Il Nobel a Kazuo Ishiguro
di Antonio Stanca – Il Premio Nobel per la Letteratura 2017 è stato assegnato a Kazuo Ishiguro, scrittore giapponese che vive a Londra con la moglie e la figlia. È nato a Nagasaki nel 1954, da quando aveva sei anni la famiglia si è trasferita in Inghilterra e vi era rimasta definitivamente anche se il padre pensava che dopo qualche tempo sarebbero tornati in Giappone. In Inghilterra Ishiguro ha studiato, si è laureato e molto si è dedicato alla lettura dei grandi scrittori dell’Ottocento europeo. Da qui gli è venuta l’idea di scrivere, l’aspirazione a diventare uno scrittore. Il primo romanzo, Un pallido orizzonte di colline, è comparso nel 1982, quando aveva ventotto anni, ed altri ne sarebbero seguiti con i quali avrebbe vinto numerosi premi letterari. Sarebbero stati tradotti in molte lingue, alcuni avrebbero avuto una riduzione cinematografica.
Scrittore curato nei particolari, attento ai minimi riflessi di una situazione e di chi la vive, si è dimostrato Ishiguro. La sua narrativa, Quel che resta del giorno, Gli inconsolabili, è impegnata a rappresentare le difficoltà che in una vita, in una società come quelle contemporanee vive chi non ha i mezzi, le qualità necessarie per inserirsi, chi è debole nell’anima, nello spirito e rimane escluso dal frenetico movimento che oggi ha assunto l’esistenza. Paura hanno i suoi personaggi di quanto accade intorno a loro, non riescono a prendervi parte.
È un esame, un’indagine quella che Ishiguro compie con le sue opere di una certa condizione umana, di una particolare tendenza dello spirito. Di questa sono esempio i suoi personaggi, di come la vivono, di come i loro ricordi, le loro speranze servano a colmare quanto non riescono a fare, ad avere.
Romanzo psicologico è quello dell’Ishiguro che, insieme ad altri autori di provenienza orientale e residenti in Inghilterra, ha contribuito ad arricchire questa nazione di una cultura, di una letteratura completamente nuove.
Ishiguro ha sessantatré anni, scrive in lingua inglese e dopo le prime opere narrative, agli inizi del 2000, sembrava voler cambiare genere, volersi orientare verso la favola. Quando eravamo orfani, Non lasciarmi saranno i romanzi che faranno pensare a questa nuova maniera. Ma a ben riflettere anche in essi agisce, pur se con minore evidenza, quel senso di sconfitta, d’esclusione che era stato dei primi.
Una vera e propria novità sarà Il gigante sepolto, scritto nel 2015 dopo dieci anni di silenzio. Quest’opera è decisamente di altro genere, di genere mitologico. È ambientata nella Britannia del V secolo a.C. e tratta della guerra tra Britanni e Sassoni avvenuta dopo la partenza dei Romani. E’ popolata da giganti, streghe, draghi, dice di carneficine anche se non perde mai di vista quei principi di carattere morale che sono propri dell’autore.
È questo il suo settimo romanzo: non ha scritto molto Ishiguro ma molti sono i premi che la sua narrativa ha ottenuto, molte le traduzioni. Tanto premiato, tanto tradotto, tanto noto è diventato in questi anni da far apparire il Nobel un ulteriore riconoscimento per una carriera letteraria che si è molto distinta prima ancora di essersi conclusa.
Antonio Stanca, 9 ottobre 2017
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