di Marcello Buttazzo –

A quanto pare, più di Matteo Salvini, sono alcuni giornalisti di destra a rimpiangere gli infausti decreti Sicurezza, con i quali l’ineffabile politico padano aveva, tra le altre cose, chiuso i porti quando era ministro dell’Interno. “Arrivano i clandestini e Salvini si morde la lingua”, ha titolato, martedì 16 febbraio, in prima pagina, “Libero”. A seguire un articolo “accorato” di Lorenzo Mottola. Il quotidiano di Feltri e di Senaldi rimpiange i bei tempi andati, quando Matteo padano lasciava le navi dei disperati delle acque e delle terre al largo del Mediterraneo. “Era prevedibile: la convivenza forzata di politici come Laura Boldrini e Matteo Salvini nella maggioranza non poteva che produrre tafferugli, soprattutto sulla gestione dell’immigrazione”: così inizia il suo pezzo il giornalista. Nei giorni scorsi, la Open Arms ha raccolto 143 profughi, che sono stati condotti a Porto Empedocle. Tutti ricordiamo la propaganda terra terra fatta, in passato, da Salvini e da certi mezzi d’informazione di destra sulle Ong, che venivano grossolanamente e ingiustamente criminalizzate, alfine di influenzare certi elettori e di fare proselitismo. A Lorenzo Mottola non fanno piacere i recenti pronunciamenti di Pd e M5S, che hanno deciso di cancellare gli inumani e securitari decreti Sicurezza del primo governo Conte, fortemente voluti e pianificati dall’allora capo del Viminale, Matteo Salvini. Mottola vorrebbe quantomeno che Draghi nominasse un sottosegretario del Carroccio al Viminale, in modo da marcare stretta l’attuale ministra Lamorgese, possibilmente condizionandola. Salvini ha incontrato Zingaretti. I due hanno parlato di lavoro, di blocco dei licenziamenti. Il bravo Mottola si dispiace di ciò e inserisce nel suo quaderno di doglianze il fatto che all’ordine del giorno fra i due leader di Pd e Lega non ci sia stata la “questione sbarchi”. Nella parte finale del suo prodigioso scritto, Mottola afferma: “Lamorgese è un ministro tecnico, starà quindi a Draghi decidere a chi dar retta tra Pd e Lega”. Si può intuire, verosimilmente, che il premier di cultura socialista e liberale non darà di certo ascolto al segretario del Carroccio.

Marcello Buttazzo