, respingo.
Delirare nella incomprensione non è un vantaggio, ma è essere nell’abbandono, non-esserci in definitiva. L’arte deve tendere ad andare fuori da se stessa e reperire in ciò che non capisce, non lede. Farne puramente un atto creativo. Producendo l’augurabile riconoscimento: una sensazione!
Bene. L’artista in questione, quasi in meditazione nella sua abitazione, cerca di ottenere il “vuoto di sé”, vale a dire lo “spazio”, che lei chiama “limite”, dove accogliere una coscienza più profonda di quella ordinaria, con lo spirito più dilatato.
Senza pretese di trovare una soluzione logica, quindi; ma influenzando la produzione artistica. Un motivo per distaccarsi e concentrarsi al tempo stesso, che rende straordinaria l’arte. E così ogni opera marca sempre qualcosa; l’artista non fa che ripeterlo e appellarsi al “limite”, ma non nel senso di descrivere o restringere gli spazi, ma, per apparente paradosso, proprio per allargarli, trovare qualcosa che c’è: ciò che in quel che c’è non c’è; per esempio il centro della vita.
Con grande intelligenza Filomena D’Ambrosio dimostra la sua possibilità aperta e inesauribile; ed è pronta e risoluta nell’agire. Certo, sarà straniera nella nostra lingua; le sue opere non si potranno ricoprire con la comprensione, non si possono ricondurre alla regole, poiché è piuttosto l’esibizione dell’evento dell’azione irriducibile e imprevedibile che governa ogni atto artistico.

Arte, quindi, e non ovvietà!

 

La mostra è visitabile al Fondo Verri, a Lecce, in via Santa Maria del Paradiso,  fino al 16 dicembre.

Antonio Zoretti