di Marcello Buttazzo –

Riusciremo un giorno a fare a meno della pena capitale, ferrovecchio della storia? La massima e brutale pena è ancora molto diffusa nel mondo, pur essendo una pratica immonda e immorale, pur non essendo un deterrente contro i crimini. Lunedì 30 novembre, 2300 “Città per la vita” in tutto il mondo, su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, hanno promosso eventi, iniziative, conferenze, sul tema dell’abolizione della pena di morte, oppure hanno illuminato diversi monumenti- simbolo. L’associazione radicale “Nessuno tocchi Caino” è molto attiva all’Onu. Ed anche Amnesty International si prodiga, fra le altre cose, per questa giusta causa. La strategia da seguire è la strada diplomatica, la via della persuasione. Sensibilizzare governi, istituzioni, cittadini. Lo Stato non può mai divenire assassino, non può mai togliere la vita a un suo cittadino, con arbitrio feroce, con mano vile. Inoltre, dovremmo sempre tenere presenti le parole di misericordia di Papa Francesco: “Ricordiamo che neppure l’omicida perde la sua dignità personale e Dio stesso se ne fa garante”. In questi ultimi 20 anni, la via del convincimento a dismettere uno strumento di morte obsoleto e ferino sta sortendo un esito parzialmente positivo. Vari Paesi, dall’Argentina al Messico, alla Mongolia, hanno abolito la pena di morte. Si discute animatamente alle Nazioni Unite sulla moratoria della pena capitale. E il voto è atteso per il 12 dicembre prossimo. L’obiettivo per il futuro è quello di mandare in pensione il boia. Mi ritornano nella mente miei piccoli pensieri da diario del Natale 2007, quando per la prima volta venne approvata una moratoria: È nata una stella smagliante, un Cristo di speranza per le strade del mondo. La vita è una verde nota, una linfa sfolgorante. Una ferita inoltrata, lacerata di sangue, ricucita con ago di pace, con sospiri di parole. Amore s’avanza tenace. Una voce calda di giustizia s’alza nel vento, soffio di violette e rose d’inverno, memorabile dicembre. Una nuova scommessa ci attende, osservare coralmente il boia che tace. S’arrende e tace.
Marcello Buttazzo