Una cultura per il clima
Antonio Bruno Ferro –
Una proposta per scongiurare i pericoli conseguenti ai cambiamenti climatici.
L’emergenza climatica è la conseguenza della cultura della competizione, l’ho detto ieri sera intervenendo ai lavori del seminario sull’emergenza climatica presso l’aula Ferrari dell’Università del Salento.
Il processo messo in atto dall’economia di mercato che è regolata dal neoliberismo economico produce i cambiamenti climatici.
E qual è questo processo?
Il liberismo economico si basa sulla libera impresa che ricerca il profitto e sui cittadini che acquistano i prodotti e servizi che sono quindi ridotti al rango di consumatori.
Per produrre le merci si utilizza l’energia fossile che determina, con l’immissione nell’atmosfera di Anidride Carbonica, l’aumento della temperatura terrestre e conseguentemente i cambiamenti climatici.
Come fare in modo di non aumentare la temperatura dell’atmosfera terrestre?
Seguitemi in questo breve susseguirsi di conseguenze:
Dovremmo consumare meno energia e questo risultato può essere ottenuto da noi cittadini acquistando meno prodotti e servizi che significa ridurre i nostri consumi.
Riducendo i nostri consumi si riduce la produzione e il profitto dei Capitalisti.
Riducendosi il profitto dei Capitalisti questi ultimi chiudono le imprese.
Chiudendo le imprese noi cittadini rimaniamo senza lavoro e conseguentemente senza alcun reddito con una esistenza nel disagio economico e sociale.
Ho dimostrato in maniera inequivocabile che per ridurre il riscaldamento dell’atmosfera terrestre, e quindi scongiurare il pericolo derivante dai cambiamenti climatici, non si può agire in alcun modo sul processo generato dal neoliberismo economico.
Per completezza dell’esposizione c’è da ricordare che all’interno della cultura della competizione c’è la tecnologia che trova le soluzioni ai problemi e quindi anche al problema delle pericolose conseguenze derivate dai cambiamenti climatici. Ad esempio se per i cambiamenti climatici il Pianeta non dovesse essere più compatibile con la vita umana si potrebbe fare quello che già facciamo quando mandiamo le persone nello spazio, ovvero possiamo creare delle condizioni artificiali che consentono la vita.
Una semisfera di plexiglas sottomarina ad esempio potrebbe essere una delle possibili soluzioni.
A questo punto possiamo farci la domanda: “Conosciamo la nostra esistenza così come si svolge oggi sulla superficie terrestre immersi nell’atmosfera. Cosa vogliamo conservare di questo modo di vivere?”
C’è una sola risposta a questa domanda: se desideriamo vivere sulla faccia della Terra immersi nell’atmosfera dobbiamo abbandonare la cultura della competizione che ha come conseguenza il neoliberismo economico.
Solo una volta che la si sia abbandonata emergerà la cultura della collaborazione che porterà alla progettazione di una vita delle persone sulla faccia della Terra immersi nell’atmosfera e alla conseguente cooperazione per fare in modo di ottenerla.
Antonio Bruno Ferro
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