di Marcello Buttazzo

Il filosofo francese Pierre-André Taguieff, nel suo saggio “Il razzismo”, scrive: “Nel campo delle formulazioni ideologico-politiche del razzismo, il vecchio si mescola al nuovo: il sostenitore d’un discorso razzisteggiante, che di solito insiste sull’incompatibilità delle culture, della mentalità o delle civiltà (come, ad esempio, l’europeo-cristiana e l’arabo-musulmana), al fine di giustificare delle misure di espulsione degli immigrati ritenuti “inammissibili”, in una particolare congiuntura può far ricorso a formulazioni meno eufemistiche e dichiarare pubblicamente che egli crede nella diseguaglianza delle razze”. In un tempo moderno, con frontiere molto friabili, avvilisce intimamente dover fare i conti con chi per pregiudizio, per comportamento, per ideologia, per superficialità, utilizza il seme avvelenato del razzismo.

Nei loro discorsi anti-immigrati, molti leader degli attuali movimenti nazionalistici o xenofobi europei oscillano fra l’affermazione “classica” della disuguaglianza delle razze e le nuove varianti sulla differenza culturale, o sul fatale antagonismo fra le diverse civiltà. Con buona pace degli inverosimili differenzialisti, cioè di chi ancora oggi crede spudoratamente di ghettizzare la gente per il colore della pelle, per qualche altro aspetto somatometrico, possiamo ribadire ad alta voce che le razze non esistono.

Esistono i gruppi etnici, nella consapevolezza che l’adattamento culturale sovrasta quello genetico. Con buona pace di qualche teorico dell’iperdeterminismo, noi umani non siamo solo tratti di Dna in grado di codificare caratteri: noi siamo prioritariamente la nostra storia, la nostra cultura. Noi umani siamo terra sanguigna e cielo. Siamo stelle e luna. Siamo anelito di felicità e dolore. L’Homo sapiens sapiens è, soprattutto, conoscenza, sensibilità, empatia. Contrastare il razzismo vuol dire adoperarsi con strumenti culturali, non violenti, razionali, di buon senso, affinché prevalgano finalmente i valori sostanziali della reciprocità, del rispetto dell’altro da sé. Nella diversità risiede la cifra fondante d’ogni unicità irripetibile, d’ogni bellezza.

Marcello Buttazzo