Le storie sofferte e redente d’amore dei rifuggiati
di Marcello Buttazzo – Migranti delle acque e delle terre, anime erranti, vagolanti come la luna, come il tempo. In fuga da guerre, da persecuzioni etniche, carestie, fame, disastri ambientali, nera miseria, alla paziente ricerca non d’un favoloso Eldorado, ma d’una vita appena appena accettabile, decente. Voi siete i moderni alfieri della pace e della non violenza, i meticolosi rabdomanti intenti a scovare le venule più chiare. Quelle che evocano e fanno zampillare amicizia, fraternità, amore. Voi conoscete la bellezza primaria e immateriale del dono, perché sapete entrare umilmente, semplicemente e francescanamente in contatto con l’altro da sé. La vostra identità complessa e in dinamico divenire (come tutte le identità) è ben definita, è la più fulgente carta di riconoscimento, il vostro status di cittadinanza. Cittadini del mondo. Mercoledì 21 giugno, presso il Centro “Le Sorgenti” (sulla strada Lecce- Novoli), in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, la ONG Fondazione Emmanuel per le Migrazioni e il Sud del Mondo ha ospitato gli Operatori, i Mediatori interculturali, i Volontari del Centro Accoglienza per Richiedenti Protezione Internazionale “Casa Francesco”. Mi hanno attratto intimamente le facce pulite, le storie sofferte e redente d’amore, di John, di Naser, di Abaziz. I loro vissuti travagliosi, prima d’approdare in un porto di barche serene, meritano ascolto, benevola accoglienza, riconoscimento. Dare a questi ragazzi in fuga da guerre una Casa di protezione, un nido di lucente colore, una possibilità di nuove aurore, è un dovere etico per tutti noi occidentali, sovente rapinosi e predatori nei confronti dei Paesi a Sud del mondo. Molto bello e fascinoso il corto “Babbo Natale” di Alessandro Valenti, proiettato nel corso della serata. Un film altamente simbolico e paradigmatico, di narrazione originale. Tutti davvero siamo intimamente legati come anelli d’una stessa catena. È una mansione preminentemente spirituale (sia religiosa, che laica) ritenere che tutti gli esseri umani siano coesi e parti integranti della stessa madre Terra, dello stesso Creato. Un film, quello di Valenti, pluripremiato e pluristimato, che ha come protagonisti due splendidi ragazzi migranti e un Babbo Natale un po’ particolare. Un Babbo Natale un po’ tossico, molto borderline, che sa entrare in rapporto fraterno e mutualistico con i due giovanissimi migranti sopravvissuti ai marosi e all’inclemenza delle onde. Forse davvero un uomo al limite, fragile, vulnerabile, un Babbo Natale che sa donare il gioco e la vita, può mettersi in dialogo con gli altri. Stefania ha chiesto: “Perché è bello migrante?” Migrante è bello, perché siamo tutti spiriti in fuga, ci spostiamo continuamente da una situazione iniziale verso una interlocutoria. Il cammino non è mai compiuto (come ha sostenuto Elisabetta). La vita è un perenne percorso sui sempiterni selciati rossosangue di zolle marroni. Siamo tutti migranti, senza distinzione di gruppo etnico e d’appartenenza religiosa. Siamo tutti fratelli, sotto lo stesso cielo.
Marcello Buttazzo
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.